Renzi a Bruxelles: «Con Europa non c’è sudditanza»

Di Chiara Rizzo
21 Marzo 2014
Il premier dopo gli incontri con Barroso e Van Rompuy:«Ho letto dei sorrisi, ricostruzioni fantasiose. A Torino si terrà vertice Ue sull'occupazione». La replica all'ad Fs di Moretti: «Confermo tagli su stipendi dei dirigenti pubblici»

Per Matteo Renzi sono «Lontane dalla realtà» le ricostruzioni giornalistiche sul “sorriso” che si sarebbero scambiati ieri il presidente della Commissione europea José Barroso e quello del Consiglio Ue Herman Van Rompuy alle domande dei giornalisti sull’Italia. Renzi in conferenza stampa ha avvertito: «L’Italia non scialacqua, in Europa siamo tra i contribuenti più attivi». Poi ha sottolineato che «Con l’Ue non ci sono né conflitti, né sudditanza. La posizione dell’Italia è cambiata, siamo in linea di assoluta continuità con i governi che ci hanno preceduto. Dobbiamo fare del semestre italiano una grande occasione per l’Europa».

VERTICE EUROPEO A TORINO. Renzi ha anche annunciato che il prossimo vertice Ue sulle politiche di rilancio dell’occupazione si terrà a Torino. Ha spiegato che l’incontro con Van Rompuy di oggi è andato bene, e che il presidente del Consiglio Ue ha mostrato grande interesse per gli interventi sull’occupazione che intende fare il governo italiano. Quanto ai presunti conflitti con i vertici Ue, Renzi ha ribadito che «Spendiamo più per interessi sul debito che non sull’istruzione. Noi non siamo in competizione, noi siamo una parte fondamentale dell’Europa. Non veniamo qui a prendere ordini, si chiama commissione ma non è commissione d’esame. Si tratta di presenza del Paese. Ho letto dei sorrisi tra Barroso e Van Rompuy, ma ho trovato questa ricostruzione lontana dalla realtà. Il mio obiettivo, però, è far sorridere le famiglie italiane. Io ho dovere verso di loro, non verso l’Europa». Renzi ha quindi spiegato che «Non abbiamo utilizzato questa occasione – dice il premier – per farci dare una bollinatura o un timbro. Abbiamo discusso  con i vertici e le istituzioni europee del percorso di riforme e di come collegarlo al semestre europe. I documenti seguiranno la trafila ufficiale, si incentrano sul Def e documento sul patto di Stabilità che presenteremo tra il 7 e il 20 aprile». E ha aggiunto, in relazione al tema dei Fondi europei, che «Spendiamo male quelli che riceviamo».

IL VINCOLO DEL FISCAL COMPACT. Renzi ha quindi assicurato: «Il fiscal compact è un impegno che abbiamo preso e che, come tutte le regole, confermiamo. Lo rispetteremo con tutti i paletti come il riferimento alla congiuntura che si vive». Il premier ha anticipato che il semestre italiano di presidenza europea sarà l’occasione di una svolta nelle politiche Ue «lungo la frontiera dell’innovazione. Noi vogliamo un Europa che si basi su crescita, occupazione e innovazione».

LA SPENDING REVIEW. Mentre Renzi è a Bruxelles, in Italia sono montate le polemiche sul programma di tagli alla spesa pubblica anticipato da Carlo Cottarelli. Renzi in conferenza stampa ha definito il piano di spending review «Un buon punto di partenza. Ma su alcune cose non sono d’accordo. Andare a chiedere soldi ai pensionati che guadagnano il giusto non me la sento. La spending non si fa chiedendo un contributo a chi prende 2mila euro di pensione. Gli 80 euro che daremo non li andremo a prendere ai pensionati e neanche ai disabili. Nella logica di Cottarelli si tratta di aggredire la fascia della falsa disabilità. Ci sono però settori in cui si può fare di più e meglio. Possibile che abbiamo decine di migliaia di centri di acquisto in Italia? Confermo l’intervento sugli stipendi dei dirigenti pubblici. Quando Mauro Moretti vedrà la ratio degli interventi sarà d’accordo con me, perché ci sono tante sacche di spreco dentro alla pubblica amministrazione, e io non intendo rinunciare a questa battaglia. Alcune istituzioni sono pedaggio per gli italiani e vanno smantellate». Il riferimento all’amministratore delegato del Gruppo Fs, Moretti, è dovuto alla dichiarazione che quest’ultimo ha rilasciato stamattina: «Una cosa è stare sul mercato, una cosa è una scelta politica. Lo Stato può fare quello che desidera, sconterà che una buona parte di manager vada via. Questo lo deve mettere in conto».

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