Reggio Calabria: «Troppe zone grigie di compiacenza»

Di Chiara Rizzo
11 Ottobre 2012
La città dopo lo scioglimento del consiglio comunale, vista dal direttore del Quotidiano della Calabria. «La contiguità con la 'ndrangheta è alla base della decisione del ministro dell'Interno»

Reggio Calabria è il primo comune capoluogo di provincia, ed anche la prima Città Metropolina, ad essere stato sciolto per mafia. Lo ha spiegato il ministro Annamaria Cancellieri, annunciando la decisione di sciogliere il consiglio comunale e inviare un commissario. Anche la motivazione è importante, come spiega a tempi.it Matteo Cosenza, direttore del Quotidiano della Calabria: «La contiguità con la ‘ndrangheta è più grave delle infiltrazioni: perché la prima è voluta, mentre le seconde possono essere subìte».

Vi aspettavate questa decisione?
Sì ce l’aspettavamo, soprattutto dopo l’ispezione ministeriale che aveva raccolto parecchio materiale. Il consiglio comunale di Reggio negli anni ha vissuto varie traversie. La relazione degli ispettori non è stata divulgata se non al Prefetto che l’ha studiata attentamente, e poi al ministro Cancellieri che ha preso la decisione dopo due mesi di attenta analisi. Tuttavia si possono ipotizzare ragionevolmente alcuni fatti alla base del rapporto degli ispettori. Nei mesi passati, un consigliere comunale del Pdl è stato arrestato e ora è in carcere per concorso esterno con la ‘ndrangheta. Poi c’è stato il caso della Multiservizi, una partecipata importante del comune, in cui da alcune indagini sono emerse infiltrazioni delle ‘ndrine. Poi la vicenda dell’assessore all’Urbanistica che si è dovuto dimettere perché imparentato con la donna che aveva offerto riparo, durante la latitanza, al boss Domenico Condello e con un’altra donna sposata al fratello del latitante, boss anch’egli. Il fatto più grave, secondo quanto ha riferito il ministero, è che l’amministrazione non ha rinnovato la convenzione con la stazione unica appaltante, l’ufficio che rappresenta uno degli strumenti per prevenire le infiltrazioni. Per questo è stata presa una decisione che non dev’essere stata semplice alla fine.

Oggi lei ha pubblicato un editoriale dal titolo “Attenzione a vedere nemici dappertutto”. A chi si riferisce?
All’ex sindaco di Reggio, e attuale Governatore Giuseppe Scopelliti. Credo che abbia commesso un errore fondamentale, ieri, a dire che dietro lo scioglimento c’è una mera scelta politica. Il ministro Cancellieri che ha studiato e ponderato le carte per due mesi, il prefetto che ha raccolto prove e steso la relazione, sono loro che secondo lui hanno fatto una scelta politica? Governatore, per cortesia, cerchiamo di evitare di vedere falsi nemici, e cerchiamo di capire cosa è successo e di liberare la Calabria dalla ‘ndrangheta: questo ho scritto nell’editoriale.

Il ministro Cancellieri ha sottolineato che si tratta di una decisione riferita all’attuale amministrazione del sindaco Demetrio Arena. Non a quella precedente di Scopelliti.
Credo che le cose vadano avanti da tempo. Certe dinamiche non se l’è inventate Arena e Scopelliti non penso possa tirarsene fuori. È stato sindaco, è il coordinatore regionale del Pdl, e il governatore. E lui il dominus. Arena è stato un consulente della società multiservizi, ha collaborato ad un’altra società del comune: non nasce sindaco per caso, ma per una collaborazione avuta negli anni con Scoppelliti primo cittadino. Ma la responsabilità di Scoppelliti di cui parlo è specificamente politica: non faccio riferimento all’ambito penale che sta dietro le vicende che hanno portato allo scioglimento e delle quali attendiamo poi di vedere l’esito finale.

È vero che c’è anche un grosso buco di bilancio a Reggio? Da cosa e da quando è stato causato?
Sì, c’è un buco, a quanto pare, di 170 milioni di euro: ma il ministro ne ha fatto appena cenno perché, probabilmente, se avesse dovuto decidere sulla base del dissesto, il ministro avrebbe dovuto chiamare in causa Scoppelliti. La situazione di Reggio comunque è grave ma non più di altre città, come Napoli. Credo che questo buco si possa essere creato per la fornitura di servizi sociali indispensabili, che hanno portato a mettere in secondo piano il bilancio, e questo comunque è un fatto grave. L’altra ipotesi è che ci siano stati anni di amministrazione all’acqua di rosa: penso che il Comune di Reggio negli anni dell’amministrazione Scopelliti, pagando feste e festicciole di piazza, abbia alimentato un bel po’ questo buco. Oggi credo che a Reggio ci sia, come in tutta la Calabria, un immenso problema di legalità. E che questo problema, su cui lo Stato si è impegnato negli ultimi anni, non si debella perché c’è una zona grigia della società che tollera, si compiace, accetta la ‘ndrangheta. Questo è il male di Reggio e della Regione.

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