
Referendum M5S contro le paritarie. «Il mondo cattolico avrà di che riflettere»

Questa volta i grillini sono chiamati a votare online sull’istruzione, per decidere innanzitutto se abolire i finanziamenti pubblici agli istituti non statali. I primi due quesiti del referendum infatti sono: «È giusto tutelare la gratuità della scuola dell’obbligo e ridestinare alle scuole statali le risorse attualmente stanziate per le scuole paritarie? Ed è giusto rimettere in discussione la legge del 2000 che ha istituito la parità scolastica?». Se il voto avrà esito positivo, la proposta entrerà nel programma di governo che il M5s porterà alle prossime elezioni politiche. Come riportato sul blog di Beppe Grillo, il Movimento ricorda che, secondo i dati Eurostat del 2016, «l’Italia ricopre l’ultimo posto in Europa per percentuale di spesa pubblica destinata all’istruzione». Il M5s si pone allora come obiettivo quello di «innalzare la spesa pubblica in istruzione dal 7,9 per cento di oggi al 10,2 per cento della media europea». Pur riconoscendo «il servizio che molte di queste scuole svolgono sul territorio nazionale», sottolinea che le paritarie, «che già chiedono ai loro utenti il versamento di una retta, ricevono dallo Stato circa 500 milioni di euro di finanziamenti pubblici ogni anno, senza contare ulteriori finanziamenti indiretti». Di conseguenza, «il M5s ritiene fondamentale stabilire un ordine di priorità nell’assegnazione delle risorse».
«Questo referendum del Movimento contro la parità scolastico e la libertà educativa non è una novità, visto che i loro sindaci in diverse città, da Livorno a Roma a Torino, si muovono in questa direzione. Inoltre, anche in Parlamento i grillini si sono sempre opposti all’aumento di fondi per le paritarie» commenta a tempi.it Gabriele Toccafondi, sottosegretario all’Istruzione. «Chi vedeva dei punti di contatto tra il M5s e il mondo cattolico avrà di che riflettere».
Toccafondi prova a immaginare un possibile scenario futuro: se si cancellassero i finanziamenti alle paritarie e se queste si rifiutassero di alzare in maniera considerevole le rette scolastiche, «verrebbero chiuse in Italia 13 mila scuole paritarie. Lo Stato risparmierebbe, ma a un milione di ragazzi (tanti sono gli studenti delle paritarie) verrebbe a mancare un servizio obbligatorio. E lo Stato dove li collocherebbe? Dovrebbe costruire nuove scuole, assumere nuovo personale, e così spenderebbe enormemente di più di quello risparmia. Bisognerebbe pensare anche a una nuova ricollocazione di tutto il personale che perderebbe il posto. Non si può difendere il lavoro a targhe alterne, senza farsi carico delle conseguenze di una crisi aziendale che si verrebbe a creare». Secondo Toccafondi, al contrario, è necessario che lo Stato aiuti sia la scuola statale sia la paritaria perché «sono le due gambe di un unico sistema, quindi devono funzionare bene entrambe».
L’attacco alle paritarie però fa parte di una più ampia strategia del M5s che mira, come dichiarato pubblicamente sul blog, a distruggere la “Buona Scuola”, «la peggiore riforma della scuola di tutti i tempi. Il M5s vuole smantellarla punto per punto e voi ci direte da dove iniziare». Tra gli altri quesiti infatti, c’è anche l’eliminazione di precariato dei docenti, la riduzione del numero di alunni nelle classi e l’introduzione di nuove materie. Il post introduttivo al Programma Scuola dei 5 Stelle, come rileva Toccafondi, disegna le linee guida per un mondo scolastico utopico, senza fornirne alcuna soluzione concreta: «Non c’è uno straccio di copertura finanziaria e, così per come sono formulate, quelle domande significano fondi in più da trovare, non da risparmiare».
Foto Ansa
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