Con re Salman, l’Arabia Saudita si lancia alla conquista del mondo arabo (e del Medio Oriente)

Di Leone Grotti
14 Maggio 2015
Monarca saudita da appena tre mesi e mezzo, ha già organizzato un esercito in Siria con Qatar e Turchia per abbattere Assad, bombardato lo Yemen e bistrattato Obama per danneggiare l'Iran
epa04578166 The new King of Saudi Arabia, Salman bin Abudlaziz al-Saud, addresses the nation for the first time as King saying the country will continue to adhere to the orthodox approach under which the state was created, ahead of the funeral of the former King, Abdullah bin Abdulaziz al-Saud, Saudi Arabia, 23 January 2015. According to reports Saudi King Abdullah died in the early hours of 23 January, aged 90, after ruling since 2005 though he had been defacto ruler since 1995 when the then King Fahd, his half brother, suffered a stroke, he is succeeded by his half brother, 79 year old King Salman bin Abdulaziz al-Saud. EPA/STR EDITORIAL USE ONLY/NO SALES

Scordiamoci re Abdullah, il suo stretto rapporto con gli Stati Uniti e l’offensiva spietata condotta ai danni dei Fratelli Musulmani in tutto il mondo. La nuova Arabia Saudita di re Salman, succeduto al trono della monarchia sunnita di stampo wahabita appena tre mesi e mezzo fa, dopo la morte del predecessore, ha cambiato le sue priorità e non ha alcuna intenzione di perdere tempo.

ABBATTERE L’IRAN. L’Iran sciita è sempre stato il grande nemico di Riyad e la monarchia saudita ha sempre cercato di limitare il potere crescente di Teheran nella regione mediorientale. Ma non si era mai spinta negli ultimi anni a mettere da parte ciò che la divide da Qatar e Turchia pur di formare, armare e finanziare alla luce del sole un potente esercito in Siria in grado di far cadere definitivamente il regime. Il problema, per Riyad, non è lo Stato islamico ma Bashar Al-Assad, alleato dell’Iran.

ESERCITO CONTRO ASSAD. Da anni l’Arabia Saudita combatte dovunque la fazione dei Fratelli Musulmani, soprattutto in Egitto, mettendosi di traverso ai piani di Qatar e Turchia, che la sostengono. Ma è delle ultime settimane la notizia che è stato proprio re Salman a fare pressioni e attivismo politico per la formazione di Jaish Al-Fatah, l’Esercito di conquista composto da un nutrito gruppo di terroristi islamici (tra cui anche una formazione qaedista di Al-Nusra) ed ex ribelli finanziati dagli Usa, che nel nord della Siria si è già impossessato di Idlib e ha come scopo la caduta del regime siriano.

RIYAD-DOHA-ANKARA. «Il triangolo Doha-Riyad-Ankara ha cominciato a funzionare», dichiara al Le Monde un analista giordano, Fayez Al-Doueiri. «Il posizionamento di Salman come nuovo comandante del mondo arabo spinge le brigate [ribelli in Siria] a riorganizzarsi. Tutti presentono che la situazione sta per cambiare». Re Salman, in sostanza, ritiene che l’Iran sia un problema ben più grosso dei Fratelli Musulmani e siccome gli Stati Uniti non vogliono impegnarsi seriamente per deporre l’alleato di Teheran, lo sciita Assad, meglio allearsi con gli ex avversari. Qatar e Turchia, appunto.

GUERRA ALLO YEMEN. Per indebolire il regime degli ayatollah, re Salman non ha neanche esitato a lanciare a marzo una campagna di raid aerei in Yemen, dove i ribelli sciiti Houthi si sono rivoltati contro il governo per cercare di prendere il potere. Riyad non ha usato i guanti di velluto e mettendo insieme una coalizione di dieci paesi sunniti ha bombardato ininterrottamente per oltre un mese il paese arabo, facendo più di mille morti e oltre tremila feriti. Poco importa che l’offensiva abbia giovato anche Al-Qaeda, molto forte nel paese: l’importante è impedire a un alleato dell’Iran di conquistare potere in un paese arabo, per di più se confinante come lo Yemen.

SGARBO A OBAMA. E per far comprendere a Barack Obama che il nuovo interventismo saudita è serio, e per nulla sporadico, dopo aver annunciato pubblicamente una politica opposta a quella degli Stati Uniti in Siria, re Salman ha snobbato il vertice tra Usa e i sei paesi del Consiglio di cooperazione del Golfo, organizzato da Obama per il 13 e 14 maggio alla Casa Bianca e a Camp David. La presenza del monarca saudita era già stata annunciata ufficialmente, poi però Salman ha deciso di mandare un segnale forte all’amministrazione Obama, disertando l’incontro all’ultimo minuto, per essere sicuro che tutti se ne accorgessero.

NO AL PATTO NUCLEARE. Il messaggio è chiaro: l’Arabia Saudita non ha intenzione di stare a guardare mentre gli Stati Uniti firmano un accordo nucleare con l’Iran in grado, almeno in teoria, di riabilitare l’immagine del regime islamico, permettendogli di tornare a commerciare con tutto il mondo. Re Salman non è Abdullah ed è disposto a tutto pur di frenare il nemico sciita.

@LeoneGrotti

Foto Ansa

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2 commenti

  1. Maurizio

    Scusami Recarlos79…sono.Maurizio (quello del 48)ma non ti ho capito molto.Dunque,andiamo con ordine:tu chiedi..”ai cristiani cosa rimane per unirsi”e lo dici in contrapposizione alla liro unità religiosa ma soprattutto politica e militare.Vorresti dire che anche i cristiani o le nazioni che fanno l’Europa(una volta cristiane,realmente)facessero come sauditi e company?La fede cosa c’entra con questo,visto che é comunque un progetto politico che interessa?Non ci rimane che la preghiera…certo questa é la cosa prima e fondamentale ma si può fare anche altro,come dice in altro articolo il Card.Dolan,arcivescovo di New York. Prova a leggerlo ed allargare l’orizzonte.

  2. recarlos79

    hanno un nemico, l’iran sciita e i suoi alleati, ma hanno molto che li unisce: fede, cultura, armi e soldi.
    ai cristiani cosa è rimasto per unirsi? l’europa? sono il primo a volerla vedere cadere. la fede? siamo una piccola e incapace minoranza. altro? davanti al martirio rimane la preghiera.

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