
Rapporto Usa, già 14 donne morte per la Ru486: nascosto un caso su tre
Sale a 38 il bilancio delle donne morte dopo l’assuzione della Ru486 per abortire. Ne dà notizia il nuovo rapporto della Food and Drugs Administration (Fda) del 4 giugno scorso. Solo negli Usa i decessi sarebbero 14, mentre era sempre stato dichiarato un numero inferiore: 9. Questo significa che dal 2000 (data della legalizzazione della pillola) ad oggi, a causa della Ru486 è morta più di una donna all’anno e che i decessi, almeno una volta su tre, non vengono denunciati.
Il Dipartimento nazionale della salute ha rivelato che tra le donne che hanno assunto la pillola abortiva, una donna su 8 è stata ricoverata mentre il 33 per cento sono state sottoposte a un’operazione chirurgica successiva. Ai ricoveri e alle operazioni chirurgiche si aggiungono le complicazioni segnalate sempre dal rapporto della Fda. Si legge che 612 donne sono tornate in ospedale per complicazioni dovute al Mifepristone (Ru486) o alla Prostaglandina (farmaco che viene somministrato dopo la Ru486 per stimolare le contrazioni ed espellere il bambino morto dal grembo). A causa delle emorragie, che possono durare anche un mese, 339 donne hanno avuto bisogno di trasfusioni di sangue.
Non si contano poi le donne che abortendo a casa curano il dolore delle contrazioni da sole con antidolorifici o altri farmaci non ospedalieri. E’ sempre più discutibile la visione di chi afferma che la Ru486 renderebbe l’aborto meno traumatico. Sono invece 58 le donne americane che hanno assunto la pillola nonostante la loro fosse una gravidanza ectopica (extrauterina). Una gravidanza destinata alla rottura delle tube e quindi a emorragie importanti, ma impossibile da riconoscere con una semplice ecografia. Unico requisito richiesto per ottenere la Ru486.
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