Radicali: sciopero fame per l’amnistia. Bernardini: «Sete di giustizia»

Di Chiara Sirianni
11 Agosto 2011
Oggi Pannella ha incontrato il ministro della Giustizia Nitto Palma. Indetto per il 14 agosto uno sciopero della fame e della sete perché il Parlamento risolva l'emergenza costituita dal drammatico stato delle carceri in Italia. Rita Bernardini a Tempi.it: «Lo sciopero simboleggia la fame e sete di legalità, giustizia e verità del popolo che abita il territorio italiano»

In questi giorni estivi, densi di polemiche sui privilegi della “casta”, il partito radicale vuole puntare i riflettori sulla drammatica situazione delle carceri, «appendice della questione giustizia». E lo fa chiedendo una convocazione straordinaria del Parlamento nel giorno feriale per eccellenza: Ferragosto.Un gesto simbolico, ma non solo: questa mattina Marco Pannella ha incontrato il ministro della Giustizia Francesco Nitto Palma. Un colloquio approfondito («due ore e mezza» ha sottolineato soddisfatto il leader radicale). Pannella ha presentato quella che i radicali, non da oggi, individuano come priorità: l’amnistia, abbinata all’indulto.

«La situazione della giustizia e delle carceri – ha spiegato – è esattamente quella che il presidente Napolitano ha indicato, ovvero di “prepotente urgenza”, perché vi è una contraddizione grave e di fondo con la Costituzione e il diritto costituzionale europeo e internazionale».

Per questo il 14 agosto è stata indetta una giornata di sciopero della fame e della sete, per esigere che il Parlamento compia gli atti necessari «per superare radicalmente questo stato di cose, che ci umilia di fronte all’Europa e alla comunità internazionale». La giornata di digiuno totale vede l’adesione di persone che a vario titolo si occupano di carcere. A partire dai direttori, come Domenico Arena (che dirige l’istituto di Alessandria San Michele) che si definisce «umiliato e offeso dalla miseria materiale e morale nella quale si trovano a operare le carceri italiane», chiedendo che si ponga fine a questa «barbarie». E poi di agenti, educatori,psicologi, assistenti sociali, infermieri, personale amministrativo,volontari, cappellani, rappresentanti delle istituzioni o del mondo dell’associazionismo, ma anche di tanti detenuti “ignoti” e delle loro famiglie che in prima persona patiscono le conseguenze del grave stato delle nostre prigioni.

La volontà è quella di dar voce e seguito alle parole pronunciate dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano al convegno sulla giustizia (promosso dai radicali) e svoltosi al Senato alla fine di luglio: Napolitano aveva sottolineato come la situazione carceraria fosse giunta a un «punto critico insostenibile», non più giustificata in nome della sicurezza. L’appello del capo dello Stato a dare risposte «coraggiose, coerenti e condivise» sembra però essere caduto nel vuoto.

E a tirare le orecchie alla politica di destra, di sinistra e di centro ci pensa chi del sovraffollamento delle carceri ha fatto una battaglia trentennale, coraggiosa e spesso solitaria. E forse, alla luce del colloquio di oggi, qualcosa potrebbe cambiare.

Intanto, la deputata della delegazione radicale nel gruppo Pd a Montecitorio, Rita Bernardini, spiega a Tempi.it che lo sciopero è stato indetto anche per simboleggiare «la fame e sete di legalità, giustizia e verità del popolo che abita il territorio italiano»; popolo che, in assenza di democrazia e diritto, «rischia di soccombere».

Lo strumento dell’amnistia è «necessario per trainare le altre necessarie e urgenti riforme». È fondamentale «far diminuire sensibilmente il numero dei processi arretrati, che ora sono milioni e milioni. Senza dimenticare che tutto questo si risolve con 170.000 prescrizioni: una sorta di amnistia di fatto. E senza dimenticare che il problema giustizia non riguarda una minoranza, ma almeno un terzo della popolazione, coinvolti nella sventura di non trovare risposte di giustizia».

Negli ultimi anni «fior fior di commissioni hanno proposto riforme, ma non se n’è fatto niente. Serve uno scossone, che a mio avviso può essere determinato solo da questo provvedimento, fatto bene, ampio, che possa rimettere in carreggiata il sistema».

L’onorevole Bernardini a Ferragosto sarà al carcere romano di Rebibbia, il più grande d’Italia: «Il bilancio della Regione Lazio prevede per la manutenzione del Palazzo del Consiglio Regionale uno stanziamento di 8 milioni di euro all’anno. Invece, per il carcere di Rebibbia Nuovo Complesso il DAP ha stanziato la cifra di 45.000 euro».

Quello stesso giorno, il Guardasigilli Nitto Palma visiterà il carcere di Regina Coeli. È uno dei primi atti del nuovo ministro della Giustizia. Un segnale importante. 

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