Quirinarie. Ai grillini piemontesi non piace Gian Carlo Caselli (che rinviò a giudizio i No Tav)

Di Marco Margrita
15 Aprile 2013
Fra i grillini il nome più discusso è quello del Procuratore Generale di Torino. «I grillini si dimostrano, con queste posizioni, contigui ai violenti anti Tav»

Oggi si chiudono le “quirinarie” del Movimento 5 Stelle. Nella rosa dei dieci nomi, il Piemonte la fa da padrone. Ben tre i nomi subalpini: Emma Bonino, Gian Carlo Caselli e Gustavo Zagrebelsky. Solo sull’ultimo, però, non ci sono state lagnanze da parte dei grillini locali, nonostante certi recenti pronunciamenti del giurista sull’impraticabilità della democrazia diretta e telematica.

Il nome più discusso, nonostante i meriti antiandreottiani che gli hanno garantite simpatie tra i seguaci di Grillo, è quello di Caselli. Brucia la sua inchiesta, da Procuratore Generale di Torino, sulle violenze No Tav, con il rinvio a giudizio di decine di militanti. «Se lo votiamo – ha detto il capogruppo al Comune di Torino, Vittorio Bertola – non ci potremo più far vedere in Val Susa». E propria dalla Valle, è il senatore Marco Scibona uno dei più rumorosi, pur precisando che «ci adegueremo alle indicazioni della base», anticaselliani. «I grillini – punge polemico il collega Pd a Palazzo Madama e Sì Tav, Stefano Esposito – si dimostrano, con queste posizioni, contigui ai violenti anti Tav».

Non piace nemmeno Emma Bonino. Troppo vecchia politica per i novatori professionisti. E non è questione di idee visto che in testa alle simpatie dei grillini piemontesi sta Stefano Rodotà, non certo meno radicale della Emma pannelliana.

 

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