Rinunciando a una cultura in cambio della globalizzazione, l’umanità si è afflosciata. E non saranno norme e contratti a restituirle un’anima
La tesi di L’aplatissement du monde, ultimo libro di Olivier Roy di cui fra breve uscirà la traduzione in italiano, è semplice: la cultura intesa in senso antropologico (insieme di usi, costumi e valori sottintesi comuni a un gruppo umano) sta scomparendo ovunque a causa di una serie di fattori che comprendono la globalizzazione neoliberale, le tecnologie informatiche, eccetera. Il mondo si impoverisce ma soprattutto diventa una gabbia di norme e regole soffocanti, conseguenza della deculturazione che lascia senza i punti di riferimento impliciti di una cultura condivisa. Di tutto questo abbiamo parlato con l’autore.
Professore, che cosa bisognerebbe fare perché il mondo torni ad essere rotondo e non più appiattito? Come si può tornare a fare cultura oggi?
La cultura è vincolata al legame sociale: per creare cultura comune bisogna che ci sia società comune, che abbiamo una stessa visione. Devono esserci relazioni concrete fra persone reali in uno spazio reale, e non fra perso...