Quer pasticiaccio brutto di Palermo: indagine sul procuratore capo

Di Chiara Rizzo
18 Gennaio 2013
Ci sono due intercettazioni alla base di un'inchiesta aperta a Caltanissetta sul procuratore capo di Palermo, Francesco Messineo, per rivelazione di segreto istruttorio. Ieri l'indagato ha coinvolto il procuratore capo nisseno

Un nuovo colpo di scena, ieri, nelle indagini condotte a Caltanissetta sul procuratore capo di Palermo, Francesco Messineo. E soprattutto un nuovo capitolo nella saga delle “frizioni” tra le due procure (che aveva raggiunto l’apice pubblico qualche anno fa, sulla diversa considerazione data dai pm delle due città al testimone della presunta trattativa Stato-Mafia, Massimo Ciancimino). Messineo è indagato per violazione del segreto istruttorio, dal 15 dicembre scorso, quando è stato interrogato la prima volta a Caltanissetta, dal procuratore aggiunto Domenico Gozzo. L’ipotesi di accusa sembrerebbe appoggiarsi su alcune prove, secondo le notizie trapelate. I fatti: l’ex direttore della siciliana Banca Nuova, Francesco Maiolini, qualche mese fa, è stato coinvolto in un’indagine a Palermo per usura bancaria. Maiolini tra maggio e giugno ha telefonato al procuratore capo Messineo, per chiedergli notizie dell’indagine, senza sapere che i suoi telefoni erano intercettati per disposizione del pm palermitano (ora neo candidato di Rivoluzione Civile) Antonio Ingroia, che coordinava un’altra inchiesta su Maiolini, per riciclaggio. In questo modo, quindi, è stato registrato il primo contatto con l’allora capo di Ingroia, Messineo.

INTERCETTATO. Stando alle indiscrezioni emerse sinora, il procuratore Messineo si sarebbe informato poi sull’indagine per usura, parlando con il suo sostituto che la conduce. In seguito il procuratore si sarebbe incontrato con Maiolini: in un’intercettazione telefonica successiva all’incontro, è poi emerso che il direttore bancario conosceva informazioni strettamente riservate, e tecniche, sulle indagini a suo carico. Ad esempio, Maiolini sapeva che l’indagine per usura bancaria era iscritta in un particolare registro della procura di Palermo. È stato proprio Antonio Ingroia, davanti alle registrazioni delle due telefonate, a inviare lo scorso settembre le intercettazioni a Caltanissetta (la procura competente a indagare i reati commessi dai pm di Palermo) per un approfondimento. Il primo interrogatorio con il pm Gozzo di metà dicembre, è durato circa tre ore, e Messineo ha rifiutato di rilasciare dichiarazioni dopo. L’indagine, data la delicatezza, è coordinata anche da un pm “terzo” tra le due procure, il procutatore capo di Catania, Giovanni Savi.
Ieri è arrivato il nuovo colpo di scena, nel secondo interrogatorio a Caltanissetta, durante il quale Messineo ha detto al pm Gozzo che lo interoggava, che a segnalargli il caso Maiolini è stato il procuratore capo nisseno Sergio Lari, buon amico di Maiolini. Secondo il Giornale di Sicilia Messineo avrebbe aggiunto che Maiolini, prima di parlare con lui, si era rivolto a Lari, e per dimostrarlo in occasione del loro incontro gli aveva mostrato un appunto scritto dal capo della procura nissena. Lari ha replicato: «Maiolini e Messineo si conoscevano più che bene e non avevano bisogno della mia intermediazione».

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