
Quello che (non) ho? Per ora è il verso finale di Jannacci
Sul Foglio in edicola oggi il direttore Giuliano Ferrara invita a fare «qualcosa di sapido e di cattivo, di rivoltoso e di ribaldo» nei confronti di Roberto Saviano, impegnato in tre puntate televisive su La7, con il sodale Fabio Fazio nella trasmissione Quello che (non) ho. Intanto, andrebbe segnalata la gaffe di Sergio Rizzo, noto giornalista del Corriere della Sera, diventato celebre per le sue battaglie contro la casta in coppia con Gian Antonio Stella. In un articolo che appare oggi sul quotidiano di via Solferino e intitolato “«Quello che (non) ho? La Calabria in tv con Fazio”, Rizzo, nella foga di incensare la nuova performance del “dinamico duo”, cita un testo di Enzo Jannacci degli anni Settanta. Scrive Rizzo: «Come cantava Enzo Jannacci a metà degli anni settanta “la televisiun/ la g’ha una forsa de leun. La televisiun/ l’ha gà paura de nessun…”. Vero, però, dopo quei puntini di sospensione la canzone di Jannacci proseguiva con quest’altre parole: «La televisiun / la te indurmenta cume un cuiun. Paff!».
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“disen che lur ciapen urdin de nissön
e fann tütt quell
che g’hann dì in television.
Pasen la vita a pisàa cuntra’l veent
perché l’impurtant l’è mai vèss cuntent.”
Davide Van De Sfroos, “Poor Italia”