Quelle di Tananai e Ultimo non sono solo canzonette

Di Carlo Candiani
14 Febbraio 2023
Guardare i video dei due cantanti in gara a Sanremo per capire che anche due giovanissimi cantautori dell’odierno “mainstream” possono usare le canzoni per fotografare la realtà che ci circonda in modo non scontato
Da sinistra, Tananai, Lazza, Ultimo, Mr. Rain e Marco Mengoni, Sanremo, 11 febbraio, 2023 (Ansa)
Da sinistra, Tananai, Lazza, Ultimo, Mr. Rain e Marco Mengoni, Sanremo, 11 febbraio, 2023 (Ansa)

Immaginate se Pensiero, l’antica hit dei Pooh (1971), fosse un brano dell’”airplay” radiofonico sanremese del 2023. Sarebbe veicolata anche da un video nel quale il testo del brano verrebbe immediatamente abbinato al vero senso per cui fu scritto: una lettera di un condannato recluso (forse ingiustamente) inviata dalla prigione alla sua amata. Quindi non un manifesto ideologico camuffato da sdolcinata nenia d’amore, ma semplicemente una storia di sofferente intimità.

È quello che sta accadendo proprio in queste ore per i videoclip ufficiali dei brani di Ultimo e Tananai. Cioè, non semplici canzoni d’amore, ma “focus” di situazioni e sentimenti calate nella realtà quotidiana. Ed essendo videoclip ufficiali dovrebbero proprio essere ciò che i due interpreti/autori vogliono veicolare al loro pubblico composto essenzialmente da giovanissimi.

Alba di Ultimo

Alba di Ultimo è, a prescindere da un testo già di suo non banale, rafforzato e valorizzato nel video da una serie di immagini di forte impatto: una coppia, in cui l’uomo accarezza la pancia della sua donna in avanzata gravidanza e la gioia intergenerazionale per l’avvenuta nascita; un uomo (un figlio?) al capezzale di una donna anziana (sua madre?) in un abbraccio appassionato e consolatorio profondamente umano, segno di accudimento estremo.

Il tutto confezionato con immagini di madre natura e di fenomeni celesti, una specie di trailer dell’Albero della vita, il famoso film di Terrence Malick, un inno alla vita in cui le parole della canzone diventano via via più potenti con il crescendo orchestrale e l’interpretazione vocale: «E t’immagini se fossimo aldilà dei nostri limiti… e se avessimo più cura di quei lividi e avremmo dentro noi perenni brividi… perché dentro il mio respiro sei tu che abiti… a me basta solo questo per non perderti. Ma ti immagini se tutto questo fosse la realtà?». E vien da dire: eh sì, caro Ultimo, questa è proprio la realtà!

Tango di Tananai

E poi, il delicato capolavoro di Tananai, Tango, che si rivela tale, proprio dopo aver visto il video: «Ma ora addio, va bene amore mio, non sei di nessun altro e di nessuna io. / Lo so quanto ti manco. / Ma perché Dio ci pesta come un tango?». E tutto quel raccontare i ricordi di un tempo.

Ecco, il video ci fa intravedere che quello era un tempo di pace. Che lui e lei sono due ragazzi ucraini e che il loro dialogo è tra lei rimasta a casa e lui giovane soldato al fronte. Infatti: «Amore, tra le palazzine a fuoco, la tua voce riconosco». Tananai canta una storia vera di questa orribile guerra di invasione, i protagonisti hanno un nome e cognome e se nella finale del Festival si fosse trovato l’opportunità di mostrare il video durante la sua esibizione sarebbe stato di una potenza sconvolgente! Altro che tutte le polemiche sul messaggio in video di Zelensky, ridotto poi ad una letterina letta da “Forrest Gump” Amadeus!

Dopo tutti i bla bla

Ora, mentre inevitabilmente gli echi sanremesi degli insulsi “bla bla” pseudo-politici e pseudo-sociali si stanno affievolendo (e dai quali sia Tananai sia Ultimo si sono tenuti ben lontani) vorrei che queste riflessioni non rimanessero un’ennesima tirata moralista, ma semplicemente segnalassero che si possono usare le “canzonette” come fotografie della realtà che ci circonda in modo per niente scontato, anche da due giovanissimi cantautori dell’odierno “mainstream”.

A giovamento della loro stessa crescita artistica, di noi che ascoltiamo e del mondo intero della bistrattata, soprattutto dai suoi tanti interpreti, “canzonetta”.

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