Quei 2,5 miliardi cash confiscati alla mafia e resi inutili dalla burocrazia

Di Alfredo Mantovano
18 Marzo 2013
La Ragioneria dello Stato ha riferito che all’inizio del 2012 le risorse del Fondo unico giustizia ammontavano a 2 miliardi e 212,88 milioni di euro. Un importo di tutto rispetto, ma inutile.

Credereste mai che lo Stato dispone di due miliardi e mezzo di euro cash e li tiene in un cassetto? Nel 2008 uno dei primi provvedimenti del governo dell’epoca (nel “pacchetto sicurezza”) è stata la costituzione del fondo unico giustizia (Fug), alimentato dalle risorse liquide confiscate alla mafia, gestito dal Tesoro e destinato per il 49 per cento al ministero dell’Interno e per il 49 cento a quello della Giustizia. Mentre era in carica quel governo, qualche centinaio di milioni di euro è stato erogato a scadenze ricorrenti; nel periodo successivo, su mia sollecitazione, la Ragioneria dello Stato ha riferito che all’inizio del 2012 le risorse del Fug ammontavano a 2 miliardi e 212,88 milioni di euro. Un importo di tutto rispetto.

OSTACOLI E INTOPPI. Peccato che il percorso di utilizzo sia a ostacoli: secondo la stessa Ragioneria, una metà della somma non sarebbe disponibile, in quanto costituita da titoli. E perché mai un titolo finanziario non può essere venduto se è nella disponibilità dello Stato, ricavandone il cash permesso dalle quotazioni del mercato, come può fare qualsiasi risparmiatore? Non basta. Sempre la Ragioneria spiega che dalla metà del totale, sottratti i titoli, non possono conteggiarsi altri 343 milioni: servono per eventuali restituzioni nei casi di revoca delle confische. E infine i restanti 700 milioni possono essere utilizzati solo per spese una tantum, non quindi, per esempio, per compensare i tagli della spending review alle forze di polizia e all’organizzazione giudiziaria.

SERVE UN GOVERNO. È una rinuncia all’esercizio di precise responsabilità, connessa al non voler comprendere che si tratta di uno snodo cruciale nel contrasto della mafia. Rivedere una impostazione così ottusa è un dovere. È però una illusione pensare che possa accadere senza un governo dotato di pieni poteri, rispetto al quale la burocrazia la smetta di fare da freno.

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5 commenti

  1. Corrado

    Poiché il massimo responsabile della ragioneria di stato è sicuramente un dirigente, il politico so responsabile, doveva convocarlo e chiedergli: ” Lei è in grado di garantirmi che entro due mesi erogherà in modo legale le somme in questione?” Se rispondeva di no, il politico DOVEVA ASSUMERSI LE SUE RESPONSABILITÀ e dirgli: “mi spiace ma devo rinunciare alla sua collaborazione. Da subito. Prima di uscire dal palazzo mi mandi il suo vice!” … È così via ….
    Svuotato il palazzo dalle cariatidi il politico serio avrebbe assunto il 50% dei licenziati tra i neolaureati al 10% di stipendio (sono sicuro che sarebbero stati comunque lauti stipendi) che gli avrebbero risolto quel problema più l’altro, altro che spending…….

  2. Giulio Dante Guerra

    Quanto scrive l’amico Alfredo è l’ennesima conferma di quanto sia giusta una vecchia tiritera: “Burocrazia, burocrazia, sei la rovina di casa mia”. MI domando che cosa ci vorrebbe a snellire un po’ un’assurda catena di pratiche, che sembrano ideate apposta per consentire ad una caterva di scaldaseggiole di far finta di lavorare. Si teme, da parte dei politici, di perdere i voti dei medesimi? E a chi andrebbero quei voti? alle schede bianche e all’astensione? O forse a Grillo? Ma non sarebbe, nell’ultima ipotesi, l’occasione buona per accusare Grillo di prendere i voti dei burocrati nullafacenti mandati a casa?

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