Quarant’anni fa, la visita di Giovanni Paolo II a Rimini e a San Marino

Di Centro Internazionale Giovanni Paolo II
29 Agosto 2022
Al Meeting pregò per «la civiltà dell’amore» e a San Marino riaffermò la necessità di combattere per la difesa della famiglia e della vita, senza se e senza ma
Giovanni Paolo II, 2000 (Ansa)
Giovanni Paolo II, 2000 (Ansa)

Ricorrono quaranta anni dalla visita di Papa San Giovanni Paolo II a Rimini, per la terza edizione del Meeting per l’amicizia fra i popoli, e a San Marino (29 agosto 1982).

È difficile, per chi ha vissuto quella giornata, circoscrivere il ricordo in poche righe, data la folla di sentimenti, emozioni, commozione. Una giornata storicamente importante, non solo per la nostra provincia e per la Repubblica di San Marino: per la prima volta un Papa andava a parlare ad una realtà del laicato cattolico (il Meeting appena nato) ed al piccolo ma importante Stato simbolo della libertà.

Non le parole sono importanti, ma i fatti che alle parole seguono: quella visita ha contribuito decisivamente a edificare un popolo, nessuno può negarlo. Certo, nel frattempo in questi decenni il mondo è cambiato, la Chiesa è cambiata, tante cose sono cambiate. Ma l’impronta data dal Papa pellegrino sulla sabbia e sulla roccia è rimasta ed è ancora riconoscibile. Ci limitiamo a ricordare solo due punti di contenuto.

È attualissima, oltre che memorabile, la parte conclusiva del Discorso ai partecipanti alla terza edizione del Meeting per l’amicizia fra i popoli (tenuto nei padiglioni della vecchia Fiera, dove oggi sorge il supermercato adiacente alla Rotonda intitolata a don Luigi Giussani):

«L’uomo di oggi è fortemente impegnato a riformulare il rapporto con il mondo che lo circonda; con la scienza e con la tecnica. Vuole scoprire risorse sempre nuove per la sua vita e per la convivenza tra i popoli; tende a realizzare un processo che tutti vorrebbero pacifico e ad esaltare l’arte come espressione della propria libera creatività. Nonostante questo, la pace oggi è gravemente minacciata, la scienza e la tecnica rischiano di generare uno squilibrio carico di conseguenze negative nel rapporto tra uomo e uomo, tra l’uomo e la natura, tra nazioni e nazioni. Da questa contraddizione, che sembra inarrestabile perché strutturalmente connessa al mistero del male, è necessario che lo sguardo si volga “all’artefice della nostra salvezza” per generare una civiltà che nasca dalla verità e dall’amore. La civiltà dell’amore! Per non agonizzare, per non spegnersi nell’egoismo sfrenato, nell’insensibilità cieca al dolore degli altri. Fratelli e sorelle, costruite senza stancarvi mai questa civiltà! È la consegna che oggi vi lascio. Lavorate per questo, pregate per questo, soffrite per questo!».

San Giovanni Paolo II è oggi e sarà ricordato in futuro da milioni di donne e uomini nel mondo, per tanti motivi. Ma la battaglia per cui verrà storicamente ricordato di più è con ogni evidenza quella che volle affrontare per difendere nel mondo contemporaneo la famiglia e la vita.

Lo disse nell’omelia della Messa a Serravalle (San Marino) quel 29 agosto 1982, con parole che suonano oggi come un monito da non riporre nel cassetto:

«la famiglia, cellula fondamentale della società, basata sul matrimonio. Questo, infatti, è stato elevato da Cristo Gesù alla dignità di sacramento per rafforzare e santificare l’amore degli sposi, da Dio voluto indissolubile e fedele fin dalle origini dell’umanità, come l’istituto che ne deriva. “L’uomo dunque non separi ciò che Dio ha congiunto” (Mc 10, 9). L’unione coniugale non può e non dev’essere intaccata da alcuna autorità umana; ciò è vero sia che si consideri il matrimonio sotto l’aspetto naturale che sotto quello sacramentale.

Per questi motivi, la Chiesa non può né mutare, né attenuare il proprio insegnamento sul matrimonio e la famiglia; essa deplora ogni attentato sia contro l’unità del matrimonio, sia contro la sua indissolubilità, come il divorzio.

La Chiesa afferma anche con chiarezza che il matrimonio, per sua natura, dev’essere aperto alla trasmissione della vita umana, quando la Provvidenza ne faccia dono, ed in ogni caso rispettoso di essa fin dal concepimento. Tale è la sublime missione procreatrice affidata da Dio agli sposi; essa comporta insieme ad un’altissima responsabilità un’eccelsa dignità garantita da Dio stesso.»

Il Centro Internazionale Giovanni Paolo II per il Magistero Sociale della Chiesa ricordando il quarantennale della visita del Santo a Rimini-San Marino vuole riaffermare l’attualità, sempre nuova, del suo messaggio, e particolarmente sui temi della famiglia e della vita, non a caso proprio oggi al centro di accesi dibattiti in Italia, in Europa, nel mondo.

Il Centro si unisce, dunque, quaranta anni dopo, alla preghiera conclusa da Giovanni Paolo II nell’omelia nella Messa in piazza Boscovich al porto affinché «in tutto il creato, anche in questo difficile mondo contemporaneo, si rinnovi, mediante la nostra fede e il nostro servizio, il Primato del Bene!».

Foto Ansa

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