Quando la sobrietà diventa vanità e la politica è fatta dai giornalisti

Di Berlicche
18 Agosto 2012
La sobrietà è una bestia grama, è un po’ come la virtù dell’umiltà, quando dici che ce l’hai la perdi.

Pubblichiamo l’articolo uscito sul numero 32-33/2012 di Tempi.

Mio caro Malacoda, quando la politica non sa più che pesci pigliare perché lo spread va su e giù come gli pare, quando i mercati fanno come lo spread e le borse impazziscono e gli esperti ti spiegano perché oggi sono salite e domani dovranno spiegarti perché sono scese, e se sono così esperti ti chiedi perché non te l’hanno detto il giorno prima… Insomma, quando i potenti dimostrano tutta la loro impotenza, allora è il tempo della sobrietà. La sobrietà è una bestia grama, è un po’ come la virtù dell’umiltà, quando dici che ce l’hai la perdi.

I giornali hanno deciso che la sobrietà non esiste se non è contemporaneamente un esempio. La sobrietà va ostentata, esattamente come si faceva con la ricchezza. E con ciò stesso siamo riusciti a vanificarla, a imparentarla con la vanità: il potente che si vantava ostentando ricchezza oggi manifesta la sua potenza ostentando sobrietà. L’ostentazione ha bisogno dei suoi cantori, e i giornalisti si prestano volentieri alla bisogna. Se il capo di Stato della quarta potenza mondiale ha a sua disposizione un aereo e decide di non usarlo per recarsi dalla residenza parigina a quella balneare, sobrietà per sobrietà è bene far sapere a tutti che monsieur François Hollande e la sua compagna per spostarsi hanno preso il treno. Come abbiano percorso i restanti venti chilometri che separano la dimora estiva dalla stazione di Hyeres non è dato saperlo, difficile pensare abbiano preso un taxi, ma il cronista non sente il dovere di informare i lettori. La conosci quella storia che a noi riescono bene le pentole ma ci dimentichiamo i coperchi. Comunque, in tempi di crisi non è bene che chi decide di sembrare sobrio lasci spazio all’insinuazione di ombre o dubbi sulla sua pubblica moralità. La corrività pennaiola non conosce il ridicolo, così come celebra il treno di Hollande, altrettanto si affretta a far sapere che Angela Merkel in vacanza in Trentino indossa una «camicia a quadri». E cosa si dovrebbe mettere? Un tubino con strasse e paillettes?

In attesa di vedere le foto di mademoiselle Trierweiler ai fornelli e di monsieur François mentre sparecchia, continueremo ad accontentarci di far ripubblicare quelle di Benito Mussolini mentre falcia il grano. Non si può? L’accostamento è irrispettoso? Poco sobrio? E perché mai? Un duce che si procura il pane con il sudore della sua fronte e la forza delle sue braccia è meno sobrio di un presidente che fa la coda alla biglietteria? Come? Dicendo che Hollande non ha fatto la coda? Che ne diresti di rinverdire le foto di Mao Tse-Tung che nuota nel Fiume Giallo?

Lo so, sto facendo demagogia di bassa lega, ma quando qualcuno inizia è difficile non andargli dietro, è una tentazione (non è originale ma funziona). Ho capito, la sobrietà va somministrata a piccole dosi. Non sia mai che uno abbracci una virtù fino in fondo. Ma, tornando alla Cina e al proverbio sul gatto (non importa se bianco o nero, l’importante è che catturi il topo), pensi che lo cambierebbe in:  non importa se un politico risolve i problemi del suo popolo, l’importante è che sia sobrio? In vacanza, almeno tu, goditela.

Tuo affezionatissimo zio Berlicche

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