
Putin dice che a causa delle sanzioni alla Russia l’Italia perde un miliardo. Sbaglia: ne perde tre

In visita in Italia, il presidente russo Vladimir Putin ha detto che, a causa delle sanzioni economiche europee imposte al suo paese, l’Italia perde un miliardo di euro. Il grafico che vedete in pagina è stato pubblicato ieri su Il Sole 24 Ore che ha spiegato che il conto che potrebbe pagare il nostro paese è, in realtà, molto più alto. «Nei primi quattro mesi del 2015 – si leggeva sul quotidiano di Confindustria – la riduzione dell’export verso Mosca supera infatti i 900 milioni di euro rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente e proiettando il trend (-29,4%) sui dodici mesi la voragine si amplierebbe a 2,8 miliardi, riportando di fatto le statistiche delle nostre vendite in Russia al lontano 2009».
SOLDATI DI TRINCEA. Certo, non c’è solo l’effetto negativo delle sanzioni. A complicare la situazione c’è «la svalutazione del rublo, la fuga degli investitori esteri innescata dalla crisi ucraina, difficoltà della bancabilità delle operazioni». Il tutto crea, per dirla col Sole, «un cocktail micidiale». In tempi di crisi, ci conviene perdere «otto milioni al giorno, sabato e domenica inclusi»? La risposta è ovvia.
Tra i vari imprenditori interpellati, vale la pena riportare le valutazioni di un Gabriele Galante: «Gli Stati Uniti sono un grande paese, ma non sono d’accordo che usino noi europei come soldati di trincea per le loro battaglie contro la Russia».
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Si vedrà, da qui al 25 giugno, data del Summit Europeo, se Washington riuscirà a tenere intatto il fronte europeo, appena ricompattato e già in forse dopo Roma, oppure se si troverà di fronte ad altre defezioni, più o meno pronunciate, di Francia e Germania. La signora Merkel ha abbracciato il Barack Obama che negozia con Teheran, anche se poi si è trovata di fronte anche l’altro Obama, che sposa le tesi oltranziste sulla crisi ucraina.
Ma il viaggio di Putin in Italia ha avuto un effetto ancora più eclatante con l’invito del Papa. Le parole diplomatiche che hanno accompagnato l’incontro in Vaticano – pur positive a calorose – valgono meno della evidenza palmare che hanno mostrato all’opinione pubblica europea e occidentale. L’incontro in Vaticano ha dimostrato – semplicemente quanto platealmente – che Francesco si è voluto “smarcare” (termine calcistico ma molto appropriato) dal coro delle nazioni occidentali. Il G-7 rifiuta Putin come interlocutore. Il Papa di Roma lo riceve in casa propria. Cosa significhi tutto ciò non ha bisogno di molte spiegazioni. Francesco ha scelto di dialogare con i sei miliardi di persone, e con i loro governi, che non sono parte dell’Occidente. Il dialogo con la Russia è caratteristico della linea della Chiesa Cattolica, Apostolica Romana. Dove l’accento va messo sull’aggettivo “apostolica”, cioè evangelizzatrice, e Cattolica, cioè universale (quanta differenza con le posizioni evangelicals messianiche statunitensi !).
Su questo piano non c’è spazio (o ce n’è sempre meno) per le ambizioni imperiali degli Stati Uniti d’America.
Dopo un anno di violentissime polemiche anti russe, il coro – perfino quello di stampa e televisione italiane – si è trasformato in una specie di inno alla “tradizione di buoni rapporti” che si vorrebbe ripristinare.
Si vorrebbe, ma non si può. Perché la pressione di Washington si va trasformando in una vera e propria isteria. Nessuno – o molto pochi, in Europa – crede più alla favoletta per gonzi dell’aggressione” russa all’Ucraina. Renzi ha lasciato cadere, senza nemmeno nominarla, la questione della Crimea. Minsk-2 è il punto di riferimento per l’Italia. E in Minsk-2 la Crimea non è menzionata.
Non c’è stata questa unanimità anti-russa, nemmeno qui, su “Tempi.ti”. La Russia è stata difesa anche da chi ne ha criticato aspetti meno condivisibili: come la politica nei confronti dei cattolici, che ragioni di oppportunità più generale – real-politik di cui non ci si lamenta – suggeriscono di rivedere: si tratta solo di capire in cosa e in che misura.
Quanto alla Crimea, certo, la Russia se l’è incamerata: e che se ne parla a fare? Avverrà lo stesso con le aree contese dell’Est ucraino? Ma che nessuno creda che non si tratti di aggressione, più o meno giustificabile, da parte russa, è una favoletta ammannita da chi vuol fare il furbo. E per essere “furbo” si spaccia sempre per qualche altro, ma scegliendo i nickname in linea con l’ortodossia ideologica d’antan: che, sotto un nickname o un altro, gli fa comodo rigettare addosso agli ucraini, filo-nazisti (!), in un gioco per gonzi che i filo-islamici anti-occidentali vorrebbero vincere con questi trucchetti degni della doppiezza islamica.
Il discorso non riguarda i rapporti fa Ue, U.S.A. e Russia, soggetti a tutte le variabili della politica interna e internazionale, ma proprio la propaganda anti-occidentale, terzomandista e però, mondialista che trova una sponda non casuale, qui, nei complottisti filo-islamici. Quando si tratta di tornare alle radici intenazionaliste-comuniste, i sinistri sono capacissimi di riabilitare almeno gli exploti pro-Russa di B.: e non è che sia una gaanzia né di coerenza né di obbiettività, da parte sinistra: tanto più se si tratta, come è quasi sempre, di una Sinistra islamofila.
I complottisti sono tanto fissati su questo che vorerbbero leggittimare perfino Blatter, che prove di tifo anti-correttezza sportiva – ma non certo anti-political correctness -, nonché di anti-italianità, nè ha date a iosa: vedi come prese bene la vittoria italiana ai ondiali tedeschi, Blatter rifiutò perfino di premiare lui la nosta nazionale.
Quattro anni dopo, in Sudafrica, fece consegnare la Coppa al Paese ospite non dai vincitoti dell’edzione pecendte, cioè, dall’Italia, ma dai fancesim sconfitti in finale da noi! Una cosa mai vista, contraria a regolamenti e etica sportiva, dinsonesat sotto ogni profilo. Perché? Perché lui e il suo clan aevano stabilito che a vincere in Germania dovesse essere la multietnica nazionale “francese” – in verità, per 8/11cesimi africana. Così, ai padroni di casa della “nazione arcobaleno” la Coppa fu passata dai “vincitori morlai”, dai trionafatori designati a tavolino e perdenti sul campo, i “francesi”. Questa dedizione alla causa politicamente corretta non impediva, come abbiamo visto in altri casi, ai vertici F.I.F.A. di macchiarsi di scorrettezze di altro genere e di illegalità di ogni genere.
Assumersi le difese d’ufficio di Blatter e di uno sport che è macchina propagandistica e non zona franca dalle ingerenze della politica, è solo, da parte dei filo-islamici anti-occidentali, strumentale e propagandistico, appunto. Con tutto quello che i filo-silamici scrivono qui su Qatar e Arabia Saudita, non esitano. pur di colpire l’Occidente e gli U.S.A., a difendere la legittimità dei mondiali nei due aborriti e “diabolici” Paesi del Golfo: a iprova che la solidiarietà anti-occidentale è l’obiettivo di fondo, del resto, di tutta la politica islamica, al di là di contrapposizioni confessionali, di rivalità tribali e divergenze su metodi e strategie di lotta pe il jihad armato o migratorio. La politica internazionale si muove su altri binari e nonn solo quelli fantasiosamente tracciat da chi auspica il trionfo di un’egemonia russa, cinese, indiana, bricisiana purchessia e tanto più se islamica sull’Occidente. A cui dire sempe e solo NO!
L’evidenza è più forte di ogni propaganda. La visita in Italia di Vladimir Putin ha mostrato quanto la linea americana delle sanzioni contro la Russia sia impopolare in Europa. Il presidente Russo è passato – si può dire – in mezzo a un’ondata di simpatia e di stima che contrastava palesemente con le posizioni del G-7 appena concluso in Germania. E l’irritazione di Washington è stata immediatamente percepibile attraverso un comunicato ufficiale che ribadiva seccamente gl’impegni (sulle sanzioni da mantenere e, se possibile, accentuare contro la Russia) appena assunti, il giorno prima, dal premier Matteo Renzi in mezzo alle Alpi bavaresi. Tutti gl’incontri, milanesi e romani, del presidente russo sono stati caratterizzati da questa atmosfera di simpatia e dal desiderio di riprendere i contatti, politici, economici, culturali.
Va detto che Renzi ha mostrato una notevole disinvoltura e perfino qualche civetteria da politico di razza. Perfino quando – “minacciando scherzosamente Putin sulle ambizioni italiane al Mondiale di calcio 2018 – ha fatto capire che l’Italia non appoggerà decisioni “americane” circa un eventuale cancellazione da parte delle FIFA, del già assegnato mondiale a Mosca.
Per non parlare del coro di richieste di cancellare le sanzioni, visto e ascoltato dai rappresentanti del mondo industriale e bancario, dalla Confindustria, dalle stesse forze politiche. Berlusconi – ultimo ad essere incontrato da Putin, in aeroporto, prima della partenza – ha annunciato un’iniziativa parlamentare di Forza Italia in tal senso. Ma si può dire che il consenso su questo punto è stato unanime.
I rapporti fra gli Stati, alleati e/o partner economici, sono materia in cui non conviene, nel senso che non ha alcun senso reale, rinchidersi dentro schemi che funzionano in modo univoco: che è quanto fanno in tanti: e per ragioni non sempre nobili: e anche (e spesso e volentieri) senza alcuna ragione. Ma, di questo, dopo.
Essere apriori pro o contro un Paese, pro o contro un sistema di alleanze o una intesa su interessi legittimi, ma soggetti anch’essi a mutare sulla base di valutazioni di opportunità e convenienza, lo può fare chi è pregiudizialmente e acriticamente a favore o contro: cosa che trovo assurda, ma che in tanti, anche qui, vedo entusiasticamente sostenere. Nel caso della Russia, non c’è dubbio che le accuse di autoritarismo non siano del tutto campate in aria, come non c’è dubbio che queste accuse appaiano o siano, in molti casi, strumentali: per es., parlare di persecuzione delle minoranze sessuali perché il governo russo non accetta l’agenda politicamente corretta in tema di genderismo, matrimoni e adozioni gay, è del tutto risibile. Non così per quanto attiene la crisi ucraina: piaccia o no, gli ucraini dovrebbero decidere da sé adesioni e alleanze a N.A.TO. e Ue. E la Russia, a ogni buon conto, la Crimea se l’è già annessa. Le regioni dell’Est dell’Ucraina potrebbero seguire lo stesso destino: allora, che l’Ucraina cerchi una sponda altrove per evitare minacce che non si possono sottovalutare, non sembra cosa né illegittima né fuori del mondo in cui può succedere di finire sotto l’orbita moscovita. Non ci vuole molto a rendersene conto, a chiunque guardi ai fatti in maniera libera dai paraocchi del partito preso e più ancora, del complottismo che gli occhi li chiude del tutto, se cieco del tutto non è già.
L’accusa di nazismo rivolta all’Ucraina è ridicola quanto quella diretta a Putin di essere un despota perché non accoglie le istanze gay. Tanto più assurde perché vengono da multinick che
– hanno in comune col nazismo l’anti-semitismo viscerale;
– in nome dell’anti-semitismo/anti-giudaismo, per essere precisi nell’odio, hanno sempre taciuto che il nazismo, la cui sconfitta hanno, più volte e nella solita maniera garbata, imputato agli Occidentali, era anti-cristiano e lo era in maniera ostentata;
– dopo aver rivendicato le comuni radici anti-semite di nazismo e di islamismo, gli islamofili hanno mistificato, come fanno anche adesso che accusano il governo ucraino di filo-nazismo, rivendicando come una vittoria islamica la partecipazione di islamici, si suppone, ultra-moderati, che, sventolando bandiere palestinesi, hanno partecipato alla sfilata del 25 Aprile cacciando via la Brigata Ebraica, che alla Liberazione partecipò, mentre gli islamici lottarono in 100.000 dalla parte di Hitler;
– gli anti-semiti, multinick e non, stanziali o avventizi, hanno lanciato anche contro la Chiesa accuse e insulti di ogni perché la Chiesa non considera più deicida il popolo ebreo;
– il multinick qui sopra, tornato alla denominazione d’origine, trova più grave l’accusa di liberalismo che quella di nazismo: infatti, a proposito di razzismo e quando si dice la coerenza e come esempio di lucidità mentale, quando deve offendere, nei modi che gli sono naturali e di cui ha dato ripetute prove, è uso dare dell’africano e del “levantino abituato a mercanteggiare” al prossimo, se, per caso, si tratta di qualche siciliano: altrimenti, inventerà qualcos’altro. Con questo bell’armamentario (spuntato), si comprende a che titolo possano discettare, il multinick e i suoi sodali nella dhimmitudine, di Occidente e islamizzazione dell’Occidente, Brics e difesa dell’identità e della libertà dei popoli.
«Otto milioni al giorno, sabati e domeniche inclusi. Il conto della crisi in Russia per il sistema industriale italiano diventa con il passare del tempo sempre più salato. Nei primi quattro mesi del 2015 la riduzione dell’export verso Mosca supera infatti i 900 milioni di euro rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente e proiettando il trend (-29,4%) sui dodici mesi la voragine si amplierebbe a 2,8 miliardi, riportando di fatto le statistiche delle nostre vendite in Russia al lontano 2009.
Nei primi 3 mesi del 2015 l’export italiano verso la Russia ha segnato un -29,3% rispetto allo stesso trimestre 2014. Particolarmente colpite le esportazioni di alimentari e tabacco (-45%) e del settore tessile/abbigliamento (-33,9%)».
Questo scrive il Il Sole 24 Ore.
Il governo Renzi, al di la delle dichiarazioni di circostanza, ha deciso di restare fedele alle direttive USA, che vanno nel senso di alzare il livello di scontro con la Russia putiniana, ma che danneggiano in modo pesante l’economia italiana, ciò malgrado una recessione senza precedenti in durata e profondità.
E’ il segno che per i liberisti ci sono casi in cui la politica viene prima dell’economia. E viene prima quando si tratta di dimostrare che nel mondo c’è un unico impero, quello americano, di cui la Ue non è che una protesi al di qua dell’Atlantico.
E’ la dimostrazione che l’Italia, dal punto di vista geopolitico, resta un protettorato americano, e che i governi, di centro-destra o di centro-sinistra, pur di ubbidire alla casa Bianca, sono disposti a darsi la zappa sui piedi. Senza dimenticare qual’è il casus belli, quello ucraino, dove Unione europea e Nato giocano col fuoco sostenendo apertamente un governo formato da liberisti oltranzisti, guerrafondai e neonazisti.
Gli europeisti ci dicevano che la cessione della sovranità economica al sinedrio che guida l’Unione europea, era un sacrificio necessario per sottrarre l’Europa alla pesante tutela nord-americana. La vicenda delle sanzioni contro la Russia dimostra che è accaduto il contrario.
I contrasti a livello geo-politico non possono essere liquidati così bonariamente, Brics – Paesi diversissimi per ragioni non certo secondarie; Paesi che non cosituiscono una allenza politico-militare – da una parte, U.S.A. e Occidente dall’altra: e tensioni, divergenze di interesse e di prospettive sussistono all’interno di ciascun blocco così bene individuati: mentre equilibri mutevoli nei rapporti reciproci e in quelli di forza sono nell’ordine delle cose umane anche per quanto riguarda gli Stati.
Sulla Russia si possono avere idee diverse, anche senza ipotizzae scenari apocalittici: certo,lo suqilibrio fa riserve energetiche e stuttura produttiva è ancora piuttosto forte ed è una eredità dell’arretratezza cristallizzata nel periodo sovietico. La Cina garantisce il debito pubblico americano: e la Cina ha programmato da tempo di giungere all’egemonia a livello mondiale, contando sul proprio potenziale umano, economico – basato su quello demografico e su un sistema autoritario che costituisce una tradizione precedente il egime comunista – e militare. L’India ha ancora un po’ di stada da fare, ma un saggio di cosa è capace lo sta offrendo a proposito di due marò italiani. Le riserve petrolifere e finanziarie dei Paesi arabi e l’espansione dell’Islam grazie a un’immigrazione massiccia in Occidente sono anch’essi fattori da considerare in un quadro generale delle dinamiche in atto.
Dato tutto questo, non si capisce perché la prospettiva di vedere dominare russi o cinesi, che stanno comprando anche le squadre di calcio, dovrebbe essere così esaltante per noi italiani, per l’Europa, per l’Occidente. Non c’è motivo di pensare a maggiore libertà o benessere per gli italiani come valori nazionali o interessi prioriatari elargiti dai cinesi e garantiti dagli indiani. Ma si sentono gli stessi discorsi di epoca sovietica sulla “crisi imminente del capitalismo e dell’Occidente”: si sente in sottofondo lo stesso odio di stampo nazi-islamico: i nickname, multi o no, sono sempre quelli: e quindi, non c’è alcun bisogno di sapere perché la riduzione dell’Europa a Eurabia o a appendice di potenze non occidentali renda felici tanti che l’Occidente lo odiano.
Se è vero che in nome di un antiamericanismo d’annata non dobbiamo diventare sudditi di qualche membro dei BRICS, Raider, è altrettanto vero che idealmente nessuno dovrebbe dominare su nessuno: in un mondo davvero evoluto, un’Europa dominata dagli interessi dei suoi popoli e non dalla finanza internazionale dovrebbe giocare un ruolo geopolitico e culturale di equidistanza tra Heartland (Cina e Russia) e USA, dialogando con tutti ma facendo prima di tutto i SUOI interessi; affrancandosi finalmente dalle logiche neo-colonialiste post-belliche della NATO e dal dominio occulto dei grandi speculatori internazionali. Sogno, utopia? Mai sottovalutare i popoli e la forza degli ideali.
Gli Usa perderanno la loro leadership mondiale molto presto.Questi sono solo gli ultimi sussulti dopodichè Russia ,Cina e Brics prenderanno il loro posto.Speriamo solo che gli Usa non ci costringono a fare una guerra che significherebbe la fine dell’ umanità.
Finche l’Italia – ma più realisticamente l’Unione Europea – non costruirà un esercito degno di questo nome e non investirà miliardi di Euro nella difesa sarà sempre succube di altri, in particolare degli USA, che controllano l’ONU e la NATO e sono geostrategicamente posizionati contro l’Eurasia. Sopportare ancora a lungo il moralismo interessato degli USA – sanzioni alla Russia, affari con l’Arabia – sarebbe umiliante.
“…Gli Stati Uniti sono un grande paese, ma non sono d’accordo che usino noi europei come soldati di trincea per le loro battaglie contro la Russia»…
è peggio ancora, il governo USA vuole impedire l’integrazione tra le risorse naturali russe e la
tecnologia europea perchè rappresenterebbe una grave minaccia per la loro superiorità (detto George Friedman, il capo della Stratfor)
Quì la sua dichiarazione:
https://www.youtube.com/watch?v=aYgmhO9QJFc&feature=youtu.be
Infatti ,Fabio, l’imprenditore Galante non ha capito del tutto la situazione.
Se in superficie, nelle foto scattate con il presidente Obama, i leader del G7 sono tutto sorrisi, c’è però un inequivocabile tensione e un risentimento che cova verso gli USA, per aver imposto all’Europa le crociate personali dell’America.
“Oggi l’Europa non è indipendente… Gli USA ci stanno trascinando in una crociata contro la Russia, in contrasto con gli interessi dell’Europa,” ha affermato l’ex primo ministro francese Fillon, mentre l’economista capo della Bremer Landesbank aggiunge che, in conseguenza delle politiche statunitensi, “esiste il danno non misurabile di un aumentato rischio geopolitico per i popoli dell’UE.”