
Putin non rilancia, ma non si ferma in Ucraina

Non ha usato toni apocalittici, come in tanti si aspettavano, Vladimir Putin nell’attesissimo discorso sulla Piazza rossa per commemorare il trionfo sovietico sul nazismo. Nella Giornata della vittoria sul regime hitleriano il presidente della Russia non ha parlato di trionfo in Ucraina (che nei fatti non c’è), non ha trasformato l’«operazione militare speciale» in guerra su vasta scala, non ha minacciato l’utilizzo delle armi nucleari.
Il discorso inatteso di Putin
Putin ha attinto a piene mani al repertorio retorico, ha ribadito il parallelismo tra la guerra dei padri contro i nazisti tedeschi a quella «dei nostri soldati e dei nostri ufficiali» contro i neonazisti nel Donbass, esagerandone ancora una volta l’importanza. Ma non ha insistito sull’enfasi trionfalista, limitandosi a giustificare il conflitto davanti alla popolazione e riconoscendo anzi che il popolo russo sta pagando un forte dazio, in termini di perdite di vite umane, per l’offensiva in Ucraina.
È dunque un discorso diverso da quello che gli analisti occidentali si aspettavano. Un discorso nel quale Putin ha chiaramente puntato il dito contro il vero “nemico” della Russia, gli Stati Uniti, accusati a rappresentanza dell’Occidente e della Nato di voler schiacciare e «umiliare» la Russia negandole ciò che, agli occhi del presidente russo, le sarebbe dovuto.
Le richieste inaccettabili di Putin
Putin ha parlato di guerra «preventiva» e «inevitabile» in Ucraina, spiegando:
«La Russia si è sempre battuta per creare un sistema di sicurezza equo e paritario, un sistema di vitale necessità per tutta la comunità mondiale. Nel dicembre scorso abbiamo proposto di concludere un accordo sulle garanzie di sicurezza. La Russia esortava l’Occidente ad un dialogo onesto, alla ricerca di soluzioni ragionevoli e di compromesso, alla considerazione dei reciproci interessi. Tutto invano. I paesi della Nato non ci hanno voluto ascoltare e ciò significa che avevano ben altri piani. Ci si preparava a una ennesima aggressione nel Donbass, all’invasione nelle nostre terre storiche, inclusa la Crimea. A Kiev intanto veniva dichiarata possibile l’acquisizione dell’arma nucleare. Siccome esisteva una minaccia immediata ai nostri confini, la Russia ha fermato preventivamente l’aggressione. Era l’unica decisione corretta e tempestiva da prendere».
Vale la pena ricordare che quelle che Putin definisce «soluzioni ragionevoli» sono in realtà condizioni inaccettabili. Tra le richieste fatte alla Nato prima di invadere l’Ucraina, il Cremlino aveva incluso che la Nato ritirasse tutti i soldati e le infrastrutture militari dai paesi che avevano aderito all’Alleanza dopo il 1997. Mosca chiedeva in sostanza la smilitarizzazione dell’intera Europa orientale, come se la Russia, in nome degli antichi fasti dell’Unione Sovietica, avesse ancora un qualche diritto su quelle terre.
L’attacco diretto agli Stati Uniti
Il discorso di ieri riconferma che l’obiettivo di Putin, più che la conquista dell’Ucraina, è la ridefinizione delle sfere d’influenza mondiali e che il vero paese con cui vuole trattare è l’America. Il presidente russo ha accusato direttamente e apertamente gli Stati Uniti di aver
«curato solo la loro esclusività, umiliando così non solo tutto il mondo ma anche i propri paesi satelliti che sono costretti a far finta di non accorgersi di nulla e a inghiottire tutto questo docilmente. Ma noi siamo un paese diverso. La Russia ha un altro carattere. Non rinunceremo mai all’amore per la patria, alla fede e ai valori tradizionali, alle usanze degli antenati, al rispetto verso tutti i popoli e le culture. Mentre in Occidente, a quanto pare, hanno deciso di abolire questi valori millenari. Un degrado morale che è diventato la base di ciniche falsificazioni della storia della Seconda guerra mondiale, della fomentazione della russofobia, dell’esaltazione dei traditori, arrivando a cancellare il coraggio di coloro che ottennero tra le sofferenze la Vittoria».
Se da un lato ciò che Putin non ha detto e l’assenza di toni apocalittici potrebbero fornire una timida speranza sulla volontà di non allargare il conflitto e di raggiungere un compromesso, dall’altra non ha dato nessun segnale di voler fermare l’offensiva in Ucraina.
Foto Ansa
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