
Purificare l’aria con l’aria. Si può

Purificare l’aria con l’aria. In contesti produttivi dove le polveri fini inquinanti sono una serissima minaccia per la salute. Abbattendo significativamente i costi industriali e rendendo lo smaltimento dei residui meno impattante, per uno sviluppo più ecosostenibile. Anche in acciaieria. È la mission che si prefigge Preinvel, un’idea nata a Grottaglie, provincia di Taranto, e vincitrice nella categoria CleanTech & Energy del Premio Nazionale dell’Innovazione, una “Coppa dei Campioni” delle start up recentemente andata in scena a Palazzo Lombardia su iniziativa del presidente della Regione, Attilio Fontana, e dell’assessore allo Sviluppo economico, Guido Guidesi.
Il brevetto industriale che ha consentito a Preinvel di affermarsi in questa competizione italiana di progetti innovativi – tra oltre 350 ricercatori e 71 start up – attiene al campo della fluidodinamica e mira ad abbattere le più pericolose emissioni inquinanti con zero costi di manutenzione. A spiegare a Tempi la genesi del progetto è il suo ceo Angelo Di Noi, dottore di ricerca in ingegneria dei materiali con all’attivo diverse collaborazioni con atenei locali e altre pratiche invenzioni. Una su tutte il macchinario per automatizzare la produzione dei nodini di mozzarella, che ha il merito di risparmiare le mani di tanti casari al reiterato contatto con l’acqua calda. A conferma del fatto che un’attenzione alle persone è fatto culturale possibile anche tra innovatori.
Come nasce il progetto Preinvel?
Siamo tre soci e cinque collaboratori esterni che, data la storica presenza del settore industriale delle acciaierie e delle raffinerie nel mondo, purtroppo, abbiamo assistito, negli anni, a diverse e drammatiche situazioni di bambini e, più in generale, persone fragili, che si sono venute a trovare in ospedale vittime dell’inquinamento da polveri fini. Come ingegneri vogliamo rispondere a questa problematica, ma sempre cercando di coniugare con intelligenza la sfida del diritto al lavoro con quella del diritto alla salute, che qui sono entrambe vitali.
Che cosa proponete al mercato per vincere questa sfida?
Il primo filtro industriale fluidodinamico che utilizza aria per purificare l’aria e abbattere in modo più efficace le più pericolose emissioni inquinanti, con zero costi di manutenzione. Le attuali tecnologie presenti sul mercato, infatti, i filtri a manica e gli elettrofiltri, presentano entrambe importanti limiti funzionali. I filtri a manica, per esempio, funzionando come i sacchetti delle nostri aspirapolvere, sfruttano dei contenitori microforati che, dovendo avere maglie sempre più piccole per catturare le particelle, rischiano di fallire proprio là dove dovrebbero essere più efficaci, ossia con le particelle più piccole, perché, oltre una certa soglia, insieme ad esse non passa più nemmeno l’aria; e per “spingere” l’aria nei filtri bisogna comunque consumare energia. Se poi si otturano richiedono manutenzione. E, ad ogni modo, periodicamente, vanno sostituiti. Mentre gli elettrofiltri, quelli in cui le particelle passano attraverso un campo elettromagnetico che attira le polveri metalliche, presentano due problemi: il costo considerevole dell’impianto, specie per una piccola azienda, e i consumi elettrici altrettanto rilevanti. Senza dimenticare che non tutte le particelle sono polarizzabili e dunque alcune non possono essere catturate. La soluzione tecnologica che abbiamo elaborato, invece, parte dalla presa d’atto di questi limiti funzionali per provare a superarli, con una modalità efficace di risposta che vuole essere alla portata di tutti, attraverso un minor dispendio energetico e l’assenza di manutenzione. E dunque anche un risparmio economico.
In che modo?
Abbiamo ideato un filtro a spirale che sfrutta i principi alla base del volo di un aereo. Quando l’aria entra dentro questa spirale, si generano depressioni nel nucleo, come avviene anche nell’occhio di un tornado. Queste depressioni fanno sì che, nella parte più interna del filtro, si concentrino le particelle più piccole, che poi vengono convogliate in un serbatoio, mentre l’aria che ne fuoriesce è purificata; le macro-particelle, invece, si arrestano nella parte più esterna e, visto che spesso sono minerali e ferro, e dunque si tratta di materia prima che può essere riciclata, grazie all’azione delle forze centrifughe, vengono recuperate per essere convogliate in un secondo serbatoio, dove vengono raccolte per essere processate e reimmesse nel ciclo produttivo. Non dimentichiamoci che, con le tecnologie che operano nei sistemi precedentemente descritti, le diverse particelle si mischiano e non si riesce a operare la medesima operazione di riciclo delle polveri.
È possibile quantificare il risparmio?
Grazie al brevetto Preinvel, che mira ad essere pronta per andare sul mercato nel 2025, si riduce il consumo elettrico dell’80 per cento e si azzerano i costi di manutenzione. I nostri filtri, infatti, non vanno sostituiti. Perché è aria che filtra altra aria.
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