
Può partire il processo per riconoscere il martirio di padre Ghanni

«Padre Ghanni diceva sempre: “Dobbiamo esprimere la speranza che è nella fede cristiana rimanendo presenti, continuando a dire Messa. Questo farà crescere la fede e la speranza della gente”. Sapeva quello che rischiava, gli arrivavano minacce di morte e “inviti” a non dire più Messa in parrocchia, ma mi diceva: “Dobbiamo essere come il buon pastore che dà la vita per le pecore. Io vivo giorno per giorno, non so se mi uccideranno mentre torno a casa. Ma non posso smettere di fare quello che faccio”». Questa è una delle tante testimonianze che anche Tempi ha raccolto sulla vita e il martirio del sacerdote caldeo iracheno Ragheed Ghanni che, assieme a d altri tre diaconi fu ucciso il 3 giugno 2007 dai terroristi islamici.
L’agenzia Fides ha dato notizia che la Congregazione per le Cause dei Santi ha concesso il Nihil Obstat necessario per iniziare il loro processo di canonizzazione. «Con una lettera, firmata lo scorso 1° marzo dal Cardinale Angelo Amato (Prefetto della Congregazione per le Cause del Santi) e dall’Arcivescovo Marcello Bartolucci (Segretario del medesimo Dicastero vaticano) – scrive Fides -, viene confermato che non c’è nessun ostacolo a iniziare il processo di canonizzazione per proclamare santi padre Ganni e i tre diaconi uccisi con lui, secondo le procedure previste».
La Causa di canonizzazione che potrà dichiarare beati padre Ghanni e i tre diaconi uccisi insieme a lui verrà introdotta “pro martirio in odium fidei”, e dovrà verificare e attestare che i quattro beatificandi sono martiri trucidati dai loro carnefici a causa della propria fede in Cristo.
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