
Lavoro. La proposta della Cisl merita attenzione

Lo scorso giovedì 20 aprile la Cisl ha depositato presso la Corte di cassazione la proposta di legge di iniziativa popolare sinteticamente denominata “Partecipazione al lavoro”, per la quale ha conseguentemente avviato una impegnativa campagna di raccolta firme su tutto il territorio nazionale. Una iniziativa coraggiosa culturalmente e politicamente, decisamente “fuori moda”.
La Cisl prova a superare il dibattito di oggi sul lavoro
Inusuale perché è più semplice ripetere a macchinetta slogan efficaci sui giornali e nei servizi tv (“meno tasse e più qualità”, “salari e pensioni più alti per tutti”, eccetera), ma non declinati tecnicamente: il consenso di breve termine è garantito senza la fatica del realismo.
Culturalmente audace perché scevra di complessi di inferiorità rispetto a chi continua a sostenere ricette magiche come il salario minimo legale o nuove forme di scala mobile: proposte che dimenticano buona parte dei fattori in gioco, siano essi relativi al lavoro (i dati Inps-Cnel ci dicono che oggi la contrattazione collettiva garantisce ai lavoratori trattamenti complessivi decisamente più vantaggiosi delle proposte di salario minimo in discussione) o al sistema economico nel suo complesso (un qualsiasi nesso automatico tra crescita salariale e inflazione sconnesso dalla produttività potrebbe velocemente mettere in ginocchio anche le tante imprese che competono).
Lungimirante politicamente perché la Cisl ha deciso di superare il dibattito dell’oggi per proporre una soluzione che, pur provenendo dal passato dello stesso sindacato, guarda al futuro. Non una rivendicazione estemporanea, ma un nuovo modello economico.
Un disegno di legge che merita di essere letto
Siamo talmente disabituati a sentire proposte esplicitamente connesse a una visione della persona, che quando se ne incontra una solida si rischia di essere vinti dal cinismo e dal benaltrismo. Errore da evitare: il disegno di legge per una nuova governance delle imprese merita di essere letto.
La Cisl sta proponendo di riscoprire le migliori intuizioni della Costituzione. In un’epoca di ben altre contrapposizioni ideologiche rispetto a quelle stanche che viviamo oggi, le migliori personalità attive nell’Assemblea costituente (tra cui Giulio Pastore, tre anni dopo fondatore proprio della Cisl) decisero di contrapporre alle ricette conflittuali di matrice comunista o individualiste di matrice capitalistica una terza via efficacemente descritta in quell’articolo 46 che la Cisl con la sua proposta vuole attuare. Lì è sancito il diritto dei lavoratori a partecipare alla gestione dell’impresa (rifiutando quindi l’incomunicabilità tra capitale e lavoro), in armonia (e non in contrapposizione) con le esigenze della produzione. Leggi che avrebbero dovuto regolare nel dettaglio questo meccanismo non sono mai state approvate (e, a dire il vero, poche sono state proposte).
La Cisl e il modello partecipativo
Perché riscoprire proprio oggi il modello partecipativo, che pure la Cisl conosce dalla sua fondazione (la partecipazione è citata già nell’articolo 2 dello statuto del sindacato)?
La pandemia ha dimostrato la centralità delle relazioni industriali nel contrasto ai grandi shock economici. Se sindacati e imprese non avessero firmato ad aprile 2020 i protocolli sulla sicurezza per riprendere subito il lavoro nelle fabbriche e negli uffici, i danni del Covid sarebbero stati ancora più gravi. Le parti sociali ebbero il coraggio che mancò al legislatore, dimostrando che il dialogo è sempre più fecondo della contrapposizione ideologica. Si tratta di un insegnamento che va messo a frutto, declinato anche nell’affronto degli affari quotidiani, tanto più in un’epoca che sempre di più definiamo “della competenza”, nella quale i lavoratori, per preparazione e livello di istruzione, possono efficacemente collaborare alla maggiore competitività dell’impresa, esprimendosi sulle scelte strategiche (la cosiddetta partecipazione gestionale), al miglioramento di prodotti e processi (la cosiddetta partecipazione organizzativa), e, quindi condividere anche i risultati economici (la cosiddetta partecipazione economica e finanziaria).
Una proposta che viene dal basso
La proposta di legge della Cisl non obbliga alcuna di queste forme di partecipazione (pur potenziando molto i processi di informazione obbligatori, la cosiddetta partecipazione consultiva), ma immagina meccanismi promozionali e incentivanti che convincano le imprese a scommettere sul confronto, invece che accontentarsi delle solite colorate slides propinate dalle società di consulenza.
È una tecnica regolatoria interessante, tanto più se proposta da un sindacato: nessuna foga dirigista, ma la pragmatica coscienza che un modello economico nuovo può affermarsi solo se imprese e lavoratori comprendono (anche sperimentandolo) che così stanno meglio tutti. Spetta ora alla Cisl raggiungere il numero di firme necessario per la presentazione in Parlamento. La politica sarà poi chiamata a confrontarsi con una proposta che viene realmente “dal basso”, dalla fantasia dei corpi intermedi, solitamente sempre un passo avanti rispetto alla politica.
0 commenti
Non ci sono ancora commenti.
I commenti sono aperti solo per gli utenti registrati. Abbonati subito per commentare!