Prezzi materie prime alle stelle. Rischio tsunami per l’Italia

Di Redazione
05 Luglio 2021
L’economia mondiale è improvvisamente a corto di tutto? L'effetto Covid e la sonnolenta Europa, minispiegazione di un fenomeno molto preoccupante (soprattutto per noi)
Bikita, la più grande miniera di litio dello Zimbabwe.
Bikita, la più grande miniera di litio dello Zimbabwe.

Scarseggiano le materie prime e sono guai. Il tema inizia (solo ora) a farsi largo sulle prime pagine dei quotidiani generalisti che cominciano a registrare gli allarmi lanciati dal nostro mondo imprenditoriale e produttivo. L’ultimo, in ordine di tempo, è stato il presidente di Assolombarda Alessandro Spada che all’assemblea generale ha ricordato che

«Tra gennaio e maggio di quest’anno le aziende della manifattura hanno dovuto fronteggiare un rialzo medio delle materie prime del 38 per cento, con picchi del 64 per cento per la metallurgia e la meccanica. Le pressioni sono forti soprattutto per rame, alluminio, acciaio, ma anche per legno e materie plastiche».

Aumenti acciaio, rame, stagno

L’allarme è globale, ma a farne le spese è soprattutto l’Europa. È per questo che di recente Bloomberg ha lanciato questo titolo: «L’economia mondiale è improvvisamente a corto di tutto».

Guardiamo un po’ di numeri. L’acciaio da novembre a oggi è salito del 230 per cento, i polietileni del 120, il rame del 47, il bitume del 21,9. Il cobalto, nel solo 2021, è aumentato del 40 per cento, lo stagno del 133.

Non è solo colpa del Covid

Perché è successo tutto ciò? La spiegazione generale è che si tratta di un effetto del Covid. Durante l’inizio della pandemia, molte aziende hanno rallentato la produzione per riprenderla quando il virus ha iniziato a dare tregua. Questo ha provocato un’impennata delle richieste e dei prezzi. Il prezzo della ghisa, ad esempio, è passato da una media di 319 euro per tonnellata nel settembre 2020 a 521 euro nel maggio del 2021.

Sul Messaggero, il professor Giulio Sapelli ha però scritto un interessante articolo spiegando che la situazione non è stata determinata “solo” dal Coronavirus. Sapelli fa notare, infatti, che l’Europa è stata in questo periodo poco accorta e molto ideologica, beandosi della retorica verde del Green New Deal, ma stando poco attenta al fatto che la vita è fatta di materia (su questo argomento apparirà un’intervista al professore sul prossimo numero di Tempi). Così, mentre da noi si chiacchierava, Cina e Stati Uniti hanno fatto incetta di materie prime come rame, silicio, ferro in vista della ripartenza dell’economia. 

E il superbonus edilizia?

Veniamo all’Italia dove, ironia della sorte, è stato lanciato il superbonus sull’edilizia proprio per rilanciare l’economia. Il problema è che la carenza di materie prime (alcune hanno consegne da qui a sei mesi) e l’aumento dei prezzi rischiano di farlo fallire. Non è un caso che Pietro Salini, amministratore delegato di Webuild, abbia detto di recente che «c’è il rischio che si fermino i cantieri proprio nel momento in cui devono essere avviati».

Come è stato spiegato sempre al convegno di Assolombarda, siamo di fronte a «un potenziale tsunami che potrebbe portare a un’altra crisi sistemica che metterebbe forse definitivamente in ginocchio le economie». Intanto qualche segnale c’è già: l’aumento del 9,9% dell’elettricità e del 15,3% del gas non è estraneo a questo problema della carenza di materie prime.

Foto Ansa

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