Presunti pedofili Bassa Modenese. «Vescovo, mi aiuti a conoscere i miei fratelli»

Di Stefano Covezzi
16 Febbraio 2017
Lettera di Stefano Covezzi, "vittima" di un processo che ha rovinato la sua famiglia e lo ha allontanato, 17 anni fa, dai suoi fratelli

tempi-bassa-modeneseLa lettera che pubblichiamo di seguito è stata inviata da Stefano Covezzi a monsignor Erio Castellucci, vescovo di Modena. Stefano, 17 anni, è il figlio di Delfino Covezzi e Lorena Morselli, due delle persone coinvolte nell’assurdo caso giudiziario sui presunti pedofili satanisti della Bassa Modenese. Tempi ne raccontò la vicenda qui. Dopo sedici interminabili anni, il processo nei confronti di alcune famiglie si concluse con un’assoluzione: i genitori accusati di seviziare i propri figli in riti orgiastici condotti da un sacerdote (don Giorgio Covoni, che per le accuse morì di crepacuore) furono scagionati. Ma se giustizia, infine, fu fatta, essa non impedì ad alcune di queste famiglie di pagare un tributo altissimo. Fra queste, la famiglia Covezzi. Delfino, rimasto in Italia, ne morì di dolore, Lorena, riparata in Francia col piccolissimo figlio Stefano, ha visto la sua famiglia distrutta. Lorena, come ci raccontò in questa intervista, ha sempre cercato un contatto coi figli che le furono sottratti, inutilmente. In questa lettera, di cui pubblichiamo alcuni passaggi, Stefano chiede al vescovo un aiuto per incontrare i fratelli che non ha mai conosciuto.

Egregio Mons. Erio Castellucci,

Mi chiamo Stefano Covezzi, ho 17 anni, frequento il liceo scientifico di Lorgues, sono ancora chierichetto nella parrocchia dove abito, a Salernes, frequento la riunione settimanale dei giovani in parrocchia, sono scout, ho partecipato alla J.M.J. a Cracovia la scorsa estate. I miei genitori sono nati a Modena, io sono nato in esilio in Provenza.

Non mi dilungo a descriverle una vicenda lunga, dolorosa, nella quale, fin dall’inizio, fu coinvolto un prete della sua diocesi: don Giorgio Govoni, che fondò, per mandato della diocesi, “Il Porto”, un’opera che accoglieva ed accoglie famiglie, persone in difficoltà.

Solo il suo nome evoca inchieste balorde con orchi, teste mozzate, cimiteri, squallore, bambini maltrattati poi allontanati e separati, processi, deliri, assistenti sociali e psicologi, avvocati, tante persone incarcerate, numerosi decessi, fra i quali il mio caro papà: dopo 16 anni di processi non ha visto la definitiva assoluzione, perché un infarto me l’ha portato via l’8 agosto 2013 nella festa di San Domenico.

Esiste un bel volume sulla vicenda, scritto da mons. Ettore Rovatti, che fu professore al liceo dell’On. Giovanardi, modenese cristiano: Don Giorgio Govoni, martire della carità, vittima della giustizia umana; può trovarne una copia solo in canonica a Finale Emilia, in quanto fu sequestrato all’epoca in cui fu distribuito nelle librerie (esistono altre opere riguardanti la vicenda, nonché molto materiale giornalistico nazionale e locale).

Mons. Erio, le scrivo per chiederle un favore: può aiutarmi ad incontrare i miei fratelli, che furono allontanati un freddo mattino del novembre 1998, insieme ad altri 16 bambini nella Bassa Modenese?

Malgrado le numerose assoluzioni, nessuno vuole tornare a casa e, peggio, i miei fratelli e le mie sorelle non vogliono neppure conoscermi.

Mons. Erio, io sono nato dopo che furono allontanati, dunque non c’è ragione che non vogliano almeno incontrarmi: io non c’entro nulla! Non capisco cosa sia successo ai miei fratelli dopo che furono allontanati; nessuno capisce, ma io soffro di questo loro silenzio, malgrado cerchi di contattarli e ad ogni occasione, invio auguri, pensieri, lettere, ma… nulla!

Mons. Erio, credo che lei possa fare molto per riallacciare i legami che qualcuno ha spezzato. Non si tratta di fare processi; aspetto con ansia il momento di conoscerli, mi aiuti!

La metto nelle mie preghiere e la saluto cordialmente,

Stefano Covezzi

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