
«Preferiamo morire mille volte che rinnegare Gesù». Gli 800 martiri di Otranto saranno santi
«Teniamo Gesù Cristo per il Figlio di Dio e vogliamo mille volte morire piuttosto che rinnegarlo». Così l’umile calzolaio Antonio Primaldo rispose il 13 agosto 1480 al comandante dei turchi Gedick Achmed Pascià che aveva assediato e preso la città di Otranto. Agli 800 superstiti, dai 15 anni in su, fu chiesto di abiurare e convertirsi all’islam. Primaldo parlò in nome di tutti gli 800, che per punizione furono decapitati e poi dichiarati “martiri” dalla Chiesa. Ieri papa Benedetto XVI, ricevendo in udienza privata il cardinale Angelo Amato, prefetto della congregazione delle Cause dei Santi, ha autorizzato la promulgazione del decreto sul miracolo attribuito all’intercessione degli Ottocento, che dunque verranno proclamati presto santi.
SUOR FRANCESCA GUARITA DAL CANCRO. All’intercessione degli 800 è stato riconosciuto il merito del miracolo avvenuto a maggio del 1980. Quell’anno ricorreva il quinto centenario del martirio e l’urna dei martiri fu portata in pellegrinaggio in tutte le parrocchie di Otranto. Quando l’urna fu portata nel monastero delle sorelle povere dell’ordine di Santa Chiara, la comunità chiese il miracolo per suor Francesca Levote, monaca sui cinquant’anni colpita da una gravissima forma tumorale già in metastasi e senza speranza di restare in vita. Il miracolo avvenne, il tumore scomparve e suor Francesca morì nel 2011 a 84 anni.
«IL MIGLIOR REGALO DI NATALE». Grazie al riconoscimento del miracolo da parte della Chiesa, tutto è pronto perché gli 800 vengano dichiarati santi. «È il miglior regalo di Natale che abbia mai ricevuto. L’annuncio ci ha riempiti di gioia, la nostra diocesi eleva la sua preghiera alla Trinità perché, specialmente in questo anno della fede, tutti siamo confrontati e incoraggiati nel nostro impegno di annunciare e testimoniare il Vangelo» ha dichiarato ad Avvenire Donato Negro, arcivescovo di Otranto.
«L’INVITO DEI MARTIRI». «In un’epoca di crisi profonda, l’imminente canonizzazione dei nostri martiri è un forte invito a vivere fino in fondo la nostra testimonianza quotidiana fatta di fedeltà a Cristo e alla sua Chiesa – continua – Ovviamente non a tutti è richiesto dal Signore di dare la propria vita per la causa del Vangelo, ma ognuno di noi è chiamato a essere coerente con la propria fede nelle scelte di ogni giorno. Scelte che non di rado richiedono il coraggio di andare controcorrente e di affrontare magari il giudizio negativo di colleghi, amici, conoscenti, pur di non tradire la Parola di Dio».
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