Pozzato: «Correre la Parigi-Roubaix è un onore e una responsabilità. Cancellara? Nessuno è imbattibile»

Di Matteo Rigamonti
06 Aprile 2013
Il campione di ciclismo racconta la "Regina delle Classiche". «Ricordo il primo posto di Franco Ballerini nel 1995 e l'atmosfera magica che circonda questa corsa»

Domenica si corre la Parigi-Roubaix. Filippo “Pippo” Pozzato, talento del ciclismo italiano quest’anno in forza alla Lampre-Merida, racconta il suo rapporto con la “Regina delle classiche” e i suoi duri e interminabili tratti di pavé. Il campione di Sandrigo, paesino in provincia di Vicenza, nel 2009 è già andato vicino alla vittoria finale, entrando nel velodromo di Roubaix appaiato al belga Tom Boonen che, però, in volata l’ha battuto, aggiudicandosi così il suo personale quarto successo. Ma Pozzato, ingaggiato dalla Lampre-Merida proprio per le sue qualità nelle Classiche del Belgio, quest’anno riproverà a vincere. E ha una strategia: marcare da vicino lo svizzero Fabian Cancellara, che non ha nelle volate il suo punto di forza. Anche se tenere la ruota della “Locomotiva di Berna” non sarà certo facile. Ma alla Roubaix le insidie e gli imprevisti non mancano mai.

Pozzato, domenica si corre la Parigi-Roubaix, una corsa ricca di fascino e tradizione. Quando l’ha scoperta e quali sono i più bei ricordi che le evoca la “Regina delle Classiche”?
Devo dire che, in generale, ho scoperto tardi il ciclismo, visto che ho iniziato a correre a dodici anni: prima, ho giocato a hockey su pista, pur essendo sempre stato un appassionato di ciclismo. Ma uno dei primi ricordi più nitidi legati alla Parigi-Roubaix è la vittoria di Franco Ballerini nel 1995: da quel momento, Franco ha rappresentato per me un punto di riferimento come ciclista e, quando ho avuto la fortuna di conoscerlo di persona e lavorarci assieme, ho avuto modo di apprezzarlo anche come grande uomo.

Come è stato, invece, correrla per la prima volta? Quali sentimenti si attraversano e cosa prova il fisico?
Ho disputato la mia prima Parigi-Roubaix nel 2005 ma, sfortunatamente, non sono riuscito a portarla a termine. Correvo per la Quick Step, squadra belga, per la quale la Parigi-Roubaix rappresenta uno degli appuntamenti cruciali della stagione: ho potuto così respirare ancora più a fondo l’atmosfera magica che circonda questa corsa e il filo di tensione che lega tutti coloro che si apprestano a prendervi parte. Proprio un mio compagno di squadra, Tom Boonen, vinse la corsa, quindi l’esperienza fu davvero intensa. L’esordio è stato ovviamente emozionante, a partire dalla presentazione delle squadre a Compiegne alla vigilia della gara. Il giorno della corsa, invece, si entra in una dimensione di grande concentrazione, pronti ad affrontare le difficoltà e le sollecitazione delle pietre del pavè.

È più dura del Giro delle Fiandre?
Sono due corse molto differenti, pur essendo adatte allo stesso lotto di corridori, ovvero a quegli atleti capaci di tenere bene la posizione in gruppo, bravi a guidare la bici anche su fondo stradale sconnesso e capaci di compiere sforzi intensi e di recuperare rapidamente subito dopo.

Che cosa significa per un ciclista come lei prendervi parte oggi, a questo punto della sua personale carriera e con una nuova squadra come la Lampre-Merida?
La Lampre-Merida mi ha ingaggiato proprio per le mie qualità nelle Classiche del Belgio: questo è, al contempo, un grande onore e una responsabilità. Fa piacere vedere riconosciuta la propria qualità da una formazione di massimo livello e dalla grande tradizione quale la Lampre-Merida. Vorrei davvero regalare alla famiglia Galbusera, titolare dell’azienda Lampre, e allo sponsor Merida una bella soddisfazione.

Finora, al Fiandre come alla Roubaix, ha ottenuto al massimo un secondo posto, in entrambi i casi alle spalle di un “mostro” come Boonen (l’anno scorso al Fiandre e nel 2009 alla Roubaix). Può sembrare poco, ma è già tantissimo. Cosa le è mancato per vincere?
È vero, la piazza d’onore, in corse come il Fiandre o la Roubaix, è già un risultato di grandissimo valore. Chi ha provato a correre in queste gare, sa quanto sia difficile anche solo portarle a termine, figurarsi arrivare sul podio. È difficile dire cosa mi sia mancato per vincere: io penso che siano state solo piccole cose, come accaduto lo scorso anno al Fiandre, con Boonen che mi ha battuto in volata. Avessi anticipato lo sprint, sapendo che Tom soffre le volate lunghe, magari avrei vinto… ma in quei momenti è davvero difficile prendere decisioni in una frazione di secondo. Eppure, anche attraverso questi dettagli, passa la differenza tra il successo e un secondo posto.

Anche a Pasqua, al Fiandre, ha provato a giocarsela fino all’ultimo, ma poi non è andata. Come mai? È comunque soddisfatto?
No, non sono soddisfatto, perché per tutta la giornata non ho avvertito la sensazione di essere completamente competitivo. Puntavo molto sul Fiandre e non essere riuscito a lottare con i migliori è per me motivo di delusione.

Sagan e Cancellara sono imbattibili in questo momento?
Nessuno è imbattibile, pur essendo Sagan e Cancellara due corridori fortissimi. Erano i due favoriti per il Fiandre e puntualmente sono arrivati a giocarsi il successo. È molto difficile battere Sagan perché unisce rapidità e capacità di attaccare. Cancellara, invece, ha una progressione micidiale, nessuno come lui sa effettuare accelerazioni sugli strappi: la sua unica debolezza è la scarsa propensione alla volata, quindi per batterlo bisogna tenere duro alla sua ruota fino al traguardo.

Domenica su chi farà la corsa?
Sagan non sarà al via della Roubaix, così come un altro grande possibile protagonista come Boonen. Cancellara sarà, quindi, l’uomo di riferimento, ma attenzione perché la Roubaix, con le sue mille insidie, può sempre offrire sorprese.

In gruppo con lei ci sarà, tra gli altri, il suo ex compagno Luca Paolini che aveva nel mirino, pure lui, il Fiandre. Ci riproverà? E quali altri atleti dovrà tenere d’occhio per la vittoria finale?
Luca è un grande amico e stimo moltissimo la sua professionalità. Ovviamente, mi farebbe piacere se riuscisse a sfoderare una grande prestazione. Per quanto riguarda gli altri italiani, Manuel Quinziato e Daniel Oss della Bmc sono atleti molto adatti alla Parigi-Roubaix, ma penso che dovranno lavorare in supporto al loro compagno di squadra Thor Hushovd.

@rigaz1

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