
Portanova ritorna dopo il calcioscommesse e dedica il gol all’avvocato, «che è come un fratello»
Due storie sportive ed extra-calcistici diverse, una di fronte all’altra nella stessa partita. Il match di domenica sera tra Napoli e Bologna è stato un autentico crocevia, punto di snodo tra le vicende dei capitani delle due squadre, Daniele Portanova e Paolo Cannavaro. Da un lato, le preoccupazioni partenopee, oggi concretizzatesi nella sentenza emessa dalla Commissione disciplinare: due punti di penalizzazione alla squadra per una combine in Napoli-Samp del 2010, e soprattutto sei mesi di squalifica per il capitano Paolo, ritenuto colpevole di omessa denuncia insieme al compagno Gianluca Grava, oltre ai 3 anni e 3 mesi inflitti all’ex-portiere Matteo Gianello per tentato illecito. Nelle ultime settimane le voci si erano inseguite e anticipazioni delle pene erano già state offerte: ma quando arriva l’ufficialità è sempre un colpo pesante, più delle due lunghezze perse in classifica che fanno retrocedere il Napoli dal terzo al quinto posto.
INNOCENTE. Di fronte c’era però Daniele Portanova, che dalle vicende del calcioscommesse, filone barese, ne è appena uscito, scontando 4 mesi di squalifica. Si è sempre dichiarato innocente, non ha mai voluto patteggiare perché riteneva che anche solo un giorno lontano dai campi sarebbe stato iniquo, non avendo fatto niente. Ma la giustizia sportiva (a differenza di quella penale, strana incongruenza) non ha ritenuto valide le sue argomentazioni, e lo ha condannato per omessa denuncia a 6 mesi (poi ridotti a 4) lontani dal gioco. Il caso ha voluto che sia stato proprio lui a decidere la partita di domenica sera: alla sua incornata vincente, una delle tante del difensore 34enne romano dal gol facile, è seguita un’esultanza rabbiosa, quella di chi vuole in fretta voltare pagina su un capitolo doloroso della sua vita e ricominciare in fretta.
IL PENSIERO ALLA FAMIGLIA. Sono stati mesi difficili per Portanova. La lontananza dal gioco lo faceva soffrire, ma ancor di più a farlo penare era quanto aveva dovuto subire la sua famiglia. A loro è andato il suo primo pensiero, ai figli che non volevano andare più a scuola perché presi in giro per avere un padre che “vendeva le partite”, alla moglie insultata per strada. E poi quella dedica così sentita per Gabriele Bordoni, il suo avvocato: quasi un fratello, diceva Daniele a fine partita.
Carattere spontaneo, diretto e fumantino, vuole riprendersi in fretta tutto ciò che questa squalifica gli ha tolto. La squadra è tutta con lui: il bell’abbraccio con cui la panchina è corsa in campo testimonia tutta la vicinanza di un gruppo saldo verso il suo capitano. A inizio anno gli veniva tolta rapidamente la fascia, ora Pioli non c’ha pensato due volte a infilargliela di nuovo al braccio per il ritorno in campo. Così il Bologna si gode la bella vittoria di domenica sera e il ritorno in squadra di uno dei suoi giocatori più importanti, centrale mai tanto utile come ora in chiave salvezza. E il calcio italiano applaude Daniele, non per assolverlo. Semplicemente anche il pubblico vuole voltare pagina, tornare ad emozionarsi per il pallone e per le sue belle storie. Come quella di Portanova.
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