
Ponte sullo Stretto, Cruciani: «Decidiamoci. O troviamo i soldi per costruirlo o paghiamo le penali»
Ponte sì, ponte no. L’indecisione che regna intorno alla grande opera sullo Stretto di Messina va avanti da 50 anni: Giuseppe Cruciani, conduttore de La zanzara su Radio24, lo ha raccontato in un libro del 2009, “Questo ponte s’ha da fare”, risalendo ai primissimi progetti di collegare Reggio Calabria e Messina. Ci aveva pensato persino Cecilio Metello nel 251 a.C., quando Roma era agli splendori: Metello immaginò un ponte fatto di barche per festeggiare la vittoria della prima guerra punica. L’idea forse non sarebbe stata solida, ma di sicuro più economica di quell’attuale, un progetto aperto almeno dal 1981, quando nacque la Società Stretto di Messina. Il governo Monti deve decidere se chiudere il progetto e pagare le penali alle aziende che dovevano realizzarlo oppure finanziarlo. Essendo indeciso, e non avendo i soldi per nessuna delle due ipotesi, ha rimandato la decisione di due anni. Intanto il neo presidente Rosario Crocetta, in un’intervista a La Sicilia, aveva dichiarato: «Non amo le battaglie ideologiche, ponte sì o ponte no. Ho la necessità di fare cose urgenti rispetto alle risorse che abbiamo, non riproponiamo un tema che divide la Sicilia. Quando sarà superata l’emergenza possiamo fare un bel referendum e i siciliani decidano. Non è che un problema come questo può stare sulle spalle del presidente». Cruciani, a tempi.it commenta: «È il solito benaltrismo che circonda il tema del ponte».
Cruciani, cosa ne pensa della decisione del governo Monti?
Il punto non è più se bisogna costruire il ponte o no, ma prendere una decisione una volta per tutte. Mi sembra che il governo tecnico si sia diviso su questo come su altri temi: mettiamo una tassa, no la togliamo, non facciamo il ponte, anzi aspettiamo ancora un po’ per decidere. Solo che la storia del ponte va avanti da 50 anni: adesso c’è il reale problema di pagare le penali e non ci sono i soldi per farlo. Ma questa decisione del governo non ha senso, bisogna decidere ora una volta per tutte. O paghiamo le penali alle aziende e chiudiamo i cantieri, oppure andiamo avanti e costruiamo il ponte una volta per tutte. Non c’è bisogno di altro tempo per decidere, bisogna al massimo cercare i finanziamenti in project financing.
Il governo Monti ha semplicemente scaricato la responsabilità sul governo che gli succederà?
Ripeto: i soldi non ci sono e questo è un problema concreto, però così non ha fatto altro che rispedire la palla alla politica. Poi c’è anche un altro problema: nessuno sa quanto dobbiamo pagare come penale, non è stato quantificato. Ma se non ci sono soldi è inutile temporeggiare oltre.
Il neo presidente della regione siciliana Rosario Crocetta nicchia.
È il classico atteggiamento benaltrista. In questi anni moltissimi hanno dichiarato che erano altre le opere prioritarie.
Perché è vantaggioso fare subito il ponte?
Il punto fondamentale è che un tratto di mare di appena tre chilometri va chiuso. Una cosa del genere non esiste in nessun’altra parte al mondo. Il ponte va fatto per motivi culturali e perché porta vantaggi tecnologici ed economici, porterebbe benefici e sviluppo a entrambe le parti che si affacciano sullo Stretto.
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4 commenti
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scusate ma chiccazzo è Cruciani per parlare del ponte sullo stretto? diamo credibilità a tali personaggi ottimi per la propaganda radicale dei matrimoni gay e per sfottere padre Amorth e “sia lodato Gesù Cristo” in diretta radiofonica?/
L’ottimo Cruciani ha messo il ditino nel piagone e gli ha dato anche una bella rigirata. Il problema vero è che nessun sinistro è mai riuscito a costruire qualcosa di buono in nessuna parte del mondo, figuriamoci qui da noi. Solo macerie.
Finalmente sento parlare di benefici culturali. La Sicilia avrebbe tanti vantaggi e pochi svantaggi: i primi sarebbero economici, turistici e di sviluppo socio-culturale mentre i secondi sarebbero la (relativa) fine della tranquillità che tanto piace alla mafia per gestire in pace i suoi affari.