
Piccolo critica l’indignazione sull’Unità, e a Tempi: «Sono d’accordo con mons. Negri»
“Stanchi anche di indignarci”, così l’Unità titola oggi un intervento dello scrittore e sceneggiatore Francesco Piccolo che, «davanti alla situazione difficile di oggi», descrive a Tempi la sua ricetta.
Piccolo sull’Unità commenta l’uscita del pamphlet di Hessel “Indignatevi!”, che ha già avuto molto successo in Francia, sottolineando le nefaste conseguenze di questo atteggiamento di cui l’Italia sarebbe già fin troppo intrisa: «Se c’è una cosa – scrive – che la metà della popolazione italiana, dal 1994 ad oggi, ha fatto, è esattamente questa: si è indignata». Lo scrittore imputa l’atteggiamento soprattutto alla sinistra, sottolineando che se «c’è un sentimento in ogni sua forma e incarnazione che la sinistra ha espresso è l’indignazione». Il risultato, continua lo scrittore, «è che l’indignazione non ha generato nient’altro. E non è un caso, perché indignarsi vuol dire sentirsi estranei a ciò che accade davanti ai propri occhi… vuol dire tirarsi fuori da quello che accade. Non partecipare mai fino in fondo».
Francesco Piccolo, ma quale alternativa ha la sinistra, che oggi lei redarguisce proprio tramite le colonne di un suo giornale?
I sentimenti alternativi sono tanti. Per prima cosa, però, è necessario desiderare davvero di impegnarsi per costruire un’alternativa. Per fare questo occorre coinvolgersi con la realtà, sporcasi le mani. Il problema è proprio qui: chi pensa che il mondo sia brutto e se ne tira fuori è chi pensa di non avere responsabilità, è chi crede che la colpa sia sempre di qualcun altro. Ma chi si erge a puro, e vuole rimanere tale, non si muoverà mai dentro la realtà che invece è contraddittoria. Così, non contribuirà mai a fare del bene, attaccherà invece chi si muove addossandogli ogni colpa.
Monsignor Negri, da noi intervistato, ha dichiarato che «l’indignazione non è un sentimento cattolico», proprio perché blocca e non costruisce e ha richiamato ognuno «a guardare e portare la situazione con sofferenza». Da laico, le pare una strada valida per tutti?
Sono perfettamente d’accordo con il vescovo. Se non si inizia a soffrire, ovvero a portare il peso degli eventi, non si può nemmeno cominciare a costruire un’alternativa. E’ la mancanza di questa capacità a fare del nostro un paese bloccato.
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