Picasso a Milano, il cubismo che non inganna e l’amore per la ballerina Olga Chochlova

Di Paola D'Antuono
22 Novembre 2012
Terza parte della speciale visita di Tempi.it a Palazzo Reale. Il cubismo analitico e sintetico, i papiers collés e la raffigurazione della sua prima moglie e del figlio Paulo.

Il capolavoro del Novecento di Picasso, Les Demoiselles d’Avignon, ammirabile alla Mostra allestita a Palazzo  Reale, darà il via a una nuova fase nella pittura del maestro spagnolo, come ci spiega la guida Emmanuela Ronzoni: «Picasso si avvicina al cubismo perché lo affascinava l’idea di poter mostrare un oggetto a 360 gradi su una tela bidimensionale senza inganno alcuno. Raccontarlo di fronte, di fianco e dietro simultaneamente, squadernarlo, aprirlo, avere la capacità di entrarci dentro. Don Giussani diceva che il cubismo è il tentativo umano più riuscito di cercare di tener conto di tutti i fattori della realtà simultaneamente». Nel suonatore di chitarraPicasso semplifica la tavolozza, riduce la scala cromatica decidendo di non usare tutti i colori per evitare che l’opera risultasse incomprensibile: lo sfondo è omogeneo, anche se nella parte centrale della tela la situazione si complica perché c’è l’esplosione della chitarra che parte dalla cassa armonica e si diffonde. Si vede però ancora a vedere la faccia del suonatore, il suo naso e la pipa che sta fumando. Nel 1912, però, Picasso sente di stare perdendo di vista il dettaglio. È convinto che l’arte astratta non esista e lavora sempre con l’idea dell’oggetto fissa nella mente e questa idea lo porterà dal cubismo analitico al cubismo sintetico.

CUBISMO E COLLAGE. «L’arte astratta non esiste – afferma – bisogna sempre partire da qualcosa. Perché è l’oggetto che ha toccato l’artista, ha eccitato le sue idee, ha scosso le sue emozioni. Ogni cosa ci appare sotto forma di figura, persino nella metafisica le idee si esprimono attraverso figure». Quando si convince che la sua arte non sia sufficientemente chiara s’inventa dei collage, i papiers collés. In questo modo nei suoi quadri ci sono sempre dei pezzettini di realtà, che siano lettere o oggetti, che permettono a chi guarda l’opera di comprenderla. l significato ritaglia una tela cerata che rappresenta l’impagliatura di una sedia e la mette su di modo che io capisco. Jou sta per journal, si aiuta con le lettere o con le figure.

FIGURAZIONE. Per anni il cubismo non viene compreso, ma il maestro non si scompone: «Il fatto che per molto tempo il cubismo non sia stato capito e che ancora oggi ci sia gente che non riesce a vederlo, non significa nulla. Io non so leggere l’inglese. Un libro inglese è un libro bianco per me. Questo però non vuol dire che la lingua inglese non esista». Quando finalmente la critica e il pubblico cominciano a capire il cubismo e tutti vogliono comprare i quadri cubisti, Picasso inverte ancora una volta la rotta. Siamo nel 1918, in Europa si diffonde il ritorno alla figurazione. Vedendo il quadro Ritratto di Olga in poltrona, in molti pensarono che anche Picasso avesse scelto di tornare alla figurazione. In realtà lo farà in modo completamente diverso rispetto a tutti gli altri pittori europei. L’artista mantiene salda l’idea di tenere lontano l’inganno.

OLGA E PAULO. L’opera raffigura sua moglie Olga Chochlova, ballerina russa che sposerà nel 1918. Picasso le scatta una foto, con lo stereometro proietta l’immagine sulla tela e segna i riferimenti e poi lavorarla. Quando dipinge Olga la fa sì in modo figurativo, con la pelle di porcellana, gli occhi neri, bellissima, ma ha degli accorgimenti per non ingannare chi guarda il quadro. Lascia il fondo grezzo, di modo che non ci sia profondità, taglia la poltrona e i piedi e vira l’angolo del braccio e della gamba per non creare la prospettiva. Perché questo è il suo modo di guardare Olga e farà lo stesso con suo figlio Paulo, ritratto vestito da Arlecchino in virtù del suo amore per la commedia dell’arte. Negli stessi anni però Picasso lavora ad altre opere con stili completamente diversi. Ma c’è una ragione: «Se i soggetti che ho voluto esprimere mi hanno suggerito modalità diverse di espressione non ho mai esitato ad adottarli. Quando ho qualcosa da dire la dico nel modo che mi sembra più naturale». Olga richiedeva di essere raffigurata figurativamente, il prototipo della statua che voleva dedicare all’amico Apollinaire, invece, doveva essere fatta di niente. Questo perché nel 1916 il suo amico aveva scritto questo poema, Il poeta assassinato, in cui Picasso viene raffigurato come uccello del Benin, un uccello che un giorno avrebbe realizzato una statua fatta di niente, come la poesia e la gloria».

Prima parte: Picasso a Milano, 250 opere straordinarie per conoscere l’artista e l’uomo
Seconda parte: Picasso a Milano, dal periodo blu al capolavoro “Les Demoiselles d’Avignon”

@paoladant

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