
Più grave dell’emergenza immigrazione è l’emergenza giudiziaria

Caro direttore, con tutta la comprensione per le politiche del governo in materia di immigrazione, mi pare che questa storia dei trasferimenti in Albania abbia ormai i contorni della barzelletta. Li mandiamo là con una nave per poi riportarli indietro, spendiamo soldi pubblici che sarebbe meglio usare per altro, ci facciamo ridere dietro da mezza Europa.
Gerardo Alfieri
A dire il vero, mezza Europa vorrebbe copiarci, caro Gerardo, segno che il problema del contrasto all’immigrazione illegale non è solo nostro (tra l’altro si tratta dei governi di sinistra di Regno Unito e Germania). E a proposito di quest’ultimo, non le sarà sfuggito che, proprio l’altro ieri, il cancelliere Olaf Scholz ha incontrato il presidente turco Recep Tayyip Erdogan mettendo sul piatto il suo “sì” ad uno scambio: quaranta jet da guerra Eurofighter in cambio della disponibilità della Turchia a rimpatriare, come ha scritto Domenico Quirico sulla Stampa, «15 mila migranti turchi che negli ultimi anni sono entrati in Germania presentando motivazioni umanitarie e politiche». Armi in cambio di persone, non mi pare il massimo.
Il problema comune a molti Stati europei è che è difficile valutare le richieste di asilo dei migranti illegali. Ci vuole tempo, è un lavoro complicato e ci si è resi conto che, spesso, tale richiesta è diventata un escamotage usato dai richiedenti, che non ne avrebbero diritto, per non essere respinti. L’idea dell’Italia di sottoscrivere un accordo con l’Albania nasce dunque da quest’esigenza e, francamente, non ne farei un problema di costi, ma di efficacia. Il governo ha sempre detto che il piano ha valore dissuasivo: chi parte per raggiungere illegalmente l’Italia dovrebbe essere scoraggiato dal farlo, sapendo poi di finire in Albania. Sarà vero? Credo che, al momento, nessuno possa rispondere con certezza. Quel che è certo è che non sarà la riuscita o meno del “Piano Albania” a risolvere, da sola, il problema dell’immigrazione illegale. Mi pare che il governo ne sia consapevole, avendo, sin dal primo giorno, spinto molto sulla realizzazione del Piano Mattei. È una strada più lunga, più impegnativa, ma che contiene l’unica idea valida per tentare di gestire il fenomeno.
L’altro aspetto della questione riguarda l’intervento della magistratura e lo scontro col governo. Qui, al di là dei toni da propaganda nell’uno e altro campo, è innegabile che ci sia una parte delle toghe che non solo “fa politica”, ma addirittura rivendica il diritto di farlo. Perché questo è certo: se la magistratura si arroga il diritto di definire quali sono, a suo giudizio, i “paesi sicuri” in cui si possono trasferire i migranti, sta compiendo un’operazione politica. E questo, al di là di quel che si pensi del “Piano Albania”, ci dice che in Italia c’è un problema più grave dell’emergenza immigrazione: è l’emergenza della magistratura politicizzata.
0 commenti
Non ci sono ancora commenti.
I commenti sono aperti solo per gli utenti registrati. Abbonati subito per commentare!