Se sei vivo, inquini. L’idea della Nasa per trovare pianeti abitati

Di Paolo Galati
06 Marzo 2022
Grazie al telescopio James Webb si potrebbero identificare forme di vita aliene analizzando le tracce di sostanze inquinanti immesse nell'atmosfera
Telescopio James Webb Nasa
Un momento del lancio del telescopio James Webb, avvenuto lo scorso 25 dicembre (foto Ansa)

La domanda «siamo soli nell’universo?» potrebbe ben presto diventare «siamo gli unici a inquinare nell’universo?». Ma non sarebbe ironico poter identificare gli alieni su un altro pianeta tramite le tracce di sostanze inquinanti immesse nell’atmosfera? Del tipo: se inquini ti scovo.

Si spera nel telescopio James Webb

Col fiato sospeso e il cuore in attesa, l’umanità pone molte speranze sul nuovissimo telescopio James Webb lanciato lo scorso dicembre: perfettamente posizionato nell’orbita del secondo punto di Lagrange (L2), il gigantesco telescopio sta lentamente allineando i suoi petali d’oro. Pronto per farci fare un giro tra le galassie sarà efficace per l’identificazione di moltissimi esopianeti, cioè quei pianeti che non appartengono al sistema solare: il primo – 51 Pegasi – fu scoperto nel 1995, caldissimo e di grande massa, quindi inabitabile.

Ma pensate che già solo per la Via Lattea i numeri sono impressionanti: si calcola che debba esistere almeno un esopianeta per stella e che ogni cinque stelle come il Sole ci sia almeno un esopianeta con caratteristiche molto simili a quelle terrestri. Eh già, perché i pianeti extrasolari più interessanti sono quelli che si trovano nella fascia di abitabilità: distanza dalla stella madre che permette la presenza di acqua allo stato liquido. Il parametro distanza non è l’unico, molto dipende dalla stella madre: dimensioni, massa, fase evolutiva. Ma insomma per dare un nome a questa fascia di abitabilità si scelse il termine Goldilocks Zone (zona Riccioli d’oro), dalla fiaba in cui una bambina sceglie sempre la via di mezzo.

Noi e la Nasa come l’elefante Ortone

Non giriamoci attorno, il sogno nel cassetto della Nasa (e dell’umanità) resta quello di catturare l’immagine di un possibile fratello terrestre: per carità forse è più facile vincere alla lotteria degli scontrini; affascinante ma resta per il momento un’impresa difficile da realizzare, quasi impossibile. E a noi che siamo inguaribili romantici quanto ci piace l’impossibile: come quando l’elefante Ortone capta un grido d’aiuto da un minuscolo granello di polvere.

E se fosse proprio il telescopio spaziale James Webb a captare la firma, la traccia di una forma di vita? Potrebbe rivelare la presenza di vita aliena, non tramite segnali radio o tracce di clorofilla nell’atmosfera: attraverso l’inquinamento atmosferico dovuto agli eccessi di una civiltà aliena, una civiltà evoluta che abbia inquinato o perturbato la propria atmosfera. In effetti, riflettendo e considerando le distanze astronomiche, puntando un telescopio verso di noi, quali segni rivelerebbero a un ipotetico extraterrestre la presenza di una civiltà e di esseri umani?

Alla ricerca di CFC nella Via Lattea

Per un osservatore esterno, distante decine (se non migliaia) di anni luce, il modo migliore per rilevare una civiltà come la nostra pare sia quello di cercare tracce di sostanze sintetiche immesse di continuo nell’atmosfera: un mix di composti chimici di natura artificiale. Cioè, le emissioni danneggerebbero sì la nostra biosfera ma sarebbero il segnale inequivocabile con cui farsi riconoscere da una qualche tipo di civiltà aliena. Il candidato principale di emissioni sintetiche sembrano essere i clorofluorocarburi (CFC): banditi a livello internazionale nel 1987, i CFC hanno lunghi tempi di permanenza nell’atmosfera e sono i principali responsabili del famoso buco dell’ozono molto caro alla generazione X. Il livello di inquinamento dell’aria potrebbe ben presto rivelarsi un parametro fondamentale per la ricerca di “pianetini blu” o gemelli della terra.

Non resta che mettersi alla ricerca di CFC nella Via Lattea anche se secondo alcuni il motivo per cui non abbiamo ancora mai avuto contatti con gli alieni potrebbe dipendere dal fatto che viviamo in una sfigatissima finestra temporale: è probabile che civiltà intelligenti si siano già evolute e poi scomparse del tutto. Per lo stesso principio per cui più sudi più sai di fresco, care civiltà aliene, un consiglio spassionato: più inquinate più vi possiamo trovare.

Articoli correlati

0 commenti

Non ci sono ancora commenti.