Più morti che nascite in mezza Europa

Di Rodolfo Casadei
05 Dicembre 2002
Nel suo intervento davanti al Parlamento italiano Giovanni Paolo II

Nel suo intervento davanti al Parlamento italiano Giovanni Paolo II ha signorilmente tirato le orecchie all’Italia per la sua bassa natalità, che mal si concilia con la missione universale del nostro paese. Effettivamente l’andamento demografico italiano non è molto incoraggiante: nel corso del 2001 il saldo naturale, cioè la differenza fra nascite e decessi, è risultato in attivo di appena 3.900 unità, talché l’aumento della popolazione complessiva, che ha superato i 58 milioni, è dovuto soprattutto all’immigrazione. Tuttavia ci sono paesi europei che stanno molto peggio dell’Italia: fra i 44 stati membri del Consiglio d’Europa, ben 17 hanno registrato un saldo negativo (più morti che nati) alla fine del 2001; fra essi, ben 14 si trovano nell’Europa orientale e nell’ex Urss, mentre i restanti 3 appartengono alla Ue. Il paese col più vistoso saldo negativo è la Russia, che nel corso del 2001 ha perso quasi 1 milione di abitanti; nell’Europa occidentale il dato peggiore è quello della Germania, dove i decessi hanno superato le nascite di 91 mila unità. Tuttavia in Germania, così come nella Ue nel suo complesso, la popolazione ha continuato ad aumentare anche nel corso del 2001 a causa dell’immigrazione. Nonostante il tasso di natalità nella Ue sia ormai sceso ad appena 1,47 figli per donna, la popolazione complessiva è cresciuta nel corso del 2001 da 378 milioni di abitanti a 379 milioni e 600 mila. Da notare, infine, che fra i 7 paesi del Consiglio d’Europa col miglior saldo naturale attivo ben 3 (Turchia, Azerbaigian ed Albania) sono a maggioranza musulmana.

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