Perché parlare di Enzo Piccinini significa stare sulla notizia

Di Tempi
12 Maggio 2019
C'è un motivo importantissimo per cui abbiamo deciso di dedicare a lui non solo la copertina di maggio, ma anche la "serata Tempi" del 14 giugno (siete tutti invitati)
Enzo Piccinini con don Luigi Giussani

Perché parliamo di Enzo Piccinini? Perché un giornale che ha la pretesa di offrire ai propri lettori un punto di vista sull’attualità, con tutto quello che succede nel mondo, decide di dedicare la copertina e un servizio di molte pagine al ricordo di un uomo morto vent’anni fa e apparentemente trascurabile nel dibattito pubblico odierno? Perché siamo convinti che Enzo Piccinini non sia affatto una notizia marginale.

Al contrario la sua vita appassionata, la sua presenza che non passava mai inavvertita, la sua generosa paternità erano e sono tuttora la notizia più sensazionale di tutte, quella che dovrebbe essere sempre al centro dell’attenzione del mondo: si può (si può davvero!) vivere all’altezza delle proprie aspirazioni più profonde, quelle che ci rendono veramente uomini. Enzo direbbe: si può davvero mettere il cuore in tutto quello che si fa. Giustizia, bellezza, verità. In una parola: felicità. Una vita così è possibile. Ed è possibile nell’amicizia cristiana. Enzo Piccinini era – è – la prova vivente, la testimonianza in carne e ossa che Cristo mantiene la sua promessa agli uomini.

Ecco perché parliamo di Enzo Piccinini.

Il 26 maggio 1999 don Luigi Giussani, subito dopo avere appreso del gravissimo incidente stradale in cui aveva perso la vita il chirurgo emiliano che era uno dei suoi figli prediletti in Comunione e Liberazione, scrisse queste parole:

«Enzo fu un uomo che, dall’intuizione avuta in dialogo con me trenta anni fa, disse il suo “sì” a Cristo con una stupefacente dedizione, intelligente e integrale come prospettiva, e rese la sua vita tutta tesa a Cristo e alla sua Chiesa. La cosa più impressionante per me è che la sua adesione a Cristo fu così totalizzante che non c’era più giorno che non cercasse in ogni modo la gloria umana di Cristo».

IL NUMERO DI MAGGIO DEL MENSILE

Copertina del numero di maggio 2019 di Tempi

Ma che cos’è «la gloria umana di Cristo» che Enzo non si stancò mai di cercare da quando aveva incontrato don Giussani? È la domanda a cui rispondono gli amici di Piccinini che hanno accettato di raccontare a Tempi l’«inquietudine divina» di questa «anima inappagata».

La gloria umana di Cristo è il «continuo spettacolo di esagerazione» di cui scrive Pier Paolo Bellini, che ha affiancato Enzo per quindici anni alla guida degli universitari di Cl di Bologna. È la «storia grandiosa, entusiasmante», portata avanti con la sua équipe chirurgica all’ospedale Sant’Orsola, un metodo fatto di «capacità scientifica» e «commossa attenzione alla persona» che ancora oggi illumina la professione di chi ha lavorato con Piccinini, come spiega su Tempi Giampaolo Ugolini, suo allievo per dieci anni e oggi primario a Faenza. La gloria umana di Cristo, come scrive Giancarlo Cesana, che con Piccinini e don Giussani ha condiviso la responsabilità di Cl a livello nazionale, è l’umanità che in Enzo «rivificava il fuoco del desiderio sotto la cenere della scontatezza e dell’abitudine».

L’incontro con Cristo attraverso il movimento di Cl, scrisse don Giussani in occasione del primo anniversario della morte di Piccinini, «gli aveva trasformato la fattura perfino di certi tratti del temperamento, altri esaltandone».

«La sua statura di uomo, investita dall’umanità di Gesù, si era dilatata, comunicandosi di schianto a chiunque incontrasse, con quell’impeto di vita che lo caratterizzava e del quale non potevamo fare a meno – quando lui non c’era mancava qualcosa al nostro radunarci –, così che era immediato in chi lo accostava anche solo per un momento – collega o paziente – l’urto di una presenza umanamente eccezionale, che ridava speranza e quindi faceva sorgere la domanda su come mai era così».

Inevitabile ritornare con la mente a queste parole leggendo la testimonianza offerta a Tempi dal cardinale Angelo Scola. Per l’arcivescovo emerito di Milano l’amicizia con Piccinini si strinse particolarmente negli anni in cui ricevette l’incarico di guidare la diocesi di Grosseto. «Enzo era un uomo unito», sottolinea il cardinale, e il motivo di questa unità era «la radicalità» del suo impegno con l’ideale cristiano. Chi lo incontrava «incontrava una persona visibilmente riuscita, lieta. Che non dissimulava mai la sua ragione di vita: donarsi sempre e comunque per la gloria umana di Gesù». La sua eredità, conclude Scola, «è un talento da giocare qui, adesso».

LA “SERATA TEMPI” DEDICATA A PICCININI

Ma non basta il numero del mensile. Di Enzo Piccinini, della sua «umanità energica e dedizione estrema» (sempre Scola), e della sua eredità parleremo anche venerdì 14 giugno a Carate Brianza (MB), in piazza Risorgimento, durante la “serata Tempi” nell’ambito di In-Festa, la festa della cooperativa In-Presa e dell’istituto scolastico Don Gnocchi.

L’appuntamento per tutti gli amici, gli abbonati e i lettori di Tempi è alle ore 18.30 per l’incontro “Vent’anni senza Enzo. Con Enzo”. A raccontare che cosa è stato (e che cosa significa oggi) “diventare grandi” accanto a Piccinini saranno i già citati Pier Paolo Bellini e Giampaolo Ugolini ed Emmanuele Forlani, direttore del Meeting di Rimini.

A seguire, come l’anno scorso, intorno alle ore 20.00, si terrà la cena di Tempi: al costo di 50 euro, oltre alle diverse portate ogni partecipante riceverà in regalo un abbonamento al mensile (12 numeri), da spendere come nuova sottoscrizione o come rinnovo di un abbonamento già attivo.

La partecipazione all’incontro è libera. Per iscriversi alla cena invece è necessario prenotare entro e non oltre venerdì 7 giugno scrivendo a [email protected] oppure telefonando al numero 02.23662450 (dalle 9.00 alle 13.00 e dalle 14.00 alle 15.00).

Per consultare il programma di In-Festa, clicca qui.

LA MESSA A MODENA

Gli eventi in occasione del ventesimo anniversario del Dies Natalis di Enzo Piccinini sono già numerosi. Innanzitutto la Messa in memoria, che sarà celebrata proprio domenica 26 maggio alle ore 18.00 nel Duomo di Modena. A presiederla sarà il vescovo della città, monsignor Erio Castellucci, con il vescovo di Reggio Emilia-Guastalla, monsignor Massimo Camisasca, e don Julián Carrón, presidente della Fraternità di Comunione e Liberazione.

LE PRESENTAZIONI DEL LIBRO

Sono in programma anche diverse presentazioni del libro Il fuoco sotto la cenere (Sef), una raccolta di quattro incontri tenuti negli anni da Enzo Piccinini in diverse città d’Italia per invitare alla lettura di altrettanti testi considerati da don Giussani fondamentali per la formazione cristiana del suo popolo: Ilia ed Alberto di Angelo Gatti, Vita e destino di Vasilij Grossman, Corpi e anime di Maxence Van der Meersch e Lettere sul dolore di Emmanuel Mounier. La prefazione è di Marina Corradi.

Segnaliamo in particolare la presentazione di lunedì 13 maggio a Bologna con l’arcivescovo Matteo Zuppi, Giancarlo Cesana e il chirurgo Simone Zanotti, un altro allievo di Piccinini. Appuntamento alle ore 21 al Centro Congressi Fico-EatalyWorld, via Paolo Canali 8.

Un elenco (non esaustivo) delle iniziative in programma è pubblicato nella newsletter della Fondazione Enzo Piccinini.

LA DISPONIBILITÀ DELLA FONDAZIONE

Oltre a essere la principale promotrice della realizzazione del volume, la Fondazione Piccinini «ribadisce la propria disponibilità a favorire e sostenere incontri di presentazione del libro». Come racconta sempre nel numero di maggio di Tempi il presidente Massimo Vincenzi, «se c’è qualcosa che si è imposta e si impone ai nostri occhi è il fatto che Enzo ha come misteriosamente continuato ad agire e ad arrivare per vie misteriose al cuore di tanti, nei modi più impensati».

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