
Perché non bisogna sottovalutare la forza di un passeggino vuoto

Qualche volta si vince. Si vince a Trento, dove il Consiglio provinciale ha rinviato l’esame di un disegno di legge della Provincia autonoma sull’omofobia (!): la forte opposizione, manifestata dentro e fuori quel consesso elettivo, verso un provvedimento che avrebbe oltrepassato la competenza dell’ente territoriale e che sarebbe stato fonte di discriminazioni, ha avuto la meglio sull’ansia di imporre bandiere ideologiche perfino nei confini di una provincia.
Si vince a Roma: dopo il successo della manifestazione che qualche settimana fa aveva riempito di passeggini vuoti la piazza del Campidoglio, il 22 ottobre il Tar del Lazio ha dato ragione a un nutrito gruppo di genitori, che avevano impugnato la delibera del Comune di Roma, di aumento delle rette di iscrizione agli asili nido della capitale, e di esclusione del bonus – precedentemente previsto – per il terzo figlio iscritto. L’ordinanza del Tar è provvisoria, e il giudizio definitivo arriverà a gennaio, ma le poche righe che essa dedica al merito, coerenti con un atto di “sospensiva”, fanno ben sperare sul risultato definitivo: è certificata la violazione della legge da parte del sindaco Marino e del suo assessore alla scuola.
Che si vinca su fronti apparentemente secondari – non si parla della legge sulle unioni civili, annunciata dal premier Renzi, o di quella sul divorzio facile e privatizzato, prossima alla approvazione definitiva – non rende marginali queste vittorie: non sono tali né nella sostanza né nelle ricadute politiche. Per restare alla questione degli asili nido di Roma, la vittoria è ottenuta contro la prevaricazione di chi ha ritenuto, nel caso specifico, di cambiare in corso d’opera le regole riguardanti l’iscrizione dei bambini, in danno delle famiglie, e soprattutto di quelle con più figli; è la stessa alterigia con la quale il sindaco della capitale ha pensato bene di violare la legge sulla trascrizione dei matrimoni. Ottenendo, quanto allo smacco subìto dal Tar, di ricevere critiche dalla sua stessa maggioranza e dal partito al quale è iscritto.
Una mobilitazione esemplare
Che la vittoria sia chiara non significa che sia stata facile: far condividere da centinaia di famiglie romane l’iniziativa del ricorso al Tar, con parallelo autofinanziamento, e al tempo stesso portare le famiglie in piazza, è il frutto di un lavoro paziente e generoso svolto da un consigliere comunale di Roma, Gigi De Palo. Il quale ha avuto l’intelligenza di puntare a un coinvolgimento ampio su un obiettivo concreto, immediatamente percepibile, e di affiancare all’azione giudiziaria – altrettanto concreta e priva di strumentalizzazione – la rivendicazione pubblica della fondatezza delle ragioni alla base di essa. Il risultato è che oggi la famiglie romane più disagiate hanno un po’ di ossigeno in più; e al tempo stesso hanno la consapevolezza che la loro voce è così potente da mettere alle corde addirittura il Comune più importante d’Italia.
È un esito che andrebbe preso a modello per le questioni che agitano il Parlamento, il governo nazionale e quelli regionali: se, come ha ricordato papa Francesco, «c’è una crisi della famiglia, crisi perché la bastonano da tutte le parti e la lasciano molto ferita», mettere a tema come evitare le bastonature e come non farsi ferire è qualcosa che non tollera ritardi. L’esperienza di Trento e quella romana confermano che un’azione coordinata, partecipata, che adopera la piazza e gli strumenti istituzionali, non è priva di risultati. Si hanno dubbi? Stare chiusi senza far nulla ha provocato negli ultimi mesi una accelerazione di attacchi: il bilancio è che, rispetto a un anno fa, ci ritroviamo droga facile, divorzio facile e gender come materia di insegnamento. Tentare l’esperimento di uscire allo scoperto potrebbe riservare gradevoli sorprese. Passeggini docent!
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