
Perché Nina vuole sporcarsi i tacchi con CasaPound

Articolo tratto dal numero di Tempi in edicola (vai alla pagina degli abbonamenti) – Se ne frega della morale di chi ha raccomandato l’anima alle cause «parolaie» di Laura Boldrini o il corpo al «bipolarismo» di Virginia Raggi, se ne frega delle banalità della società civile laica, democratica e salottiera, se ne frega pure di chi le ripete che è troppo magra fissandola dallo spioncino delle prigioni solitarie del web: Nina Moric se ne frega delle ossessioni dei benintenzionati, di chi serve o sfrutta il potere e le sue pruderie, perché lei ha da fare per amore, «l’Italia, amo disperatamente l’Italia». E quindi, visceralmente, CasaPound. «Nessun colpo di fulmine, ho sempre votato per loro», dice a Tempi la supermodella dei superlativi assoluti per confronti non pervenuti: bellissima, popolarissima, scorrettissima, al credo sanguigno dell’italianissima croata contra marxismi, partitismi, borghesismi, savianismi (intrupparsi tra gli oltre 270 mila seguaci della sua pagina Facebook al vetriolo per credere) andrebbe almeno riconosciuto il peso della disobbedienza alle regole di uno showbiz tutto superiorità morale e cause fashion, autonominatosi tutore di un popolo «che in fondo disprezza» perché vorrebbe bigottamente ricalcato sull’immagine smielata del politicamente corretto. «Falso buonismo che rovina il paese», «ipocrisie», zuccherini di una politica «senza vergogna, idee chiare e un briciolo di coerenza».
Altro che lotta al cyberbullismo, fake news, discriminazione di genere: cosa fatta capo ha, anche se è presto per parlare di una candidatura ufficiale, Nina Moric vuole sporcarsi i tacchi col movimento della tartaruga («gladiatori di un popolo che non si ama più», commenta orgogliosa le foto della manifestazione davanti a Palazzo Madama contro lo Ius soli), «gente pragmatica che ama l’Italia, gli italiani e sa come cavarsela nel mondo reale». Gente che alle amministrative ha raccolto l’8 e 5 per cento a Lucca e Todi, superando i grillini, e ha registrato in tutta Italia una media superiore al 2 per cento; gente che spala il fango nel cratere del terremoto, libera piazza San Carlo a Torino dai cocci di vetro e porta aiuti in Siria. «Tutto questo nel silenzio dei media. Ci andrò presto, per portare solidarietà, mostrare ciò che di CasaPound non si racconta, incontrare i profughi e, perché no, provare a incontrare Assad e sua moglie». Gente, insomma, «come me», che è sì figlia di Zagabria, delle bombe e del regime comunista, ma «soprattutto una donna e madre italiana che ama questa nazione, e per questo amore si spende, paga le tasse, crea lavoro (ha tre ristoranti e varie attività, ndr), opera nel sociale». Perché di avere il camerino pieno di rose passe e tacchi intonsi, Nina, vestita dai più grandi stilisti come dalle canotte di “Putin the peace maker”, se ne frega.
Foto Ansa
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