Perché le telefonate private di Napolitano non si possono rendere note, mentre quelle di Berlusconi sì?

Di Luigi Amicone
01 Ottobre 2013
Giustamente le intercettazioni sui colloqui del presidente con Mancino non sono state pubblicate. Ora, però il Capo dello Stato reagisce duramente alle parole del Cavaliere andate in onda a Piazza Pulita. Perché?

Dunque, sono un italiano che sta in pizzeria piuttosto che su un divano, in salotto, davanti lo show di Piazza Pulita. Però sono anche un giornalista. E allora quando ricevo l’informazione che “Berlusconi ne ha fatta un’altra”, vado sul corriere.it e trovo l’anticipazione dell’impepata della serata formigliana.
Ascolto quello che mi viene inizialmente presentato (e subito rilanciato da tutte le agenzie stampa) come un “fuori onda” tra Berlusconi e un non ben identificato parlamentare del centrodestra. In realtà, dall’anticipazione del corriere.it colgo subito che si tratta di una telefonata e mi sembra di riconoscere anche chi è al telefono col Cavaliere.
Il quale confida a costui una personale e scandalosa convinzione. E cioè che «mi hanno detto» che il capo avrebbe brigato per ottenere dalla Cassazione la conferma della condanna a 500 milioni di risarcimento a De Benedetti per il famigerato caso del Lodo Mondadori.

La notizia fa in breve il giro delle redazioni, mentre il presidente Giorgio Napolitano si affretta a denunciare in una nota quella che definisce una «delirante diffamazione». Tutto chiaro? Tutto lineare? Mica tanto. E infatti pare che sia partita una denuncia contro la trasmissione.
Infatti c’è un particolare che non torna: perché parlano di dichiarazione “fuori onda”, come se Berlusconi avesse pronunciato quelle frasi contro Napolitano in margine a un dibattito televisivo o comunque in un contesto pubblico, quando invece è chiaro che si tratta di una telefonata privata, messa in viva voce, registrata e poi trasmessa a Piazza Pulita?

A notte fonda sui siti e il giorno dopo nella cronaca scandalizzata dei giornali troveremo questa spiegazione: sì, in effetti si tratta di una telefonata. Una telefonata che è stata “carpita” e resa nota perché, guarda caso, l’interlocutore di Berlusconi proprio in quel momento si trovava a registrare un’intervista con un inviato di Piazza Pulita. Fortunatissima coincidenza. Ma che non cambia la sostanza della vicenda.

Ricordate la storia delle intercettazioni Mancino-Napolitano? Ricordate le polemiche tra chi voleva fossero persino pubblicate (oltre che utilizzate nel processo Stato-mafia) e la conclusione a cui pervenne la Cassazione dopo un durissimo scontro tra Quirinale, Procura di Palermo e giornali filo procura palermitana?
La Cassazione ordinò sia la distruzione di quelle telefonate private, sia il divieto assoluto di renderle pubbliche. Già, anche il capo dello Stato ha il diritto ad essere tutelato per Costituzione nelle sua privacy e perfino nel caso in cui le sue telefonate private abbiano rilievo a detta dell’autorità giudiziaria (guarentigia che non è concessa a nessun altro cittadino, e a ragione, perché a ragione la legge non può essere uguale per tutti). Perché con la telefonata privata di Berlusconi non è scattata la stessa precauzione?

Infatti, nella vicenda del presunto “delirio” telefonico berlusconiano i casi sono due e tertium non datur: o Berlusconi era d’accordo col suo interlocutore telefonico per giocare di sponda, dunque la telefonata era una messinscena con l’obiettivo di essere spesa in pubblico, oppure è un caso manuale di privacy “venduta” per un piatto di cipolle da circo mediatico.

Comunque siano andate le cose, resta una domanda: ma se non è un fuori onda ed è invece una telefonata, non importa se “messa inscena” o “carpita”, perché un presidente della Repubblica si lascia trascinare nella polemica? Perché si mette a replicare a un’illazione-registrazione messa in viva voce ed emersa in una comunicazione privata tra due liberi cittadini? Ricordate il caso della telefonata della Zanzara a Valerio Onida? Anche se quel caso uno degli interlocutori era un operatore dei media – quindi il rischio di un uso pubblico della telefonata era altamente probabile – giustamente l’ex presidente emerito della Corte Costituzionale se ne rammaricò, evitò la querela, ma dichiarò che «quella telefonata non poteva essere diffusa».

Tanto più, un Presidente che conosce bene la Costituzione sa che, sia stata una telefonata rubata oppure “organizzata”, non esiste che si possa discutere e commentare conversazioni avvenute a livello privato. E questo per la semplice e chiara ragione che la Costituzione impone rispetto della “libertà e segretezza” delle comunicazioni.
Dunque, da tutore apicale della Costituzione, il presidente della Repubblica avrebbe dovuto esprimere meraviglia e dispetto per l’uso pubblico di confidenze private. Ripeto: fosse un siparietto organizzato ad arte o, tanto peggio, fosse una ”telefonata rubata”, un presidente della Repubblica non si abbassa al circo dei pagliacci o degli spioni.

Un Presidente della Repubblica dichiara irricevibili e incommentabili dichiarazioni rese nel privato di una privata conversazione telefonica. Non solo. Nel caso di “telefonata rubata” o comunque “orchestrata”, poiché da nessuna parte si è letto che Berlusconi ha espressamente autorizzato l’interlocutore a rendere noto la registrazione della sua conversazione con lui, il presidente della Repubblica alza la cornetta e denuncia all’autorità giudiziaria una possibile violazione della legge che tutela riservatezza e segretezza delle comunicazioni tra cittadini. Poi sarà un tribunale che dovrà stabilire se è legale registrare una telefonata che ricevo e diffonderla anche all’insaputa di chi mi telefona. In punto di diritto sembra che ciò sia possibile, anche se io poi posso rivalermi in sede civile della diffusione, poniamo, di una telefonata in cui do del cornuto al mio vicino di casa addentrandomi nei particolari della vicenda e facendo nome e cognomi dei cornificati e dei cornificanti. Però che razza di “eticità” c’è in una pratica di origliamento, diffusione e commento pubblico di telefonate private?

Oltre al porblema di “eticità”, un Presidente della Repubblica non sa che, secondo l’articolo 15 della Costituzione, «la libertà e la segretezza della corrispondenza e di ogni altra forma di comunicazione sono inviolabili»? Un Presidente della Repubblica non dovrebbe richiamarci costantemente certe fondamentali regole di civiltà democratica e costituzionale, anche se certi cavilli giuridici vengono poi utilizzati per aggirarle? No. Napolitano prende e dichiara all’universo mondo come se le dichiarazioni di Berlusconi fossero state rese in pubblico e per ragioni pubbliche.

Una ingenuità? Impossibile. Napolitano conosce troppo bene la Costituzione e le regole di civiltà democratica sottese a un principio (all’articolo 15 della Costituzione) che, anche se formalmente aggirabile, andrebbe difeso a spada tratta da un Capo dello Stato. Dunque, se nell’ansia di commentare e drammatizzare il già ansioso e drammatico quadro politico il Presidente si è per un attimo dimenticato tutte queste cose, ciò accade forse per un’altra ragione.
Il cittadino elettore si chieda quale può essere questa “altra” ragione. E, soprattutto, si si chieda quanta “responsabilità” e “auspicio di stabilità” vi possa essere a discutere in piazza le opinioni più o meno deliranti che qualunque libero cittadino elettore può esprimere privatamente al telefono senza per questo doverne dar conto al Capo dello Stato. E a un regime mediatico tutto mobilitato a far quadrato intorno al partito “Letta-Napolitano” e a far passare per “pazzi” e “irresponsabili” il leader e seguaci di un partito che vogliono le elezioni. Da quando in qua in democrazia – giusto o sbagliato che sia, responsabile o irresponsabile si ritenga che sia – chiedere le elezioni, battersi perché venga restituita la parola al popolo, è un’azione “eversiva”?

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23 commenti

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    Amicone,
    sono d’accordo, rendere pubbliche le telefonate private è uno schifo (sebbene in questo caso non stiamo parlando di intercettazioni bensì di idiozia di un parlamentare del PdL).
    Comunque, a parte ciò, non capisco questa arrampicata sugli specchi, per cui di fronte alla diga che crolla si parla sempre del lavandino che gocciola. Non si tratta di schierarsi su un altro versante, adesso ostile al Cavaliere, ma semplicemente chiamare la realtà con il nome che ha. Letta e il suo esecutivo non è certo il meglio (lo vediamo benissimo) e il Pd non sono delle verginelle scandalizzate (anche questo lo sappiamo benissimo), ma la manovra di Berlusconi, il mandare a gambe all’aria l’esecutivo in questo momento della storia del nostro paese è un fatto talmente grave, miope, lontano da qualsiasi parvenza di bene comune che viene da pensare di avere a che fare con politici malati di infantilismo, che nemmeno si rendono conto di che razza di responsabilità si assumono. Ho sempre votato il Polo e spero vivamente che da questa situazione possa emergere un’alternativa a quello che ormai è sotto gli occhi di tutti.
    Ma non posso non vedere quello che succede. E se le responsabilità non sono additabili ad una sola parte, è però vero che in questo momento il rischio di una situazione più grave per l’Italia è innanzitutto legata a quello che sta facendo Berlusconi.

    Saluti.

    1. Luigi Amicone

      Cari amici, non sono così scemo da non sapere in che paese viviamo, mi sorprende invece la completa assuefazione (e cinica e scettica e menefreghista ecc di taluni commentatori) a questo clima. Noi, qui, dal 1995, anno in cui siamo nati e in cui fioccavano le pubblicazioni sui giornali di spiate e interecettazioni di fine di prima repubblica (da Craxi alle figlie di Craxi e giù fino all’ultimo peones e famigliare di peones), abbiamo detto sempre “no”, noi non lo faremo mai e, nel nostro piccolo, contrasteremo questo andazzo che porta solo… a quello che siamo diventati: un paese di guardie e ladri, spioni e cinici, manettari e presuntuosi, nati ieri che pretendono sapere tutto, e nati neanche che non sanno niente ma che pretendono di insegnare a tutti. Anche quando era Vittorio Feltri o Maurizio Belpietro a insegnarci questo modo di fare “giornalismo” – appunto, con le intercettazioni e spiate della vita degli altri – noi ci siamo chiamati fuori. Adesso prolificano e pontificano i quotidiani e siti che fanno questo “giornalismo” e lo chiamano “informazione”. Ma noi siamo fermi lì. Sia Berlusconi o sia qualunque altro. Perciò noi ci battiamo per questo: prima si chiude questo losco ventennio di informazione che si fa ricca con lo sputtanamento degli altri e l’appiattimento del popolo a una società di guardoni e di giustizieri, prima usciamo dalla depressione e dalla regressione tribale subsahariana in cui l’Italia agonizza e in cui ognuno di noi diventa brutto e miserabile, come individuo e come popolo.

    2. Luigi Amicone

      Caro BH la diga crolla dopo una serie infinita di sgoccaiolature di lavandino, ci pensi. Il giorno che si è lasciato andare la prima gocciola – era l’anno 1993 – per cui i processi si facevano sui giornali e si accettava che il giudizio arrivasse solo alla fine di una lunga gogna, e che dunque inchieste e processi fossero influenzati dall’indignazione giornalistica popolare,con giornalismo a tappetino e acritico su metodi e modalità inchieste, eccetera, da quel giorno i governi arrivano sempre lì: 1998 Prodi, 2000 Amato, parentesi soave ma con molto fuoco di procure negli anni 2001-2005, Prodi 2007, Berlusconi 2011, Letta 2013. Ecco speriamo che adeso tirino veramente una riga: amnistia e “separazione delle carriere tra magistrati e giornalisti” (Luciano Violante)

      1. Nicola

        Caro Amicone
        Perchè i consiglieri e gli assessori regionali che hanno governato con Formigoni non si dimettono dopo che Maroni(REGIONE LOMBARDIA)si è costituito parte civile nei suoi confronti con un avvocato privato.

        1. Nicola

          Maroni non è un cinico e manettaro?

          1. Francesco

            Amicone mi sorprende la totale assuefazione alla propaganda berlusconiana,non mi sembra di aver visto su Tempi articoli in difesa di Boffo calunniato dai suoi amici del giornale.
            Metodo Boffo usato in più occasioni,ma allora lei non aveva nulla da dire.
            Come non ha nulla da dire sul suo amico Formigoni ( e se così che tratta gli amici preferiamo essere suoi nemici) attaccato da Maroni che lei ha così tanto caldeggiato.
            Ma mi tolga una curiosità lei crede in ciò che scrive?

          2. ftax

            Toglimi tu una curiosità: ma ci sei o ci fai?
            Il metodo Boffo cosa c’entra? Parliamo allora del metodo Giovanni Leone, del metodo Cossiga, del metodo Andreotti, del metodo Cirino Pomicino, del metodo Mastella…
            Parliamo del metodo brevettato da certa stampa (non Tempi), legata a una certa area politica, per far fuori un certo partito avversario e con esso un’intera repubblica.

          3. Nicola

            Questo è il metodo di destabilizzazione del Giornale della famiglia B e del suo servo Sallusti che non è nuovo agli attacchi ai ministri di questo governo.

            Per ben due volte nel mese di Luglio mi è toccato far notare al correttore di B come il Giornale della famiglia B attacchi il governo anzi i Ministri cattolici :
            il signor Perna anche lui servo come il suo direttore, sul Giornale ha fatto una figura di merda con il Ministro MAURO affermando che questi non avesse fatto il militare,ma il giorno dopo è stato prontamente e simpaticamente smentito dal Ministro che gli ha spedito una foto con la divisa da fante.
            Poi in articolo definisce il Ministro LUPI ( che io non stimo, ma nessuno è perfetto) l’eterno Peter Pan che non è ne carne ne pesce anzi lo definisce un opportunista ciellino.
            Poi vorrei sapere quale e la posizione di Tempi su Maroni che si è costituito parte civile nei confronti di Formigoni

          4. ftax

            Ops! Ma questo non è il metodo T(ravaglio)?

          5. Nicola

            Quindi Maroni usa il metodo T(ravaglio) cinico e manettaro nei confronti di Formigoni.
            Complimenti a Tempi che ha fatto la campagna elettorale per Maroni il cinico e manettaro come Travaglio.

          6. francesco

            lei è poco informato,è il metodo Berlusconi,ma può chiedere conferma all’opportunista Lupi.
            Uno che ha fatto carriera come zerbino e giustamente lo è diventato.

            uno diventa cio che guarda……uno guarda il cielo e diventa cielo ,uno guarda SB e diventa zerbino

          7. Roby De Maistre

            Alcuni uomini liberi hanno sostenuto l’invasione di ungheria, come Napolitano. Molti zerbini sono stati uomini ottimi

          8. Roby De Maistre

            Mi pare che tempi abbia appoggiato maroni perché è meglio di ambrosoli. Fine. D’altra parte si vota per il meno peggio

          9. francesco

            parli del “giornale” o di “libero”?
            bel moralista a senso unico,se una cosa è vera è vera sempre.

          10. Nicola

            Caro Amicone
            non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire

          11. giovanna

            Bè, adesso che Amicone debba rispondere al sottovuoto di gianni e pinotto…una bella pretesa !

          12. Francesco

            Ma signora G non dorme mai,la coscienza le rimorde,non la fa dormire.
            Io credevo che da mesi si fosse nascosta in un angolino per la vergogna mi auspicavo un sussulto di dignità e una sua letterina di scuse a me e a tutti ql che ha insultato….
            Speravo male al peggio non c’é mai fine.
            Ma le olgettine hanno una coscienza?
            La saluto e mi saluti ruby

            X de Maistre in che mondo vive,cosa fa l’elogio degli zerbini,forse xché la guardano dall’alto in basso.
            Mi consenta in un gg di festa( comunque. Vada) sarò buono e vi auguro buona giornata e non infierisco…..

          13. Giovi ( ex giovanna !)

            Senti, caro Francesco del duo di Gianni e Pinotto ( tu e Nicola intervenite sempre in coppia, siete ridicolissimi , due comari fatte e finite ), di sicuro sei un gran cavaliere e soprattutto sai incassare benissimo !
            Attenzione al fegato !
            Poi, tesoruccio, lavoro con i turni e comunque sono affari miei, fatti una vita invece di stare sempre a guardare dal buco della serratura !

  2. Cisco

    E’ vero un Presidente non si deve deve mettere sullo stesso piano dei pagliacci e degli spioni, per questo farebbe bene Amicone a prendersela innanzitutto con i pagliacci (che certamente appartengono alla sua categoria, i giornalisti) e gli spioni, che invece appartengono … oops! Anche loro alla stessa categoria…

    1. Roby De Maistre

      Poi ci sono i sottopagliacci della rete che dopo mezza giornata alla bocciofila non sanno cosa fare, come Cisco

  3. Michele Di Muro

    Ma caro Amicone bisogna essere seri!!. La telefonata di Berlusconi è stata resa pubblica da lui stesso e dall’amico che ha messo il viva voce davantia più persone. Perchè i giornalisti italiano sono fazioni fino all’osso anche se scrivono su un foglio cattolico!!!

    1. Su Connottu

      Non mi è chiaro dove B ha reso pubblica la telefonata di cui sopra.
      Mentre mi è più chiara, tandem, la faziosità del suo commento. Per quanto postato su un sito di ispirazione cattolica 🙂

    2. Luigi Amicone

      Lei non sa niente e bercia sul suo pregiudizio e faziosità come le insegna Su Connottu. Ho scritto che comunque sia andata, sia come dice lei o sia come diice chi l’ha resa pubblica, non io, io non mi sono espresso né sull’uno né sull’altra ipotesi (ma probabile che emergerà una terza ipotesi dato che Berlusconi ha sporto querela), la questione è un’altra. Legga e ragioni non a partire da sotto la cintola. Grazie.

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