Perché la vicenda del Qatar non ha (ancora) scatenato una crisi energetica

Di Francesca Parodi
08 Giugno 2017
Si temeva un’interruzione della fornitura di petrolio e di una ripercussione sul prezzo del greggio, ma in realtà abbiamo il problema opposto: una sovrapproduzione di idrocarburi. Intervista all'esperto Moccia

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Qualche giorno fa, quattro dei paesi più importanti nel mondo arabo (Arabia Saudita, Egitto, Emirati Arabi Uniti e Yemen) hanno annunciato di avere tagliato i rapporti con il Qatar, isolando questo piccolo ma ricchissimo emirato a maggioranza sunnita con l’accusa di sostenere il terrorismo. Questa crisi geopolitica ha inizialmente provocato il generale timore di un’interruzione della fornitura di petrolio e di una ripercussione sul prezzo del greggio. Invece, il mercato dell’energia, almeno per ora, non ha subito contraccolpi e le quotazioni del petrolio sono rimaste sostanzialmente stabili.

ECCESSO DI PETROLIO. «Questo perché da qualche anno stiamo vivendo un problema opposto: c’è una sovrapproduzione di offerta di petrolio rispetto alla domanda» spiega a tempi.it Gabriele Moccia, giornalista di economia internazionale e analista di Energy and Strategy Hub «Il prezzo rimane quindi basso, nonostante i ripetuti tentativi dell’Opec (il cartello principale dei paesi produttori di petrolio) di limitarne la produzione». Le ragioni di questo eccesso di petrolio, spiega Moccia, sono sostanzialmente due. Innanzitutto, a seguito dell’accordo di Vienna del 2015 sul nucleare iraniano, questo paese islamico, prima fortemente limitato nella produzione, ha cominciato a produrre ai massimi livelli di capacità e a esportare in maniera massiccia il proprio petrolio. Al di fuori dell’Opec inoltre, paesi come la Russia e gli Stati Uniti hanno trovato nuove fonti fossili, tra cui lo shale gas (gas naturale intrappolato nei giacimenti rocciosi) e il tight oil (petrolio da sabbie bituminose). Anche nel mercato del gas, pure separato da quello del petrolio, non si sono registrati scossoni. Il Qatar è il maggior esportatore di gas al mondo, in particolare del gas naturale liquefatto (il Gnl), ma anche in questo caso le quotazioni non hanno registrato impennate.
«Il mercato è ancora abbastanza liquido e finora non si prospettano crisi energetiche, ma se questa crisi si prolungherà potrà causare dei problemi sulle esportazioni e sugli approvvigionamenti, soprattutto per i mercati asiatici» sostiene Moccia. Il Qatar infatti esporta a lungo raggio e possiede una delle flotte di gasiere più importanti sullo scacchiere internazionale. I suoi export si rivolgono in particolar modo al versante orientale del globo, come India, Indonesia e Cina.

SCENARI. Secondo Il Sole 24 Ora, il rischio più concreto non è tanto sulla produzione, quanto sui trasporti. Le autorità portuali saudite ed emiratine infatti hanno vietato l’attracco delle navi qatarine anche ai terminal petroliferi e se pure esistono altre rotte, è comunque possibile che ritardi e sovraccosti impattino sul prezzo dei combustibili. Vi è inoltre la possibilità, scrive il quotidiano, che, per ritorsione, il Qatar interrompa il flusso del gasdotto Dolphin verso gli Emirati Arabi Uniti e anche questa mossa peserebbe sui costo del Gnl. Moccia, però, per quanto riguarda l’Europa, si mostra positivo: «Abbiamo costruito un sistema di approvvigionamento dell’energia ampiamente diversificato e riserve strategiche molto importanti che ci mettono al riparo dagli effetti immediati di una vicenda come quella del Qatar. In caso di limitazioni quindi potremmo attingere dalle importazioni provenienti da altri paesi come la Russia e quei paesi della fascia del Maghreb». Moccia mette in guardia sulla durata di questa crisi, perché se si prolungherà «farà entrare in gioco anche un paese estremamente importante nella produzione del gas, quale l’Iran, complicando il quadro. Ma si tratta di un’eventualità ancora da verificarsi alla prova dei fatti».

OPEC E GECF. Nell’equilibrio dei rapporti tra i vari paesi che controllano le fonti energetiche, sostiene Moccia, giocano un ruolo fondamentale due organismi internazionali, l’Opec (relativo al petrolio) e il Gecf (più recente, che lega i paesi produttori di gas naturali). Questi due organismi sono spesso in competizione tra loro perché rappresentano due diverse fonti fossili (in passato l’Opec godeva di una sorta di monopolio perché il greggio era la fonte principale, ma ora si sta fortemente affermando anche il gas). «È necessario che entrambe queste organizzazioni energetiche siano in grado di gestire le crisi sia dell’energia sia a carattere geopolitico per cercare di mantenere il mercato equilibrato».

@fra_prd

Foto Ansa

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