Perché ha senso digiunare e pregare per la Terra Santa

Di Emanuele Boffi
28 Settembre 2024
Qual è il significato della richiesta del cardinale Pizzaballa per il 7 ottobre. Il “villaggio” scuola e il nuovo sito di Tempi
Il Patriarca dei Latini, cardinale Pierbattista Pizzaballa (Ansa)
Il Patriarca dei Latini, cardinale Pierbattista Pizzaballa (Ansa)

Caro direttore, a un anno dall’inizio del conflitto in Terra Santa, il cardinale Pierbattista Pizzaballa, Patriarca di Gerusalemme dei Latini, ha invitato tutti, il 7 ottobre, a una giornata di preghiera e digiuno per invocare la pace. Mi pare che, ancora una volta, il cardinale richiami non solo i governanti, ma ciascuno di noi a «impegnarci per la pace, innanzitutto preservando il nostro cuore da ogni sentimento di odio, e custodendo invece il desiderio di bene per ciascuno. E poi impegnandoci, ognuno nei propri contesti comunitari e nelle forme possibili, a sostenere chi è nel bisogno, aiutare chi si sta spendendo per alleviare le sofferenze di quanti sono colpiti da questa guerra, e promuovere ogni azione di pace, di riconciliazione e di incontro».

Marinella Stucchi

A questo proposito, vale la pena rileggere ciò che scrisse su Tempi Giancarlo Cesana in occasione della prima giornata di preghiera e digiuno che il cardinale propose dopo la strage del 7 ottobre 2023. Ne riporto solo uno stralcio, rimandando all’articolo per la lettura integrale.

«Penitenza e preghiera dunque, non per indurre Dio a bloccare magicamente quello che nel mondo non va, ma per cambiare il nostro cuore, così che desideri incontrarlo e imparare da Lui. Il primo effetto della preghiera è su noi stessi, con l’assunzione di parole e pensieri solitamente non praticati; con l’introduzione a un punto di vista infinitamente più largo della giustizia retributiva – ho fatto una cosa buona, merito un premio; hai fatto una cosa cattiva, meriti una punizione – in cui rinchiudiamo l’esistenza, dove quello che spetta a me e a te non sono indicati casualmente.

Tutto ciò che è nostro, reale e in potenza, ci è stato dato gratuitamente con la vita; anche quello che abbiamo guadagnato è a causa della vita e del mondo che ci sono dati. Con questi sentimenti di gratuità non si fa più la guerra e si possono convincere anche gli altri – magari uno a uno – a non farla, nel tempo e senza perdere la speranza che è virtù quanto mai necessaria.

Si possono anche scorgere i segni di pace che sorprendentemente Dio mette davanti a cuori resi più semplici e decisi. Così da poter dire finalmente con Giobbe: “Io ti conoscevo solo per sentito dire, ma ora i miei occhi ti hanno veduto. Perciò mi ricredo e mi pento sopra polvere e cenere” (Gb 42,5-6)».

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Gentile direttore, quanto si è detto sul fatto che debba essere la famiglia a educare e non lo Stato è un principio fondamentale, vedo però l’urgenza di calarlo nella situazione attuale, e penso ai mie i 40 anni nella scuola statale. Intanto è bene essere consapevoli del quadro complessivo attuale, nel quale le famiglie non hanno luoghi di riferimento nel loro cammino, campeggia solo e soprattutto lo psicologo. Anche per questo dobbiamo essere concreti: l’intervento dei genitori nella scuola è molto individualistico, diretto soprattutto al come gli insegnati si relazionano col figlio. Poi dobbiamo tener conto che la scuola statale, a sua volta, non si occupa di informare i genitori su quei punti metodologici su cui si reggono gli insegnamenti. Ai miei tempi la “mission” della scuola non era un oggetto di riflessione, si applicavano programmi e circolari ministeriali, ora certamente ci sono cambiamenti che stimolano a una autoconsapevolezza sulla mission dell’Istituto, per esempio quando c’è l’Open day. Ma mi sembra che ci sia ancora molto da fare. Provo ad accennare a qualche modestissima idea. La scuola dovrebbe avere figure istituzionali incaricate del rapporto tra la scuola, come entità che ha un suo profilo, e i genitori. Ma anche un grande lavoro va fatto sul fronte genitori. Dovrebbero poter migliorare la possibilità di intervento sulle attività extracurriculari, rivedere la funzione degli organi collegiali, costituire, per così dire, dei momenti per genitori di “scuola sulla scuola”, cioè spazi dialogati tra genitori e istituzione scolastica su quegli aspetti nuovi della scuola. Aspetti che permetterebbero, da un lato, di aiutare i genitori a riflettere su questioni di metodo e, dall’altro, stimolerebbero la scuola a dare ragione delle proprie scelte Ci sono certamente tentativi interessanti da parte dei genitori, se non erro al Meeting di Rimini c’era una postazione del Moige (un movimento genitori interessato alle garanzie per l’educazione dei figli anche nei confronti della scuola), poi mi sembra anche molto vivace l’associazione Patti digitali, tesa a un accordo famiglia-scuola-territorio sull’uso del cellulare. Possono costituire punti di riferimento. Sarebbe interessante, magari proprio con uno spazio su Tempi, che venissero narrate esperienze, buone pratiche di forme innovative di rapporto tra scuola e famiglia.

Innocenza Laguri

Cara Innocenza, mi pare che tu colga il punto della questione: non si può pensare di educare senza un’alleanza tra istituzioni, insegnanti, genitori. È la saggezza contenuta nel vecchio adagio africano: «Per educare serve un villaggio».

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Gentile direttore, che belle novità. Il sito è sempre più friendly nell’utilizzo e, devo essere sincera, io che tanti anni fa volevo solo la copia cartacea di Tempi per sentire il profumo della carta stampata, mi sono ricreduta e strumenti come sito, newsletter, social media mi sono così familiari che ormai la copia cartacea mi arriva, ma molto spesso la regalo perché ho già letto tutto. Le animazioni della Preghiera del mattino e dello Squalo sono bellissime. Un grazie per come raccontate la realtà da una simpatica pesce-cane (e questo solo perché sono nata sotto il segno dei pesci, ma se mi ci metto d’impegno divento molto pericolosa).

Maurizia Fabris 

Ogni anno cerchiamo di aggiungere qualcosa per fare crescere Tempi. La rivista, il sito, i reportage, gli eventi, le newsletter (ora abbiamo aggiunto quella sui libri), il cineforum con Fortunato (il prossimo appuntamento è con la pellicola Touch)… Il “villaggio Tempi” cresce e il merito è di chi ci sostiene e guarda con simpatia. Non abbiamo altro tesoro che questo.

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Bravi continuate così, condivido le vostre idee. Che Dio vi benedica per l’apostolato che fate.

Don Lucio Panizzon – Venezia

Ps. Se venite a Venezia mi farebbe piacere farvi visitare la basilica di San Marco in tutti i suoi meandri più segreti.

Grazie don Lucio, facciamo del nostro meglio (solo Tempi ha degli abbonati che, quando scrivono lettere alla redazione, aggiungo l’invito a vedersi. Quindi: affare fatto, verremo).

 

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