
Tentar (un giudizio) non nuoce
Perché Europa e America Latina devono lavorare insieme

La scorsa settimana ho compiuto una missione istituzionale in America Latina, visitando tre città chiave: Santiago del Cile, Buenos Aires e San Paolo del Brasile. Abbiamo scelto di rinsaldare i rapporti tra la Lombardia e tre Paesi: Cile, Argentina e Brasile, che sono stati storicamente interlocutori e partner privilegiati della nostra regione. Oggi più che mai, la relazione tra Europa e America Latina, e dunque anche tra Lombardia e America Latina, sta recuperando centralità.
Viviamo in un mondo in rapido mutamento, dove gli equilibri geo-strategici, economici e politici si stanno ridefinendo. In questo scenario, sia l’Europa sia l’America Latina rischiano di venire marginalizzate. Gli Stati Uniti rivolgono lo sguardo sempre più verso il Pacifico e il confronto con la Cina. L’Asia persegue i propri interessi. E così, il pericolo è che i nostri due continenti perdano centralità e rilevanza nei nuovi equilibri globali.
Ma questo rischio può trasformarsi in un’opportunità.
Religione e democrazia
Europa e America Latina condividono molte cose. Innanzitutto, una comune matrice culturale: basti pensare al legame tra i Paesi latini – Italia, Spagna, Portogallo – e gran parte dell’America Latina.
Condividiamo inoltre una tradizione religiosa e una comune idea di civiltà, fondata sulla centralità della democrazia e sul rispetto delle regole del diritto. Può apparire paradossale, ma proprio quei Paesi che hanno conosciuto in passato dittature spesso violente – penso al Cile, all’Argentina, al Brasile – hanno saputo riconquistare la democrazia, spesso a caro prezzo, e oggi la difendono con determinazione.
Così, accade che in Cile e in Brasile vi siano governi di sinistra, anche radicale, come quelli del presidente Boric e del presidente Lula e, al contempo, in Argentina si affermi un governo ultraliberista, come quello del presidente Milei. Ma in tutti questi casi, il confronto politico resta incardinato nei principi democratici e nello Stato di diritto. Non è così ovunque nel mondo, e questa affinità profonda ci avvicina.
Ci unisce anche un’idea di civiltà che affonda le radici nella tradizione cristiana. Una tradizione che, in Europa, talvolta si tende a rimuovere o a relegare in secondo piano, ma che in America Latina rimane ancora molto presente, viva nel dibattito civile e politico, e riconoscibile anche nella straordinaria comunità di italo-discendenti che abita queste terre. Basti pensare che, a Buenos Aires e nello Stato di San Paolo, quasi metà della popolazione è di origine italiana.
Un rapporto decisivo
Un altro elemento di forte comunanza è il modello economico. Sia in Europa che in America Latina esiste un tessuto produttivo diffuso, fondato su piccole e medie imprese, spesso a conduzione familiare. In Cile con maggiore continuità, in Argentina tra alti e bassi, in Brasile in modo più vivace e irruento, soprattutto a San Paolo, questo modello si dimostra capace di confrontarsi con le regole del mercato e della competizione globale.
Nel corso della missione abbiamo avuto numerosi incontri politici, economici e accademici. Tutti hanno confermato queste affinità e sottolineato l’interesse comune a sviluppare una relazione che porti benefici concreti, sia per i nostri territori che per i loro.
In un mondo che cambia, dobbiamo avere il coraggio di guardare avanti, di individuare con lucidità dove è necessario essere, oggi, per contare nel domani. Se vogliamo che certi valori, certe visioni del mondo, attraversino indenni la transizione verso il futuro, dobbiamo stringere alleanze con chi condivide le nostre radici, la nostra storia, la nostra idea di civiltà.
Per questo, il rapporto con l’America Latina è oggi più che mai decisivo. Per noi. E per il nostro futuro.
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