
Perché Saddam dice “no”
È successo qualche cosa d’importante a Firenze, sabato 21 settembre, al convegno su “La pace condizione essenziale per lo sviluppo globale” organizzato da oltre 60 organizzazioni cattoliche italiane sotto la sigla “Sentinelle del mattino 2002”. Sono intervenuti monsignor Ennio Antonelli, Arcivescovo di Firenze, che ha svolto un ruolo di accoglienza attiva, monsignor Diarmuid Martin, Osservatore Permanente della Santa Sede presso l’Onu e le altre Organizzazioni internazionali di Ginevra, oltre al professor Vittorio Emanuele Parsi, docente di politica internazionale all’Università Cattolica di Milano. È stato inoltre presentato un manifesto unitario delle organizzazioni cattoliche, manifesto che non ha riferimento esplicito o implicito a raduni no-global di ieri-oggi-domani, e mette in luce come la fede e la tradizione della Chiesa, non certo le ideologie di qualunque tipo, fondino una posizione originale sul tema: difesa della persona unica e irripetibile; responsabilità personale; sviluppo inteso come solidarietà e cooperazione tra chi è più ricco e chi è più povero, persona o Stato. È una ripresa dell’originalità del pensiero e dell’esperienza cattolica fondata sul Magistero Papale e sulla sua presenza, commovente e intelligente, nel Terzo Mondo. È un passo in avanti notevole, rispetto a chi sposa pacifismi succubi dell’ideologia o pensa che la Chiesa debba essere semplicemente la “serva muta” e supina di qualche Stato dell’Est o dell’Ovest. Particolare non secondario: nel solco di una tradizione recente, che ha visto accomunati molti cattolici con la Santa Sede (primo tra tutti Formigoni che si astenne in Parlamento), il no a una guerra preventiva all’Irak. Un conflitto che a detta di molti non risolverebbe nulla, colpirebbe tanti innocenti, anzi aggraverebbe i problemi nell’unico paese arabo con una certa tolleranza verso i cattolici. Questo processo unitario può aiutare a riportare la cultura cattolica ad essere presente nei contesti culturali che tendono a emarginarla.
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