
PERA-RATZINGER, IL TANDEM DELLA RAGIONE
«Che cos’è la vita? Quando comincia la vita? Cos’è una persona? E un embrione? Che atteggiamento noi dobbiamo avere nei confronti di questi…già, di questi che? Di queste cose o di questi enti, di questi viventi?». Domande senza risposta, il malessere dell’Occidente ci ha lasciato solo questo: domande senza risposta. Almeno così ritengono due pensatori del nostro tempo: il cardinale Joseph Ratzinger, Prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, e il presidente del Senato, Marcello Pera. Un laico liberale e un cristiano credente che insieme hanno dato vita ad un piccolo volume dal titolo inequivocabile: Senza radici.
«Un’analisi, una preoccupazione, alcune proposte» questo è ciò che, secondo Pera, il lettore deve aspettarsi prendendo in mano il libro. E questo è anche il risultato di circa due ore di dibattito intenso, nell’Aula Magna dell’Università Lateranense di Roma, in cui i due autori hanno presentato il libro, animati dal laico Pierluigi Battista.
Un dibattito culminato nella risposta ad una di quelle domanda che l’Occidente, e soprattutto l’Europa, multiculturale, relativista, politicamente corretta, sembra ignorare: che cos’è un embrione? «Faccio una scelta di valore – ha detto il Presidente del Senato – secondo la quale l’embrione è persona fin dal concepimento».
Una risposta semplice, ma non banale. «Perché – continua Pera – il problema per un laico, di fronte alle questioni poste dalla bioetica è più complicato. Chi può infatti decidere cos’è un embrione? Non può essere un’autorità rivelata (come accade per un credente), nemmeno un ginecologo, e tanto meno una lobby che insegue un interesse economico a dire quando è che l’embrione diventa persona. Io questa scelta non la giustifico con una credenza scientifica, ma con la mia coscienza».
Quella stessa coscienza che, nelle parole del cardinale Ratzinger, si trasforma in ragione. «C’è una certezza – ha puntualizzato il cardinale – che dal primo momento del concepimento c’è un individuo umano, un nuovo ente diverso dalla madre, un individuo nuovo».
In poche parole, non è un problema di fede, ma di ragione ed è questo che mette insieme laici e credenti nel difendere quei criteri oltre i quali la nostra libertà diventa “disumanità”. Non per difendersi insieme dagli attacchi del mondo, ma per risvegliare l’uomo. «La ragione dell’uomo – ha ripreso Ratzinger – ha una capacità morale e va risvegliata dal sonno in cui sembra caduta». Come? Magari interrompendo il procedimento perverso che trasforma una desiderio (molte volte un “capriccio” fa notare Pera), in diritto e, immediatamente, in principio insindacabile.
O magari risvegliando l’identità di un’Europa che «predica tolleranza e produce indifferenza», «vuole il dialogo, ma non sa pronunciare la parola io», «vuole la pace, ma non sa più in nome di quali valori».
In prima fila Francesco Cossiga, Gianni Letta e Sandro Bondi annuiscono e applaudono. I giornali probabilmente sprecheranno fiumi di inchiostro per celebrare la nascita dell’ennesimo “movimento politico-religioso”. Noi preferiamo goderci questa “festa della ragione”.
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