
Si può ancora vivere a Milano?

Sala Bassetti piena, ieri a Palazzo Brera, per il convegno “Per quale Milano. Voci e visioni sul futuro della città” organizzato da Tempi in collaborazione con Ccl – Consorzio Cooperative Lavoratori, e anticipato da un lungo servizio nel numero di febbraio della rivista mensile.
Nella mattinata di lavori sono stati affrontati, con i principali protagonisti del settore immobiliare e delle istituzioni, i nodi di una città che ha saputo conquistare gli occhi e i capitali del mondo grazie a una capacità di sviluppo con pochi paragoni, ma che ora si scopre sempre più inaccessibile ai suoi lavoratori essenziali.
Moderati da Lodovico Festa, Massimo Bricocoli e Raffaella Saporito hanno parlato della “città inaccessibile”: «Come abbiamo intitolato il nostro ultimo report», ha detto il professore di Urbanistica al Politecnico di Milano e coordinatore scientifico dell’Osservatorio Casa Abbordabile, «Milano non è una città per chi lavora. Questo non vale solo per i redditi bassi ma anche i per redditi medi (tra i 1.500 e i 2.400 euro al mese)». La crescita della città dal 2010 in poi, ha spiegato Bricocoli, «è stata una scelta deliberata, non è una narrazione. La crescita dei valori immobiliari e dei prezzi è stato preso come un assunto positivo di attrattività. Era però diventato un tabù parlare di redditi. E la forbice tra costi abitativi e redditi si è sempre più ampliata».
«Più che “per quale Milano” direi “per quali milanesi”», ha detto la professoressa di Management pubblico presso la Sda Bocconi, «”Milano per chi”. Il tema della casa non si limita alle politiche abitative ma coinvolge in senso più ampio e integrato le politiche di welfare», ha osservato Saporito, aggiungendo che «le case popolari possono anche diventare dei laboratori di innovazione sociale».
Parlando della “città del presente”, gli ospiti del secondo panel, intervistati da Caterina Giojelli, hanno provato a spiegare come i grandi progetti in corso a Milano cercano di rispondere al bisogno abitativo. Per Carlo Masseroli, ad di Nhood Services Italia, «la capacità di creare valore può diventare paradossalmente la perdita del valore, perché se non ci sono infermieri, studenti, dottori, la città non funziona più». «Credo che il grande tema che si è bloccato a Milano sia proprio la relazione tra pubblico e privato», ha aggiunto, concludendo con un appello a «valorizzare le funzioni che educano, come le scuole e le università, perché le città vivano».

«Milano ha preso una dinamica di sviluppo di una città metropolitana internazionale», ha detto Piergiorgio Orsi, presidente della Cdo Milano. «Gli schieramenti “prezzi alti” e “prezzi bassi” sono una riduzione di quello che stiamo vivendo, perché ci sono fattori molto più articolati. Occorre trovare un punto d’incontro tra pubblico e privato. Questo cambiamento pone tutti davanti a uno sforzo, perché il cambiamento è sempre faticoso». Milano, ha aggiunto, «vede un aumento elevato dei prezzi delle case nel suo centro, ma ci sono grandi opportunità nella periferia. Oltre alla connessione dei trasporti occorrono una rigenerazione e una costruzione sociale. Seguendo questa strada ci saranno molte possibilità per il futuro della città». A questo proposito, ha annunciato Orsi, «Cdo ha pensato e sta lavorando a un progetto per un fondo sociale dell’abitare che prevede l’intervento di operatori privati, istituzioni nazionali e locali, per far sì che ci possano essere ambiti di sviluppo partendo anche dal fattore educativo dedicati ai giovani, agli studenti e ai lavoratori».
«Qualsiasi progetto che comporta un cambiamento è inizialmente percepito come escludente rispetto alla città e di conseguenza avvia una riflessione sulla città», ha detto Luca Mangia, General Manager di COIMA, nel suo intervento. «Lo abbiamo visto quando abbiamo iniziato a lavorare alla rigenerazione di Porta Nuova, dove oggi è evidente che il progetto ha contribuito alla valorizzazione del territorio. Oggi siamo impegnati in un nuovo progetto, la rigenerazione dell’ex Scalo di Porta Romana, in cui un terzo dell’edilizia residenziale è convenzionata e sociale, in collaborazione con CCL: due soggetti con DNA diverso ma un obiettivo comune, costruire per restituire valore alla città. Come operatori privati, riteniamo tuttavia che il ruolo del pubblico sia oggi più che mai fondamentale per garantire una visione comune, che deve orientare l’azione e non andare dispersa».
Il presidente di CCL, Alessandro Maggioni, ha parlato di «una Milano sempre più arrabbiata», e ha ribadito – come scritto su Tempi – il fatto che «in questo momento molto difficile per la città di Milano siamo fiduciosi e certi che non tarderanno le risposte da parte del Comune, che è sempre stato sensibile alla specificità dell’edilizia cooperativa gravemente danneggiata dallo stallo dei cantieri. Le cooperative dell’abitare hanno una marcia in più fatta di persone pronte a mobilitarsi insieme e che
credono in una casa con costi abbordabili».
Il terzo panel del convegno, moderato da Lorenzo Margiotta, ha provato a “guardare lontano per una nuova Milano”. Qual è la città che Milano vuole diventare? Quale il suo ruolo nel contesto regionale e nazionale? Queste le domande poste al tavolo più istituzionale della mattinata.
«Bisogna recuperare il passato per capire se e come quella storia, quella politica e quei valori oggi leggono le sfide del futuro», ha detto il deputato e leader di Noi Moderati Maurizio Lupi. «Milano per la sua storia non ha mai vissuto la dicotomia pubblico e privato. Il pubblico – cioè la politica – deve fare il pubblico tornando a fare politica dando indirizzi certi ed esercitando fortemente il controllo. La ricchezza di Milano sta nella sua comunità e nelle sue eccellenze, in quello che trova e si mette in moto come dinamica. L’errore che ogni tanto fa il pubblico è che non si rivolge al privato solo quando ne ha bisogno, ma valorizza il privato in quanto lo ritiene ricchezza fondamentale di quello che c’è». Si deve aprire una discussione e un confronto serio mentre si governa, ha aggiunto Lupi, che è stato assessore allo Sviluppo del territorio, edilizia privata e arredo urbano del Comune a cavallo del 2000. «In questi anni abbiamo capito che il non consumo del territorio è importante, la qualità della vita è fondamentale perché determina la possibilità per quella città di chiamarsi comunità. Dobbiamo individuare i punti vivi e le eccellenze della città e metterli a funzione della stessa. Per farlo c’è solo una strada, quella della rigenerazione urbana che necessita di strumenti più flessibili».
«Il confronto costante con tutti gli interlocutori del territorio, l’ascolto attento di voci diverse, è condizione necessaria per interpretare la complessità del nostro presente», ha detto la rettrice dell’Università Statale di Milano, Marina Brambilla, ponendo al centro del suo intervento l’attenzione del ruolo pubblico dell’ateneo, anche in relazione al rapporto con i privati, sui temi dell’abitare: «La Statale è in prima linea nella difesa dell’interesse pubblico, anche nel campo della residenzialità universitaria e nel rapporto con il privato. Penso al più grande progetto di project financing pubblico-privato come il campus Mind, dove nasceranno anche residenze per studenti».
L’Assessore alla Casa del Comune di Milano, Guido Bardelli, è tornato sulla dichiarazione che fece discutere a suo tempo a proposito del “mercato impazzito” a Milano: «La sfida di Milano è che a seguito di un mercato impazzito si è imposto il soggetto che è il vero nemico comune: la rendita fondiaria che con la crisi economica ha avuto uno sviluppo enorme. Chi vende ai fondi immobiliari non fa nulla per migliorare il futuro della città. Il problema è come ritrovare l’equilibrio nella città di Milano, e come attaccare la rendita fondiaria creando un’alternativa in linea con quella che è sempre stata la ricetta ambrosiana. Abbiamo identificato 23 aree in zone periferiche ma infrastrutturate e comode con i mezzi pubblici, e le abbiamo messe sul mercato in diritto di superficie. Il comune tiene la nuda proprietà, rimanendo nella partita, e l’abitazione viene data in diritto di superficie secondo ad un piano economico finanziario. La parte in affitto sarà concessa in affitto permanente e il prezzo sarà̀ non superiore ad 80 euro al mq. Sulle case popolari stiamo cercando di lavorare con ALER e MM, ma la sfida non è solo la manutenzione, quanto una sfida sociale. Contiamo molto sugli enti del terzo settore e sulle cooperative sociali».
Il bando per la realizzazione di alloggi nelle aree Atm di viale Zara uscirà “a breve”, e obiettivo dell’azienda milanese di trasporti è arrivare alla realizzazione, nel sito, di 150-200 alloggi per i tranvieri. Lo ha annunciato l’ad di Atm, Arrigo Giana, intervenendo al convegno di Tempi. Sul tema dell’abitare, ha ricordato, «Atm sta dando un contributo economico per sostenere i costi della casa a tutti i dipendenti che arrivano da fuori per il primo periodo di impiego in azienda: vogliamo portare avanti iniziative concrete, la prima quella di viale Zara. Uscirà a breve un bando che prevede la vendita dell’area, col patto che vengano costruire almeno il 50 per cento di appartamenti che poi daremo ai nostri dipendenti. L’accordo vede coinvolta anche Fondazione Atm: noi ci aspettiamo che su questa area possono esserci 150-200 appartamenti per i tranvieri».
«L’edilizia pubblica nasce come strumento per la classe sociale dei lavoratori e operai», ha detto nel suo intervento Paolo Franco, Assessore alla Casa e Housing sociale in Regione Lombardia. «In 50 anni è diventato uno strumento di welfare che dà risposta alle emergenze sociali. In Lombardia sono presenti quasi 100.000 alloggi di cui circa 70.000 nella città di Milano e dintorni. Occorre tenere conto delle tendenze demografiche e su questo è stato impostato il nostro piano: recuperare la visione statutaria dell’ente ALER per chi ha bisogno e per chi fa funzionare le nostre città tenendo conto degli aspetti legati al mix abitativo. Abbiamo promosso un bando sull’housing sociale che ha visto 18 milioni di euro impegnati in 14 progetti, e abbiamo altri 32 milioni di euro da dedicare a questi progetti. Nella partnership tra pubblico e privato occorre tenere conto di alcuni aspetti: rigenerare il più possibile il suolo pubblico utilizzando il patrimonio sfitto e sensibilizzare gli enti del sistema abitativo per le famiglie fragili. Su questo il terzo settore è fondamentale».
«Milano è diventata molto attrattiva riuscendo ad espellere tutti quelli che collaborano a renderla attrattiva», ha concluso il deputato di Fratelli d’Italia e Presidente Commissione Finanze della Camera Marco Osnato. «Il disequilibrio di Milano è evidente a tutti ed è quello sul quale tutti insieme dobbiamo iniziare a riflettere. Il pubblico e le istituzioni devono dare le opportunità affinché le risorse possano essere utilizzate per raggiungere gli obiettivi e la messa a terra di progetti nei migliori dei modi e nel miglior tempo possibile».
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In questo dibattito è stato preso in considerazione solo il problema abitativo, ma per vivere occorrono anche negozi che possano servire i residenti. Ma la maggior parte dei piccoli negozi chiude a favore di bar ristoranti, pizzerie, ecc. Se uno ha bisogno di un bottone o di rifare il tacco alle scarpe si deve rivolgere ai cinesi