
Per me Tempi è come un figlio (il nono, per la precisione)

Quando tutto questo sarà finito…
È difficile scrivere oggi di Tempi senza passare dal coronavirus e dalla quarantena di questi giorni, ed iniziare un messaggio con “Quando tutto questo sarà finito…” potrebbe essere il modo migliore per scadere nella retorica delle chiacchierate da balcone o delle iperboli zuccherose dei social.
Ciononostante provo a rischiare: “Quando tutto questo sarà finito e ricomincerò a viaggiare per lavoro su voli transoceanici, potrò di nuovo immergermi, finalmente con calma, nella lettura di uno o più numeri di Tempi nella mia amatissima versione cartacea.
La vita di questi giorni di fatto non è molto più tranquilla del solito avendo io 7 figli, di cui 5 in età scolastica e da seguire nella didattica online, la moglie incinta dell’8° figlio, colazioni-pranzi-cene da preparare, mestieri da fare, il tutto da conciliare con il mio telelavoro (non mi arrenderò a chiamarlo smart working, neologismo solo italico) che non è affatto diminuito.
Tra un computer e un tablet, uno sgrassatore e una padella, tra una riunione su Zoom e una puntata di Masha e Orso, mi rimane giusto il tempo di qualche articolo letto sullo smart(questo sì)phone prima di addormentarmi. Tempi.it è un approdo sicuro dove trovare informazioni scelte per aiutarmi ad indagare e conoscere la realtà senza pregiudizi, giudicarla senza paura, scoprirne i risvolti di positività e speranza e sempre individuare un’ipotesi di comunione che non si limiti alla raccolta firme per esprimere la propria indignazione. È quello di cui ho bisogno, in questo frangente e sempre.
Ma a me manca quel momento speciale, quelle ore in solitudine, immerso nella lettura dell’edizione cartacea del mio mensile preferito, capace perfino di farmi dimenticare la scomodità del sedile classe Economy. Scorrere le pagine di giudizio sulla politica nazionale ed estera, soffermarmi sulle rubriche di economia, perdermi nelle storie di uomini e donne che cambiano il mondo e la storia con le loro piccole scelte imprevedibili ed eccezionali. E poi finalmente giungere alle lezioni, alle prolusioni, alle lunghe riflessioni del Nocciolo della questione dove l’esercizio del giudizio si gioca più esplicitamente con la lente dell’incontro e dell’umanesimo cristiano.
Chi oggi è a casa e ha più tempo di me, non indugi, si abboni o riabboni a Tempi, prenda l’edizione cartacea, trovi una poltrona comoda e approfitti di questo tempo per leggere quegli articoli tutto d’un fiato, perdere letteralmente il senso del tempo, e poi riemergere avendo un’ipotesi per amare un po’ più virilmente il mondo là fuori!
Io invece, quando tutto questo sarà finito e salirò di nuovo su un aereo, temo che avrò un po’ di arretrati: non vedo l’ora…
Gianluca Samsa
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