
Per Fioroni la scuola è come un’azienda. Ma senza autonomia
Da destra e da sinistra, ci si dà un gran daffare per maledire l’iniziativa del ministro dell’Istruzione Francesco Profumo di aumentare da 18 a 24 le ore di cattedra per i docenti. Il risparmio effettivo si calcola in 720 milioni di euro. Intervistato da Italia oggi, Beppe Fioroni, ex ministro dell’Istruzione del Pd, dichiara: «No, ne servono 183 di milioni di euro, è quella la necessità, non un euro in più».
TABULA RASA. «Il ministro Francesco Profumo deve tener perente che senza il coinvolgimento della scuola, che è comunità educante, si può solo distruggere e non costruire», dice Fioroni il quale, interpellato sulle nuove norme della legge di stabilità, aggiunge: «L’orario di lavoro e la remunerazione sono per legge affidati alla contrattazione. Il che rende impossibile l’approvazione di una norma che viola questo principio e che dunque va semplicemente cancellata». Fioroni poi minaccia: «Se l’attuale norma non cambia, noi non votiamo il provvedimento».
PONZIO PILATO.Nei confronti dei nuovi concorsi indetti da Profumo, che immetterebbero in ruolo 24 mila abilitati, pescandone metà dalle graduatorie e metà tramite prova, Fioroni dice: «Io credo che sarebbe cosa saggia sospendere l’attuale concorso per non aumentare la conflittualità tra precari, vecchi e nuovi. Prima di avviare un nuovo reclutamento, è indispensabile capire il fenomeno e dare certezza ai docenti». Lasciando fuori, ancora una volta, i giovani aspiranti: «Prima di avviare un nuovo reclutamento è indispensabile capire il fenomeno e dare certezza ai docenti».
AUTONOMIA? L’obiettivo: «Individuare le soluzioni per l’immissione in ruolo, in un periodo di cinque anni, dei precari delle graduatorie ad esaurimento» le quali «debbono rimanere ad esaurimento, senza nessun ingresso». Come fare? «Visto che il rapporto di lavoro è stato privatizzato – dichiara l’ex ministro – va applicato alla scuola lo stesso principio delle imprese private alle quali incentiviamo il lavoro a tempo indeterminato facendo costare di più quello a tempo determinato». Sulla linea del suo pensiero, ci viene in mente una nuda domanda: non ci sono graduatorie statali nelle aziende. Perché non passare all’autonomia nel reclutamento?
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