Pensiero unico? E’ quello no-global

Di Rodolfo Casadei
04 Luglio 2002
Pubblicano come oggetti di culto tutti i libri del filone no-global, ignorano i testi che hanno una visione non catastrofista della globalizzazione. Sono le case editrici italiane

E’ interessante un libro dove si spiega che attuare i Protocolli di Kyoto sulla riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra è uno spreco colossale di risorse, perché servirebbero solo a dilazionare di 6 anni, dal 2094 al 2100, l’aumento di temperatura del pianeta di 2,1 gradi centigradi, allo spropositato costo di 150 miliardi di dollari all’anno? Sì, sembrerebbe interessante. Ed è interessante un libro che rimbecca i malthusiani (cioè quelli che, come Giovanni Sartori e Alberto Ronchey, sostengono che la crescita economica non può tenere dietro all’aumento della popolazione in atto) mostrando che nell’ultimo quarto di secolo i tassi di fecondità nei paesi più popolosi del Terzo mondo si sono dimezzati, e che già quasi la metà della popolazione mondiale vive in paesi a crescita sotto zero, cioè dove il tasso di fecondità è inferiore a quello necessario per il rimpiazzo generazionale, cioè 2,1 figli per donna? Sì, dev’essere davvero interessante. Vale la pena di leggerli, questi libri. Però se siete italiani avete un paio di problemi: dovete leggere correntemente l’inglese e, se volete procurarvi il testo rapidamente, pagherete una bella cifra in costi di spedizione. Perché i due testi in questione, The Skeptical Environmentalist di Bjorn Lomborg il primo, Riding the Next Wave scritto da un pool di ricercatori dell’americano Hudson Institute il secondo, non sono stati ancora pubblicati in italiano. Peccato, perché si tratta di due dei pochissimi studi sui temi della globalizzazione che si distaccano dal coro catastrofista no-global-malthusiano-anticapitalista. Coro che invece trova sempre pronte alla traduzione e al lancio nelle grandi librerie le case editrici italiane non appena si profila una novità: No Logo di Naomi Klein, scritto nel 2000, nel 2001 aveva già la sua bella traduzione italiana presso Baldini e Castoldi; I nuovi schiavi. La merce umana nell’economia globale di Kevin Bales è apparso in inglese per la University of California Press nel 2000 e nello stesso anno l’ha pubblicato in Italia Feltrinelli; anche Una strana dittatura di Viviane Forrester, l’autrice de L’orrore economico (1996 in francese, 1997 in italiano), è apparso in italiano nello stesso anno dell’edizione originale in francese, il 2000. E quando Jeremy Rifkin (grande esperto in profezie fallite: in La fine del lavoro, 1995 l’originale, aveva annunciato la disoccupazione mondiale e in L’era dell’accesso, 2000, il trionfo della new economy) non sforna il suo librone annuale, si va a pescare nelle rimanenze di magazzino: Ecocidio, proposto da Mondadori quest’anno, è stato scritto nel 1992.
Tutt’altra musica sulla sponda liberale e anti-no-global: Hernando de Soto, economista peruviano, ha avuto la traduzione immediata da Garzanti (2001) del suo Il mistero del capitale, ma El otro sendero (1986), il libro che l’ha reso famoso e in cui propone la sua teoria sul fallimento del capitalismo nel Terzo mondo per mancanza di tutela legale della proprietà privata, resta un oggetto misterioso in Italia. Quanto a Lomborg, il bimestrale Ideazione del marzo scorso annunciava l’imminente traduzione italiana di The skeptical environmentalist, ma a tre anni dall’edizione danese e a uno da quella inglese (Oxford University Press, 2001) non ce n’è traccia; il Seps, Segretariato europeo per le pubblicazioni scientifiche costituito da università e istituzioni culturali europee, ha istituito un fondo per sovvenzionare una casa editrice disposta a tradurre Lomborg in italiano. Nel frattempo sarà meglio continuare a prendere lezioni d’inglese.

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