Il mistero dei soldi spariti dal fondo contro il separatismo islamico intitolato a Paty

Di Mauro Zanon
09 Aprile 2023
Due inchieste in Francia sollevano dubbi su come l'ex ministra Marlène Schiappa avrebbe utilizzato il denaro racconto in memoria del professore decapitato. La famiglia: «Basta usare il suo nome»
Marlene Schiappa
Marlene Schiappa, ex ministra con delega alla Cittadinanza francese, al centro di due inchieste sull'utilizzo dei fondi raccolti per combattere il separatismo islamico (foto Ansa)

Parigi. Nell’aprile del 2021, a pochi mesi dalla decapitazione del professore di storia e geografia Samuel Paty, l’allora ministra con delega alla Cittadinanza, Marlène Schiappa, creò un fondo per combattere il separatismo islamico da 2,5 milioni di euro, battezzato Fonds Marianne. L’obiettivo era «finanziare persone e associazioni che portano avanti un discorso volto a promuovere i valori della République e a lottare contro il separatismo, in particolare sui social network e le piattaforme online».

All’epoca si era parlato di un cambio di passo da parte del governo francese, di una svolta storica nella battaglia contro l’islam radicale. Ma a distanza di un anno, la realtà è ben diversa. Come rivelato da due inchieste parallele del settimanale Marianne e del canale televisivo France 2, parte dei fondi sono spariti e l’associazione che ha beneficiato della fetta più grossa avrebbe utilizzato i soldi in maniera opaca, voltando le spalle alla missione di lotta contro il separatismo.

Che fine hanno fatto i soldi del fondo contro il separatismo

«È la storia di una morte (quella di Samuel Paty), di una nobile iniziativa lanciata in seguito alla tragedia (“promuovere i valori repubblicani e combattere i discorsi separatisti” tra i più giovani), di molti soldi pubblici per riuscirci (poco più di 2 milioni di euro) e di un mistero fitto», scrive Marianne. Il fondo voluto dalla ministra Schiappa era stato affidato alla supervisione del Comitato interministeriale di prevenzione della delinquenza e della radicalizzazione (Cipdr), organismo statale diretto dal prefetto Christian Grevel. Tra le diciassette associazioni finanziate, è la principale beneficiaria, l’Union des sociétés d’éducation physique et de préparation militaire (Useppm), che ha attirato le attenzioni dei giornalisti.

Prima anomalia: l’associazione organizza attività sportive e ludiche in un lussuoso immobile di Parigi, senza alcun legame, dunque, con la lotta contro l’islam separatista. Seconda anomalia: come rivelato da Marianne e France 2, sui 266.250 euro di sovvenzione, 120mila sarebbero serviti a pagare lo stipendio dei due dirigenti dell’epoca dell’Useppm. Stiamo parlando di Mohamed Sifaoui, giornalista di origine algerine specialista di islamismo, oggi direttore della comunicazione della società calcistica Sco di Angers, e di Cyrl Karunagaran, imprenditore. La notizia ha suscitato un’ondata di indignazione nell’opinione pubblica francese, soprattutto contro Marlène Schiappa, oggi segretaria di Stato per l’Economia sociale.

Le accuse a Marlene Schiappa

Proprio in questi giorni, infatti, è apparsa una sua intervista in pose sexy sul magazine Playboy, in cui parla dei romanzi erotici che ha scritto sotto pseudonimo e di Pamela Anderson: non proprio un tempismo perfetto, alla luce delle proteste per la riforma delle pensioni e dell’inchiesta sul fondo da lei creato. Alcuni si sono spinti ad accusare la Schiappa di aver “utilizzato la morte di Samuel Paty” per dare soldi ai suoi amici, come Mohamed Sifaoui. «Schiappa sarà in prima pagina su Playboy, appena 24 ore dopo le rivelazioni di France Info, secondo cui la ministra ha sovvenzionato i suoi amici con il Fonds Marianne, lanciato dopo l’assassinio di Samuel Paty», ha attaccato il giornalista Nils Wicke.

La reazione più dura dinanzi a quanto emerso dalle due inchieste, è arrivata proprio dalla famiglia di Paty. Martedì scorso, attraverso un comunicato, i familiari dell’insegnante decapitato dall’islamista ceceno Abdoullakh Anzorov, si sono detti «particolarmente scioccati dalle recenti rivelazioni di France 2, in merito all’utilizzo opaco delle sovvenzioni dedicate al Fonds Marianne e all’assenza di controlli sull’uso di queste sovvenzioni”. Di più: ha chiesto al governo di non associare più il nome di Samuel Paty al fondo. «Il nome di Samuel Paty non può essere in alcun modo strumentalizzato per tali operazioni», hanno aggiunto i familiari.

La famiglia Paty contro il governo

Secondo il comunicato, Virginie Le Roy, avvocato della famiglia Paty, ha scritto a Marlène Schiappa e a Sonia Backes, attuale segretario di Stato con delega alla Cittadinanza, «per porre alcune domande» in merito al fondo. Non è la prima volta che i familiari di Paty attaccano il governo francese. In una lettera pubblicata su Libération lo scorso anno, la sorella del professore del Collège du Bois d’Aulne, Mickaëlle, scrisse che il fratello «avrebbe dovuto essere protetto meglio e che sono stati commessi degli errori imperdonabili» da parte dello Stato, prima di aggiungere: «A voler imperativamente governare l’ordine sociale che regnava sul campo con i ‘non facciamo troppo rumore’, gli accomodamenti cosiddetti ‘ragionevoli’ e un antirazzismo errabondo, lo Stato finisce per sacrificare l’ordine pubblico, in particolare in termini di moralità, di sicurezza e di pace pubblica».

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