Tante ricerche psicosociali hanno mostrato come merito ed eccellenza sono, da una parte, richieste strutturali per lo sviluppo umano, dall’altra possono diventare la loro patologia
Giuseppe Valditara, ministro dell'Istruzione e del Merito del governo Meloni (foto Ansa)
In merito al merito (e sua sorella, l’eccellenza), le polemiche sono abbastanza sterili dal momento che è previsto nella nostra Costituzione all’articolo 34: «I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi». È augurabile quindi che aggiungerlo alla titolazione del ministero dell’Istruzione non si riduca a mera provocazione. D’altra parte, eccetto i paladini del reddito di cittadinanza, più o meno tutti conveniamo sul fatto che «chi non lavora neppure mangi»: il principio è riuscito a mettere d’accordo san Paolo con i padri fondatori dell’Unione Sovietica che lo hanno fatto proprio nell’articolo 12 della loro Costituzione (!).
Forse però nei due millenni intercorsi tra l’Apostolo delle genti e Stalin una mutazione significativa è intervenuta nel concepire il principio per cui ciascuno deve meritarsi (come il soldato Ryan) il suo essere al mondo. Perché è importante impegnarsi? E perché essere “migliori degli altri”? In...