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Alterità è una parola in via di estinzione, una parola persa: quando la usiamo, essenzialmente indichiamo un temporaneo e fastidioso limite alla nostra inconfessata convinzione che il mondo cominci e finisca con noi stessi. È una frustrazione enorme la presenza dell’altro: da una parte ne abbiamo bisogno, dall’altra tentiamo in tutti i modi di selezionarne i pezzi che ci aggradano. L’altro, insomma, va preso a piccole dosi. Anche perché può far male.
Un interessante film documentario del 2015 (La teoria svedese dell’amore) diretto dal giovane regista italo-svedese Erik Gandini, descrive in maniera molto efficace la cultura che nasce dal cortocircuito di cui stiamo parlando. In Svezia tutto andava bene: standard di vita alti, progresso, pensiero moderno. Poi venne il momento di fare un decisivo passo in avanti. Nel 1972, in un manifesto del Partito socialdemocratico (poi diventato programma di governo), venne prefigurata la famiglia del futuro, parte integrante di un sistema s...
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