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A volte, e magari un po’ troppo spesso, ritornano. Ritorna la battaglia sulle parole, con una nuova proposta di cui si fa portavoce l’Istituto Treccani. L’ipotesi è quella di togliere la parola “minorati” che compare nell’articolo 38 della nostra Costituzione per sostituirla con un termine meno discriminatorio nei confronti dei disabili.
Riflettere sulle parole è sacrosanto, se e solo se l’esperienza umana è l’innesco della riflessione. Perché esistono parole brutte? Perché esistono gesti e pensieri cattivi sulle cose e sulle persone. Il sospetto dietro le sempre più serrate battaglie linguistiche è che, magari anche mosse da una premura buona, siano sorrette da una tentazione insidiosa: se cambio le parole, allora cambio anche la realtà e miglioro l’umanità.
Purtroppo la purificazione dei cuori non può partire da righe rosse sul dizionario. Per esagerazione: sarebbe bellissimo cancellare la parola pedofilia, se solo potesse significare l’annientamento di quest’orro...
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