
«Paritarie mai così umiliate come quest’anno. E ci chiamano “le scuole dei ricchi”»

«Umiliata». È così che dice di sentirsi Virginia Kaladich, presidente di Fidae, la “Federazione istituti di attività educative” che riunisce quattromila scuole cattoliche italiane. La scuola ha preso il via da pochissimi giorni ma non tutto è cominciato nel migliore dei modi, per le paritarie. Il motivo di maggior preoccupazione per la professoressa Kaladich riguarda il personale docente. Sono tantissimi infatti gli insegnanti delle paritarie che stanno ancora aspettando l’esito dell’ultimo concorso pubblico per docenti. Se il giudizio finale della loro prova sarà positivo, abbandoneranno gli alunni delle scuole paritarie in cui sono attualmente impiegati.
Professoressa Kaladich, molti vostri alunni si troveranno improvvisamente senza docenti. L’apprendimento di una classe delle paritarie vale meno di quello di una classe statale?
È questo il primo paradosso. Con la legge Berlinguer del 2000, le scuole paritarie sono entrate a far parte del sistema pubblico. Dovrebbero avere lo stessa trattamento delle statali, ma questo non avviene. I dirigenti scolastici si sentono umiliati, io per prima mi sento così. L’inizio dell’anno scolastico è sempre fatto di momenti concitati, ma mai come questo settembre. Non faccio altro che ricevere telefonate di dirigenti e colleghi che mi raccontano preoccupati del gran numero di docenti che perderanno a breve, perché sceglieranno di andare a insegnare in una scuola statale. Avevamo chiesto la possibilità di “congelare” il ruolo del nostro corpo docente fino all’anno successivo, o di poter fare ricorso al part time, per lo meno per le classi che necessitavano di una continuità di insegnamento, ma ci è stato negato. Così da un giorno all’altro molti studenti si troveranno senza prof.
Quanti professori cambieranno istituto?
È difficile fare una stima del numero al momento, visto che il concorso è nelle ultime fasi di svolgimento. Stamattina mi ha chiamato una dirigente scolastica di una primaria per raccontarmi che da lei su nove insegnanti se ne andranno in sette. In casi come questi praticamente così bisogna ripartire da zero.
Il percorso scolastico viene così lasciato a metà.
Secondo quanto stabilito dalla legge, abbiamo permesso ai professori delle nostre scuole di conseguire l’abilitazione, prima partecipando al Tfa e poi ai Pas, e durante questi periodi abbiamo dovuto riorganizzare il corpo docente. In tutto ciò abbiamo continuato a formarli personalmente, e a riprenderli a lavorare da noi una volta terminato. Ora, molti dirigenti scolastici statali mi stanno facendo i complimenti per il modo in cui sono stati formati i nostri docenti, l’attenzione e la cura che mettono nell’insegnare. Sono contenti di aver acquisito i nostri professori, e questo mi fa soffrire doppiamente. Abbiamo perso risorse preziose per i nostri alunni.
Parliamo del problema dei ritardi dei fondi pubblici.
Guardi, ci sono scuole paritarie che stanno ancora aspettando i contributi statali inerenti al 2014. Capisce in che situazione difficile vivono? Per agevolare la velocità di distribuzione lo Stato ha dato incarico alle Regioni, ma non tutte si sono comportate in maniera impeccabile. Purtroppo in questo momento stiamo vivendo il caso di una Regione che ha utilizzato i 24 milioni di euro destinati alle scuole paritarie per altre finalità. Non voglio farne il nome per il momento perché spero si possa risolvere al più presto questa incresciosa situazione. In caso contrario qualcuno dovrà rispondere dei propri errori.
Si è parlato molto, in maniera positiva, dei contributi per gli alunni disabili.
Lo ritengo un buon gesto per iniziare. Ma mille euro al mese per alunno è una cifra molto piccola. Non basta nemmeno per pagare lo stipendio del suo insegnante di sostegno. Se va bene con mille euro si copre la metà del costo che una scuola paritaria deve sostenere.
Come sono andate le iscrizioni quest’anno? Si leggono notizie che parlano di cali notevoli.
La Fidae sta raccogliendo i dati proprio in questi giorni, pensiamo di diffonderli a metà del mese prossimo. È vero che molto spesso si leggono sui giornali titoli negativi, ma i numeri sono da verificare e da comprendere. Un calo di iscrizioni in una determinata area rispetto all’anno precedente potrebbe essere dovuto per esempio alla chiusura di una scuola, che è sempre una brutta notizia ma potrebbe non indicare una tendenza generale.
Qual è il futuro delle paritarie?
Vogliono costringerci ad alzare le rette, per poter andare avanti. Ma aumentarle significherebbe rendere ancora più inaccessibile per le famiglie meno abbienti la possibilità di iscrivere i propri figli liberamente alla scuola che vogliono. E pensare che continua a circolare la leggenda che le paritarie siano “le scuole di ricchi”, a dimostrazione che il modo in cui vengono trattati i nostri istituti è non è paritario. Ma umiliante.
Foto Ansa
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25 commenti
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Le scuole paritarie, per la grande maggioranza cattoliche, propongono un modello socio-culturale molto lontano da quello voluto dalla sinistra, diverso dal pensiero unico. Anche perché sono scarsamente sindacalizzate e quindi poco politicizzate.
Per questo sono vessate.
Per qualcuno sono un nemico da combattere, anche se i numeri dimostrano palesemente che aiutano, e parecchio, il bilancio finanziario statale.
È il mercato bellezza! Evidentemente appena possono gli insegnanti preferiscono le scuole statali. E i presidi delle paritarie non hanno argomenti validi per trattenersi.
Gli insegnanti sono costretti a rientrare nelle graduatorie statali. Non è legge del mercato, ma il mercato è alterato dallo Stato.
Essere scuola statale non è garanzia di essere scuola decente.
In 15 anni di insegnamento tra tecnici e professionali, mi è capitato di tenere cattedre in scuole decenti, dove si può svolgere tutto il programma previsto in condizioni passabili, cioè con alunni abbastanza educati, nella norma, e istituti che più che scuole sembrano anticamere di riformatorio.
Chiaramente in queste ultime non è nemmeno pensabile di riuscire a terminare il programma a fine anno.
Se riesci a portarlo avanti, è perché a metà anno, quando ti sei reso conto di che razza di gente hai, vai come una locomotiva e chi segue, segue, e chi non segue si arrangi.
Mi è capitato un professionale ad indirizzo chimico in cui al terzo anno, conoscono la chimica di base meno degli alunni del biennio di alunni di altri indirizzi (non chimico), di altre scuole.
Non parlo poi delle materie del terzo anno specifiche del corso come Impianti, che sono troppo fuori dalla loro portata pur facendo parte del piano di studi di quell’indirizzo.
Scuole dove quando spieghi quasi metà alunni ascolta la musica con le cuffie dal telefonino e col ritmo in sottofondo udibile da tutti, e quando intervieni, ti rispondono volgarmente che cavolo vuole?
Un datore di lavoro è scemo se assumesse uno con quel diplomino-carta igienica, infatti in area locale nessuno se li prende.
Sapete, perché qualcuno pensa ingenuamente che statale nelle scuole superiori sia garanzia di competenza ed istruzione.
In quelle scuole di industriale non c’è il perito, ma in quantità droga e marasma sociale.
Le scuole più famigerate della provincia. Le conosci, le eviti, le accetti solo per non restare disoccupato.
Oppure, se i docenti vengono da 800 km lontano e non sanno dove mettono i piedi.
Cara Professoressa, cominci a pagare di più gli insegnanti e vedrà che molti di essi rimarranno volentieri nella sua scuola privata.
Distinti saluti
Giusto, che problema c’è ad aumentare le rette a piacimento sbattendo automaticamente fuori dalla scuola chi non può permettersele?
Se la professoressa non può pagare di più i suoi insegnanti c’è un motivo…
Non potre bene poi continuare a chiedere soldi allo stato dicendo che i suoi alunni costano meno rispetto a quelli delle scuole statali.
Riscrivo perché mi è partito il correttore automatico. Non potrebbe poi continuare a chiedere soldi allo stato dicendo che i suoi alunni costano meno rispetto a quelli delle scuole statali.
Stipendio di docente (precario) di scuola superiore statale (ITIS, IPSIA E IIS) con cattedra piena (18 ore frontali):
1319,94 euro.
E’ il cedolino di aprile.
Anche gli altri mesi sono così.
Sarei curioso di sapere quanto riceve un collega stessa materia stesso ordine di scuola, ma paritaria.
E sarei anche curioso di confrontarlo con omologhi colleghi di altri Paesi europei.
…………
Speriamo sull’autonomia scolastica, e che venga portata avanti la figura del preside-lupo, che entra di scatto in un’aula di cialtroni e si faccia rispettare.
E speriamo anche che i presidi possano arrivare ad assumere direttamente riducendo il peso delle assunzioni automatizzate da graduatoria con punteggi presi chissà come e chissà dove.
Più che diplomifici bisognerebbe parlare di “punteggifici” delle graduatorie.
Messa alle strette, esce fuori dal cappello magico il trucidone.
Redazione ! CTRL-ALT-CANC !!!!!!!!!
Per dire che chi esce dalle scuole private è ignorante e volgare sei proprio ignorante tu
Sono d’accordo con maurizio-torton, siete quattro gatti, siete minoranza, insignificanti e ridicoli e non fate che insultare.
Che bello vedere che il discorso in questo sito che non è un sito di informazione, ma di fessi e asini, va sempre a finire così.
Il vostro livore attesta che invece siamo ancora tanti e “pericolosi”., per questo scendete all’insulto.
Che delusione Tempi…. dopo anni di una cultura seria che riposiziona lo studente al centro; la libertà di scelta educativa alla famiglia avendone la responsabilità educativa in un pluralismo educativo questa intervista ha il sapore amaro di cento passi indietro.
Si riposiziona al centro la scuola paritaria con i nostri docenti i nostri alunni
Un bel guaio se ogni volta che si fanno passi in avanti poi se ne fanno cento indietro… Peccato
sr Anna Monia Alfieri resta la persona che in questi ultimi 5 anni ha saputo porre in fila le questioni volando alto sopra ogni colore politico, clericalismo bieco e difesa delle proprie posizioni (come papa Francesco arduo il cfr lo so ma consentitemelo) e riposizionando al centro lo studente con il suo diritto allo studio, la famiglia con la sua responsabilità educativa e non c’è responsabilità senza libertà di scelta; la libertà di scelta dei docenti fra una buona scuola pubblica statale e paritaria … il tutto con passione ma cultura senza mai lagnarsi e proponendo soluzioni concrete come il costo standard di sostenibilità per allievo. Ha richiamato i cittadini e la stampa al loro ruolo di parte attiva della Res-Publica e le Istituzioni alla loro responsabilità. Occorre scienza quando si parla di questi temi. Perchè leggere che la scuola paritaria sarà costretta a ……… perdiamo i ns docenti ……….E’ così chi lo nega? Ma…è questo il cuore della questione?
Il cuore della questione è che la famiglia italiana ha il diritto di scegliere fra una buona scuola pubblica statale e paritaria. Non è una guerra fra scuola statale e paritaria…. Ma una azione per .. la famiglia … la scuola è al servizio… ma d’altronde la lingua batte dove il dente duole.. abbiamo capito cosa sta a cuore all’intervistata che rappresenta una associazione …. Ma siamo in una democrazia…. anche se così non faremo altro che continuare ad incartarci….e a registrare le reazioni come quelle di Maurizio.
Leggendo non mi sembra proprio. Si difendono tutte le paritarie. E se le paritarie chiudono, è proprio il pluralismo a crollare.
Sinceramente, non ha capito quello che ha scritto Cristina, ma che vor dì ?
“L’apprendimento di una classe delle paritarie vale meno di quello di una classe statale?”
Sì, secondo le statistiche OCSE: le scuole private sono complessivamente peggiori di quelle pubbliche ed inclini ad illeciti e discriminazioni.
“È questo il primo paradosso. Con la legge Berlinguer del 2000, le scuole paritarie sono entrate a far parte del sistema pubblico.”
I fondi pubblici devono essere destinati alle scuole pubbliche non a quelle private.
La legge berlinguer è frutto di un compromesso con il vaticano ed è una cosa gravissima in uno Stato indipendente oltre a violare il concordato.
Una scuola privata per definizione non sarà MAI pubblica, non ne rispetta i principi
ed espone i ragazzi ad indottrinamento confessionale.
Uno Stato sano ha bisogno di una scuola libera, forte per formare cittadini con spirito critico e capaci di pensare con la propria testa.
I ragazzi devono crescere senza condizionamenti che solo un contesto pluralista può garantire.
Se l’esito della scuola statale libera e pluralista è il pluralismo che trafila dal tuo, intervento, i risultati si commentano da sé.
Da cosa dici che una legge nasce da un compromesso con il vaticano e non merita di essere applicata?
Bella questa, quindi se una scuola educa e diffonde l’ateismo statalista è pluralista ed aiuta a formare i cittadini con spirito critico, capaci di pensare con la propria testa. Se non è così è oscurantista e retrograda. La logica questa sconosciuta.
Piu’ che di ateismo o religiosita’ della scuola, che volendo sono sempre legate alla religione, il problema e’ che la scuola non si dovrebbe occupare ne’ dell’uno ne’ dell’altra. Li’ ci si va per imparare. Al massimo dovrebbero dare strumenti agli studenti per decidere da soli se una scelta o l’altra e’ quella piu’ adatta a loro. O possono rimanere agnostici e disinteressati all’argomento.
Modi per documentarsi da soli ne esistono gia’ tantissimi all’esterno della scuola, che dovrebbe preoccuparsi di cose importanti per gli studenti.
Se non discuti a scuola delle cose che danno sapore alla vita, cosa insegni?
Si dovrebbe insegnare – oltre ad una infarinata sulle materie comuni per capire quello che si vuole fare per lavoro come gia’ succede -, quello che serve a formarsi come individuo pensante e funzionante, che contribuisce alla societa’.
La definizione di sapore alla vita, e quello che lo compone, e’ una definizione che varia per tutti, non si dovrebbe usare la scuola per fare marketing per organizzazioni a scopo di lucro a caso, visto che si finirebbe per forza ad escludere quello che altri ritengono altrettanto importanti
Certo. Ma allora si rispettano tutte le convinzioni, compresi i cattolici.