Papa: «In Quaresima, il problema di oggi non è il male ma la sonnolenza dei buoni»

Di Benedetta Frigerio
14 Marzo 2011
Lectio divina del Papa alla curia romana: «Per noi “realtà” sono le cose da toccare, i soldi, la mia posizione», mentre «le cose spirituali appaiono un po' dietro la realtà». In realtà «la realtà delle realtà è Dio. Questa realtà invisibile, apparentemente lontana da noi, è la realtà», il vero criterio con cui «giudicare tutto quanto faccio»

Benedetto XVI ha incontrato i sacerdoti del clero romano per incominciare con loro il cammino della Quaresima, indicando come viverla a partire dalla vita di San Paolo.

«Notte e giorno io non ho cessato… di ammonire ciascuno di voi» dice l’Apostolo. Ricordando che Paolo era un lavoratore e che il suo cuore e la sua anima erano per i fedeli della Chiesa, il Papa ha sottolineato che «prete non lo si è a tempo solo parziale... questo essere per gli altri, è una missione che penetra il nostro essere e deve sempre più penetrare». Questo, però, è vero per ogni cristiano. Come l’Apostolo non dobbiamo dominare, ma servire: «Servire vuol dire non fare quanto io mi propongo… vuol dire lasciarmi imporre il peso del Signore, il giogo del Signore… non andare secondo le mie preferenze, ma lasciarmi prendere in servizio per l’altro».

Il Santo Padre ha poi detto che il punto non è «farci vedere, pensare a che cosa diranno di noi sui giornali o altrove, ma che cosa dice Dio». Inoltre san Paolo ci fa vedere che «non si sottrae all’impegno di annunciare la volontà di Dio, anche la volontà scomoda, anche i temi che personalmente non piacciono» perché se «il mondo di oggi è curioso di conoscere tutto, tanto più dovremmo essere curiosi di conoscere la volontà di Dio». Il cristianesimo, però, ha affermato Ratzinger, per sventare ogni equivoco moralista, non è «un pacchetto immenso di cose da imparare».

Infatti, «ultimamente è semplice: Dio si è mostrato in Cristo. Ma entrare in questa semplicità: credere in Dio come si è mostrato in Cristo, è anche la ricchezza della nostra fede… le risposte che dà alle nostre domande, anche le risposte che in un primo momento non ci piacciono e che sono tuttavia la strada della vita… in quanto entriamo in queste cose anche non così piacevoli per noi, cominciamo a capire che è realmente la verità. E la verità è bella. La volontà di Dio è buona, è la bontà stessa». Ma per condurre a termine il compito che Dio ci affida, ha ammonito il Papa, serve ritornare «alla preghiera, alla comunione nel sacramento…. per rinnovare la nostra gioventù spirituale, rinnovare lo zelo, la gioia di poter andare con Cristo fino alla fine, sempre nell’entusiasmo iniziale di essere chiamati dal Signore».

Il Pontefice ha poi parlato della Quaresima come tempo di conversione come cambiamento di mentalità: «Per noi “realtà” sono le cose da toccare, i soldi, la mia posizione, le cose che vediamo al telegiornale», mentre «le cose spirituali appaiono un po’ dietro la realtà». In realtà non sarebbe questa l’essenza del reale, ma «la realtà delle realtà è Dio. Questa realtà invisibile, apparentemente lontana da noi, è la realtà». Questo sarebbe il vero criterio con cui «giudicare tutto quanto faccio» e che cosa «Dio dice su questo». Perché il punto non può essere il vantaggio personale ma la realtà di Dio: «Nella Quaresima, che è cammino di conversione, dobbiamo proprio esercitare ogni anno di nuovo questa inversione del concetto di realtà, cioè che Dio è la realtà, Cristo è la realtà e il criterio del mio agire e del mio pensare».

Il Pontefice ha poi ricordato di vegliare perché «il problema grande del nostro tempo non sono le forze negative», bensì «la sonnolenza dei buoni». Per questo occorre «pregare e meditare la Parola di Dio… cercare di vedere dall’alto, nel criterio di Dio e non secondo le proprie preferenze», per «amare con Dio e per Dio». Infine, il Santo Padre ha concluso ricordando come la Chiesa sia dono di Dio che ci ama, perciò, ha detto, «mi sembra che dobbiamo re-imparare questa gioia» anche se oltre che divina la Chiesa è umana. Per questo anche se «verranno lupi rapaci» e «la Chiesa è sempre minacciata» e anche se ci «saranno sempre difficoltà… non dobbiamo meravigliarci».

Infatti, c’è «sempre erba cattiva nel campo della Chiesa. E’stato sempre così e sempre sarà. Ma dobbiamo essere consapevoli, con gioia, che la verità è più forte della menzogna, l’amore più forte dell’odio». Questo ci permette di capire che inginocchiarsi davanti a Dio non è servitù, ma espressione «della libertà che ci da Dio… Pregare in ginocchio vuol dire adorare la grandezza di Dio nella nostra debolezza, grati che il Signore ci ami proprio nella nostra debolezza».

Articoli correlati

0 commenti

Non ci sono ancora commenti.