
Il Papa: «Solo la misericordia può salvare l’uomo e il mondo. Questo non è buonismo»
Durante l’Angelus di oggi papa Francesco è tornato a parlare della misericordia come cifra distintiva dell’amore di Dio per l’uomo e della croce come vertice supremo dell’esperienza di misericordia. Essa, ha detto papa Francesco «è il giudizio di Dio su di noi e su questo mondo: Dio ci giudica dando la vita per noi, questo atto supremo di giustizia è anche l’atto supremo di misericordia». Infatti, ha detto il Papa, mentre il maligno ci illude che la nostra giustizia sia quella giusta il Signoreueu ci mostra che solo l’amore «riempie le voragini negative che il male apre nel cuore e nella storia».
DIO E’ GIOIOSO. La riflessione del Papa ha preso le mosse dal quindicesimo capitolo del Vangelo di San Luca dove sono contenute tre parabole molto importanti, quella della «pecora smarrita, quella della moneta perduta e quella del figlio prodigo e del figlio che si crede giusto e santo. Tutte e tre queste parabole – ha detto il Papa – parlano della gioia di Dio. Dunque Dio è gioioso, è interessante questo. E qual è la gioia di Dio? È perdonare. È la gioia di un pastore che ritrova la sua pecorella, quella di una donna che ritrova la sua moneta e quella di un padre che riaccoglie a casa il figlio che era perduto, come morto. Qui c’è tutto il Vangelo, tutto il cristianesimo. Guardate che questo non è un sentimento, non è buonismo: la misericorida è la vera forza che può salvare l’uomo. Solo l’amore riempie i vuoti, le voragini negative che il male apre nel cuore e nella storia»
OGNUNO DI NOI E’ LA PECORA SMARRITA. «Ognuno di noi – ha proseguito il pontefice – è quella pecora smarrita, quella moneta perduta, quel figlio che ha sciupato la propria libertà seguendo idoli falsi. Ma Dio non ci dimentica, il padre non ci abbandona mai, è un padre paziente, ci aspetta sempre, rispetta la nostra libertà ma rimane sempre fedele. Quando ritorniamo a Lui ci accoglie come figli nella sua casa, perché non smette mai neppure per un momento di aspettarci con amore. Il Suo cuore è in festa per ogni figlio che ritorna».
QUANDO L’UOMO GIUDICA DIO. «Il pericolo è che noi pretendiamo di essere giusti e giudichiamo gli altri e giudichiamo anche Dio perché pensiamo che dovrebbe giudicare i peccatori, castigarli invece di perdonare. Allora sì che rischiamo di rimanere fuori dalla casa del Padre. Allora sì che rischiamo di rimanere fuori dalla casa del Padre! Come il fratello maggiore della parabola, che invece di essere contento perché suo fratello è tornato, si arrabbia con il padre che lo ha accolto e fa festa. Se nel nostro cuore non c’è la misericordia, la gioia del perdono, non siamo in comunione con Dio, anche se osserviamo tutti i precetti, perché è l’amore che salva, non la sola pratica dei precetti. È l’amore per Dio e per il prossimo che dà compimento a tutti i comandamenti. Questa è la sua gioia: perdonare».
L’ILLUSIONE DEL MALIGNO. «Forse qualcuno ha nel cuore qualcosa di pesante che ha fatto. Lui ti aspetta, lui è padre, sempre ci aspetta. Se noi viviamo secondo la legge occhio per occhio dente per dente non usciamo mai dalla spirale del male. Il maligno è furbo e ci illude che con la giustizia umana possiamo salvarci e salvare il mondo, in verità solo la giustizia di Dio ci può salvare. La Croce è il giudizio di Dio su di noi e su questo mondo: Dio ci giudica dando la vita per noi, questo atto suremo di giustizia è anche l’atto supremo di misericordia. Siate misericordiiosi come il padre vostro è misericordioso». Al termine della riflessione il Papa ha chiesto a tutti di pensare in silenzio a una persona cui si porta rancore e di pregare per diventare misericordiosi.
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1 commento
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anche il cattolico più svogliato tre o quattro volte l’anno si sente dire in una predica : ” tu sei il fratello maggiore ” , ” tu che ti ritieni giusto e migliore degli altri” ecc. e magari mastica un po’ amaro, mugugna, ci pensa su un po’… ma Travaglio, gomez, padellaro, scalfari, flores dei cazzi suoi, e tutto il palasharp, hanno mai sentito rivolto a loro una riflessione del genere? e ancora ci martellano gli zebedei